Oggi la Gran Bretagna terrà un referendum storico per lasciare l’Unione europea, un processo a cui è stato dato il nome di “Brexit”. Ecco tutto quello che bisogna sapere sulla votazione.
Cosa decide la Gran Bretagna?
Il referendum chiede agli elettori se il paese deve “rimanere membro dell’Unione europea” o “lasciare l’Unione europea”.
A cosa si deve un nome così strano?
Il referendum è spesso chiamato Brexit, come una variante dell’etichetta Grexit, inventata durante la crisi del debito greco (la quale, ad ogni modo, non è ancora terminata).
Le ragioni a favore e contro
Quelli che sono a favore del Leave sostengono che l’Unione europea sia cambiata enormemente nel corso degli ultimi quattro decenni, in relazione alle sue dimensioni e alla portata della sua burocrazia, che ha diminuito l’influenza e la sovranità britannica.
Quelli che vogliono restare dicono che un’isola di dimensioni medie deve essere parte di un blocco più grande di paesi che la pensano allo stesso modo per avere influenza e sicurezza nel mondo, e che lasciare l’Ue sarebbe costoso per l’economia.
Chi vuole rimanere e chi vuole andarsene
Il primo ministro David Cameron guida il fronte del “Remain”, e potrebbe perdere il suo posto qualora i suoi sforzi si dimostrassero inutili. Dietro di lui sta la maggior parte del governo conservatore sotto la sua guida, il Partito Laburista, i Liberal Democratici e il Partito Nazionale Scozzese, che è fortemente pro-Europa.
La maggior parte degli economisti indipendenti e i grandi business sono a favore della permanenza all’interno dell’Ue, così come i capi più recenti dei servizi dell’intelligence britannica. Anche il presidente Obama, la cancelliera Angela Merkel della Germania e il presidente Xi Jinping della Cina vogliono la Gran Bretagna resti nell’Unione.
Il campo del “Leave” è guidato da Micheal Gove, il ministro della giustizia, e Boris Johnson, ex sindaco di Londra. Quasi metà dei membri del Partito Conservatore in Parlamento sono a favore dell’abbandono dell’Ue, così come i membri dell’U.K. Independence Party, o UKIP, e il suo leader, Nigel Farage. I loro temi principali sono sovranità e immigrazione.
All’estero, la leader del Fronte Nazionale francese, Marine Le Pen, è a favore del Brexit, così come altri partiti anti-Europa in Germania, Olanda e altrove.
Cosa prevedono sondaggi e bookmakers?
Nel corso della campagna, le probabilità contro “Brexit” si sono gradualmente ridotte, per poi crescere di nuovo. Secondo Betfair, un centro scommesse, il fronte “Remain” ha il 73% di possibilità di vittoria.
Qual è la storia?
L’Unione europea ebbe inizio nel 1951 come Comunità europea del carbone e dell'acciaio, un tentativo da parte di sei nazioni di guarire dalle spaccature della Seconda guerra mondiale attraverso il mercato esente da dazi doganali. Nel 1957, il Trattato di Roma creò la Comunità Economica Europea o mercato comune.
La Gran Bretagna provò a unirsi più tardi, ma il presidente francese Charles de Gaulle pose il veto nel 1963 e nel 1967. La Gran Bretagna infine riuscì a unirsi al blocco nel 1973.
C’è mai stato un voto simile prima d’ora?
Sì. Nel 1975 venne tenuto un referendum, due anni dopo che la Gran Bretagna si era unita alla Comunità Economica Europea, per decidere se dovesse restare o no. Più del 67% degli elettori britannici votò in favore.
Che impatto avrebbe la Brexit sull’economia britannica?
Questa è una domanda essenziale e che divide. L’effetto economico di un’uscita dipenderebbe sul tipo di accordo negoziato, specialmente se la Gran Bretagna avrà accesso al mercato unico per il commercio senza dazi doganali e i servizi finanziari. Ma ciò richiederebbe probabilmente accettare la libertà di movimento e lavoro per i cittadini dell’Unione europea, che è uno dei motivi principali per cui il campo del “Leave” vuole cancellare l’adesione al blocco.
La maggior parte degli economisti sono a favore della permanenza dell’Ue e dicono che un’uscita taglierebbe la crescita, indebolirebbe la sterlina e danneggerebbe la City di Londra, il centro della finanza britannica. Anche gli economisti che sono a favoro del Brexit dicono che ci sarebbero conseguenze a breve e medio termine, anche se affermano comunque che la Gran Bretagna starà meglio entro il 2030.
Perché ora?
Tutto questo ha a che fare con un dibattito che dura da decenni all’interno del Partito Conservatore al governo. Una minoranza rumorosa che vuole lasciare l’Unione europea sin dai tempi di Margaret Thatcher. Quella minoranza è cresciuta all’interno dell’opposizione durante gli anni di Tony Blair, e per i candidati Tory le idee sull’Europa sono diventati una prova del nove, perché i conservatori dei ceti popolari tendono a preferire un’uscita da parte della Gran Bretagna.
Per pacificare il suo partito e indebolire l’UKIP, Cameron ha promesso di tenere il referendum qualora fosse rieletto primo ministro. Adesso quasi metà dei deputati Tory del Parlamento, tra cui sei ministri del governo, sono a favore dell’abbandono del blocco.
Chi sta votando?
I cittadini britannici dai 18 anni in su possono votare, così come i cittadini all’estero che si sono registrati per votare in patria negli ultimi 15 anni. Possono votare anche i residenti britannici che sono cittadini irlandesi o del Commonwealth, che consiste di 53 nazioni, tra Australia, Canada, India e Sudafrica.
A differenza delle elezioni generali, i membri della Camera dei Lord possono votare, così come i cittadini del Commonwealth citizens in Gibilterra, un territorio britannico d’oltremare. I cittadini dell’Unione europea che vivono in Gran Bretagna non possono votare, a meno che non siano cittadini di Cipro, Irlanda o Malta.
Questo voto è definitivo?
Sì, almeno per quanto riguarda il futuro immediato. Se i cittadini britannici votano a favore del Leave, ci sarà un negoziato di due anni con l’Unione europea sui termini del divorzio, che difficilmente saranni amichevoli.
La trattativa deciderà la relazione della Gran Bretagna con il blocco. I problemi principali riguarderanno gli scambi commerciali. Se la Gran Bretagna vuole rimanere nel mercato comune dell’Unione europea - la zona di libero scambio più grande al mondo, con 500 milioni di persone - Bruxelles chiederà un prezzo salato, in particolare per scoraggiare gli altri paesi, qualora volessero lasciare l’Unione anche loro.