Sharia e criptovalute possono coesistere? È dibattito all’interno dell’Islam
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09 aprile 2018

Gli esperti di finanza islamica si interrogano sull’aderenza della natura delle criptovalute.

I migliori studiosi di finanza islamica del mondo si stanno interrogando sulla natura delle criptovalute nel tentativo di chiarire se questi strumenti finanziari possano essere considerati conformi alla sharia.

La questione cruciale è determinare se le criptovalute rientrino nella cosiddetta categoria “ribawi”, che include materie prime come oro e argento che dovrebbero essere scambiate in egual misura e con trasferimento immediato del possesso, altrimenti le transazioni possono comportare riba o usura, un divieto importante nell’Islam.

La questione è all’ordine del giorno della 16esima conferenza annuale dell’Accounting and Auditing Organisation for Islamic Financial Institutions (AAOIFI), che si tiene questa settimana in Bahrein.

Alla luce del rapido sviluppo della tecnologia finanziaria, gli studiosi devono rivedere i concetti di finanza islamica e la loro evoluzione nel tempo, ha affermato Ebrahim Bin Khalifa Al Khalifa, presidente del consiglio di amministrazione dell’AAOIFI, nelle sue osservazioni di apertura alla conferenza:

“Si fa riferimento in particolare alla riba (usura) nelle criptovalute, come il bitcoin. Oggi la discussione è aperta per affrontare questa recente svolta nella sfera monetaria da una prospettiva conforme alla sharia”.

L’AAOIFI emette principalmente standard contabili e di sharia per le istituzioni finanziarie islamiche, ma non ha rivelato alcun piano in merito a delle linee guida sulle criptovalute. La questione dell’ammissibilità religiosa potrebbe aiutare a determinare se le società finanziarie islamiche possono investire in criptovalute.

Fonte: Reuters

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