L'opposizione siriana alle prese con i colloqui di pace a Ginevra
AP
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La priorità della delegazione siriana è la fine del terrorismo.

Lunedì 1 febbraio inizieranno a Ginevra i colloqui di pace sulla guerra in Siria, che vedranno rappresentanti di governo e opposizione negoziare indirettamente ai tavoli presieduti dall'ONU. L'incontro si tiene a seguito di un tentativo di boicotaggio da parte degli oppositori del presidente Bashar al-Assad, che in un primo momento avevano annuncianto di non partecipare.

Offuscati dai bombardamenti dello Stato Islamico che hanno ucciso a Damasco 45 persone questa domenica, i negoziati vedranno le parti più che mai ferme sulle loro posizioni. "Se c'è una priorità, è quella di combattere il terrorismo", ha detto ai giornalisti Bashar Jaafari, capo dei negoziatori in Siria e ambasciatore delle Nazioni Unite, parlando delle forze d'opposizione.

Il Comitato per gli Alti Negoziati, ovvero il principale gruppo di opposizione al regime siriano, ha chiesto la fine dei raid russi in supporto di Assad, lo stop degli assalti del governo alle aree civili e degli assedi alle città controllate da ribelli e il rilascio dei prigionieri.

Gli Stati Uniti e le nazioni europee hanno espresso sollievo alla notizia della decisione dell'opposizione di partecipare ai negoziati, il che potrebbe segnare lo sforzo più importante finora per raggiungere la fine del conflitto.

Incontro disastroso

I media arabi riferiscono di un recente incontro tra il segretario di Stato USA Kerry e uno dei leader dell'opposizione siriana, Riad Hijab, definito "disastroso" dagli ufficiali siriani presenti, secondo cui i diplomatici americani hanno messo sotto pressione l'opposizione, aggiungendo che Assad avrebbe avuto il diritto di candidarsi alla future elezioni.

Al Hayat, una rivista saudita con base a Londra, ha accusato Kerry di prendere le parti del governo di Assad. USA ed Europa si concentrano solo su crisi dei rifugiati e minacce terroristiche, ha detto la rivista.

Anche se già dal giugno 2012 le maggiori potenze in campo si sono trovate d'accordo sul dare pieni poteri esecutivi a un governo di transizione, Assad non sembra pronto a offrire all'opposizione più di un ruolo limitato.

Il destino Assad

Qadri Jamil, ex vice primo ministro e ora leader dell'opposizione vicino a Mosca, ha detto che le richieste di un'uscita di scena di Assad non aiuteranno a trovare un punto d'intesa. Durante un'intervista a Ginevra ha detto:

"È prematuro discutere del destino di Assad: se forziamo la sua uscita, lo stato crollerà".

Nel frattempo gli Stati Uniti continuano a chiedere alla Russia di usare la sua influenza sul governo Assad per assicurare accesso immediato agli aiuti umanitari, specialmente nelle aree sotto assedio. Le Nazioni Unite ritengono che oltre 486 .000 persone vivano in queste aree: 264.000 sotto controllo delle forze di governo, 200.000 sotto quelle dello Stato Islamico e oltre 12.000 sotto altri gruppi.

Salem al-Muslet, portavoce per il Comitato per gli Alti Negoziati ha detto a una coferenza stampa questa domenica:

"Non sarà possibile combattere il terrorismo senza la fine degli attacchi da parte della Russia. In Siria la Russia ha combattuto di tutto tranne il terrorisimo".

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