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L’ex capo dell’Fbi, James Comey, è stato chiamato a testimoniare davanti alla Commissione Intelligence del Senato statunitense. Il 9 maggio Donald Trump lo ha licenziato dalla guida Bureau, scatenando un caso politico negli Stati Uniti, e dopo è arrivato a criticarlo duramente definendolo“un esibizionista” e “uno spaccone”.

Russiagate e Micheal Flynn

“Non c’è alcun dubbio che la Russia abbia interferito nelle elezioni americane” ha detto Comey, che però aggiunge di essere sicuro che i risultati delle elezioni non sono stati alterati. Comey ha detto che l’Fbi è venuta a conoscenza dei primi cyberattacchi russi alla fine dell’estate 2015 e che questi fanno parte di una strategia di lungo periodo.

Inoltre Comey ha aggiunto che né Trump né un altro membro della sua amministrazione gli ha mai chiesto di fermare le indagini riguardanti il cosiddetto Russiagate, ma solo di “lasciar correre” (“Spero che potrai lasciar correre” avrebbe detto Trump) sull’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, che si era incontrato con degli ufficiali russi prima dell’insediamento del nuovogoverno. Comey dice di averlo interpretato come un ordine e che non ha avuto la prontezza di rispondere a Trump che stava sbagliando. Comey dice che non sta a lui stabilire se il presidente USA ha provato a ostruire la giustizia.

Comey non ha voluto rivelare se ritiene che Trump abbia collaborato con gli hacker russi dursnte la campagna elettorale. L’ex capo del Bureau dice che il suo licenziamento ha a che fare con le indagini sul Russiagate.

I rapporti con Donald Trump

Il 27 gennaio Donald Trump e James Comey hanno cenato insieme e Comey ritiene che allora il presidente stava provando a costruire un rapporto basato sulla fedeltà, quando gli ha chiesto se voleva rimanere direttore dell’agenzia di intelligence. Comey dice che il suo istinto gli suggeriva che Trump volesse qualcosa in cambio della sua permanenza a guida dell’Fbi.

Comey ha detto di aver iniziato ad annotare le sue conversazioni con Trump, in quanto era “preoccupato che potesse mentire sulla natura dei nostri incontri”. Al contempo ha aggiunto di non aver mai sentito la necessità di fare lo stesso con i Presidenti Bush e Obama.

Comey ha detto di aver chiesto a un amico (Daniel Richman, professore di Legge alla Columbia University) di passare alla stampa i contenuti delle sue annotazioni riguardanti le conversazioni con Trump. Inoltre ha sottolineato che secondo lui Trump e la sua amministrazione hanno diffamato lui quanto l’Fbi.

Corrado Nizza

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