Italia e Grecia tra sofferenza e ripresa economica
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17 maggio 2016

Barry Ritholtz, esperto di economia per Bloomberg, compie un viaggio in Italia e Grecia, per vedere da vicino come i due paesi stanno reagendo alla crisi economica.

I problemi economici nell’Europa meridionale sono profondi e difficili, ma non irrisolvibili. Alcuni stanno già cominciando ad aggiustarsi. Un esempio emblematico è l’Italia, che è tornata a crescere di nuovo dopo una brutta recessione duratura.

Dopo c’è la Grecia, che sembra avviata a una nuova serie di problemi. Anche se il suo debito rovinoso e la paralizzante disoccupazione sono dei mali economici, le soluzioni (o la mancanza) restano politiche.

Aiuta sempre togliersi dalle luci fluorescenti per una visuale di prima mano di un’economia locale. Ecco quello che ho fatto partecipando a una conferenza e ad altri eventi in Europa meridionale. Quello che segue è ciò che ho sentito e visto.

La Grecia, ovviamente, resta un paese in profonda emergenza finanziaria. Ha il più grande deficit di bilancio d’Europa, al 7,2% del prodotto interno lordo. Paga sul suo debito alcuni dei tassi d’interesse più alti del mondo.

Non è tanto che Porto Rico sia la Grecia d’America, quanto piuttosto la Grecia ad essere il Porto Rico d’Europa; molto credito è stato concesso e su termini favorevoli durante i momenti buoni, ma ora c’è il conto da pagare.

Tragedia greca

La Grecia non è né in grado di ripagare il debito né di fare default attraverso la bancarotta e ripartire da zero. I greci incolpano la Germania dell’incapacità del loro paese di scrollarsi il loro debito di dosso. Hanno ragione, ma la Grecia stessa è ben lontana dall’essere innocente.

Due cose sorprendono in Grecia, una piuttosto è piuttosto deprimente, l’altra piena di promesse. Innanzitutto, dopo sei anni di crisi del debito, è stato fatto ben poco progresso verso le riforme economiche. Il settore privato soffre di una mancanza di crescita; il settore pubblico soffre di una mancanza di gettito fiscale a causa dell’evasione delle tasse endemica aggravata da quella mancanza di crescita.

La seconda è l’energia e l’intraprendenza della classe imprenditoriale del paese. La Grecia dipinta dai suoi detrattori (una nazione di fumatori incalliti e fannulloni che bevono Ouzo) è un cliché che merita una visita alla discarica cittadina. Le persone che ho incontrato, non proprio un vero spaccato, erano intraprendenti, intelligenti ed entusiaste di quello che riserve il futuro, nonostante le molte sfide che il paese che deve affrontare.

Ma finché la crisi del debito della Grecia non viene risolta, il che non è certo facilitato dal suo disfunzionale governo, non si riesce vedere all’orizzonte alcuna fine ai suoi guai economici. Che vuol dite che la Grecia sarà probabilmente un peso sull’economia dell’Europa meridionale nel futuro prossimo.

L’economia greca è in rianimazione

Un paese diviso

L’Italia offre un quadro in qualche modo più positivo. La quarta economia più grande d’Europa (dopo Germania, Regno Unito e Francia e davanti alla Russia) a più di 2,1 mila miliardi di dollari, conta per quasi il 3,5% dell’economia mondiale. E la sua economia sta crescendo di nuovo, anche se il PIL è ancora 250 miliardi di dollari sotto i massimi del 2008.

L’Economia del nord Italia è diversificata e dominata da piccole e medie imprese gestite da vicino, molte di loro concentrate su beni di consumo alla moda e di alta qualità (il sud tende invece ad essere agricolo e dipende dai sussidi del governo), secondo il CIA World Factbook. Questa base commerciale è una fonte di stabilità, ma anche di grossi limiti.

Molte società hanno problemi di successione, bassa produttività e accesso limitato al capitale. Anche se città come Roma e altre destinazioni turistiche stanno avendo la loro fetta di successo, il resto del paese ha poca o nessuna crescita, con il PIL pro capite fermo ai livelli del 1999.

Come la Grecia, l’Italia ha anche una florida economia basata sul contante, per lo più finalizzata a evadere le tasse. Ma non è affatto ai livelli di arte raffinata a cui è in Grecia. Le carte di credito sono benvenute ovunque e non ho visto traccia di commercianti che offrivano sconti in cambio di denaro contante. Le transazioni elettroniche sono il nemico dell’economia sommersa.

Fino al 2006, sia l’Italia che la Grecia avevano un rapporto deficit/PIL di circa il 100%. Dall’inizio della crisi finanziaria, il rapporto è cresciuto in Italia fino a toccare il 130%, mentre quello della Grecia è schizzato al 180%. (Giusto per mettere le cose in prospettiva, la media nell’Unione europea è circa l’87%, mentre negli Stati Uniti è il 104%.)

A un certo punto, il debito diventa un peso per la crescita, come hanno scritto gli economisti Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff nel loro libro, "Questa volta è diverso: Otto secoli di follia finanziaria." La Grecia sembra essere a quel punto. L’Italia? Forse. Lo scopriremo.

Fonte: Bloomberg

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