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05 luglio 2018

Malta approva il primo quadro giuridico al mondo per le società che si basano sulla tecnologia blockchain e del registro distribuito.

Ieri sera il Parlamento maltese ha approvato ufficialmente la terza e finale lettura dell’Innovative Technology Arrangements and Services Bill, un complesso di tre disegni di legge sull’industria blockchain: il Malta Digital Innovation Authority Act, l’Innovative Technological Arrangement and Services Act e il Virtual Financial Asset Act.

Questo sviluppo segna quindi il termine dell’iter parlamentare del Bill, che fa quindi di Malta il primo paese al mondo dotato di un quadro normativo completo relativo alle società che si basano sulla tecnologia blockchain, alla nuova asset class delle criptovalute, alle Ico e ai fornitori di servizi in questo settore.

Il primo ministro Joseph Muscat aveva già annunciato l’approvazione delle tre leggi alla Camera di Commercio di Malta in occasione della conferenza stampa tenutasi ieri mattina per il lancio di EURS, token della startup STASIS che traccia l’euro in rapporto 1:1 e adesso disponibile sull’exchange inglese DSX.

L’evento è stato trasmesso in streaming qui.

Vi hanno preso parte anche Silvio Schembri, ministro responsabile per i servizi finanziari, l’economia digitale e l’innovazione, Gregory Klumov, ceo e fondatore di STASIS e James Farrugia, socio dello studio legale Ganado.

STASIS rilascia un token agganciato all’euro

Malta punta a diventare una “Blockchain Island”, ovvero un polo d’attrazione per le aziende affermate, le startup e gli investitori che si muovono nell’ecosistema del registro distribuito e delle criptovalute. “Questa tecnologia andrà a integrare il nostro settore finanziario, specialmente attraverso il fintech”, ha affermato Muscat.

Secondo Klumov, la nascita della blockchain è paragonabile all’avvento delle ferrovie e delle automobili: “tecnologie complesse inizialmente difficili da comprendere per la maggior parte delle persone”, ma tutte quante dotate di un impatto dirompente e rivoluzionario nella vita di tutti i giorni.

Va detto comunque che sull’isola vengono fatti progressi anche da questo punto di vista, come dimostra per esempio il lavoro del Blockchain Research Group, gruppo multidisciplinare che si occupa di vari aspetti legati all’educazione e alla ricerca nell’ambito della blockchain e della DLT (Distributed Ledger Technology).

“Organizziamo lezioni ed eventi per avvicinare il grande pubblico al funzionamento della blockchain, degli smart contract e dell’Internet of Things, oltre a sfatare alcuni miti”, dice il dottor Joshua Ellul, uno dei responsabili del progetto e docente presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Malta.

E a quanto pare l’esperienza maltese non è seguita con attenzione solo da addetti ai lavori e società fintech, ma si propone di essere un esempio per gli altri stati membri dell’Unione europea.

“Stiamo riscontrando un grande interesse da parte di diversi paesi, tra cui la Francia”, ha rivelato il ministro Schembri, aggiungendo che “nove mesi fa la sensazione generale era che si volessero vietare le criptovalute”, mentre adesso il discorso sembra essersi spostato “dal ban alla regolamentazione”.

Ad ogni modo ostacoli e criticità non sono stati eliminati del tutto. Dallo scorso novembre diverse banche locali si rifiutano di offrire i loro servizi ai clienti che vogliono comprare criptovalute, per esempio attraverso un exchange. Tra gli istituti con questa posizione figura pure Bank of Valletta, la maggiore banca del paese. BoV, che conta il governo come azionista di maggioranza, ha motivato la sua scelta citando la sua “propensione al rischio, le direttive regolamentari e le esigenze della propria rete di banche corrispondenti”.

E infatti, prima della recente approvazione del disegno di legge sulla blockchain, diverse aziende del settore hanno parlato lungamente delle difficoltà incontrate per aprire un conto bancario in loco sulla Blockchain Island, che aspetta con trepidazione l’apertura di nuovi uffici di exchange di criptovalute di primo piano come Binance e OKEx.

La situazione è ancora in evoluzione, dice lo stesso Schembri, che sostiene di comprendere le necessità delle banche, soprattutto in materia di controlli e protezione dei clienti. Un dialogo è stato avviato ma l’esito finale sembra già inevitabile, secondo il ministro.

“Le banche possono resistere solo fino a un certo punto. Tu non puoi fermare la tecnologia, puoi abbracciarla oppure sarà lei a comandarti”, ha detto Schembri.

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