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Joshua Ellul, docente presso il dipartimento d’informatica e direttore del Centre for Distributed Ledger Technologies dell’Università di Malta, è stato uno degli esperti invitati al Malta Blockchain Summit, tenutosi la scorsa settimana, durante il quale ha parlato della blockchain e dell’integrazione di questa tecnologia con l’Internet of Things. Recentemente nominato presidente non esecutivo della Malta Digital Innovation Authority, Ellul ha discusso con ihodl.com della Blockchain of Things, della regolamentazione delle nuove tecnologie, dei casi d’uso per la decentralizzazione e del suo lavoro con il Blockchain Research Group.

Qual è la missione della Malta Digital Innovation Authority?

La MDIA istituisce un regime che fornisce garanzie nell’ambito delle tecnologicie innovative. Il quadro attuale si concentra su DLT e contratti intelligenti, ma esaminerà anche altre tecnologie emergenti che richiedono garanzie analoghe.

Al momento ci sono diverse sfaccettature. Una comprende l’approvazione degli auditor del sistema. La MDIA attuerà i controlli necessari per fornire le garanzie riguardanti gli auditor di sistema e gli esperti in materia.

Successivamente, i richiedenti possono utilizzare un auditor di sistema per effettuare una revisione richieste sul loro accordo tecnologico. Si tratta di un processo volontario. Tuttavia, altre autorità possono ritenere che tale audit sia necessario.

Qual è il suo ruolo in questa organizzazione?

Attualmente sto agendo in qualità di presidente non esecutivo. Devo ancora ricevere l’approvazione della nomina da una commissione.

Il processo di controllo della MDIA scenderà fino a raggiungere il livello di codice?

Esatto. L’auditor del sistema deve effettuare i controlli necessari e, sulla base dei risultati, dei test e dei processi, fornire la sua opinione che il codice soddisfa le funzionalità specificate descritte. E, per poter giungere a tale conclusione, ha bisogno di costruire un team di esperti in materia in grado di effettuare i controlli necessari.

La MDIA ha già presentato alcune linee guida. Ritiene che verranno ampliate?

Si tratta di un settore emergente. L’attuale serie di linee guida è ciò che ci è stato messo insieme sulla base di discussioni e consultazioni pubbliche. Ora, man mano che riceviamo le domande, potremmo ritenere necessario aggiornare le linee guida per rispondere a un ambiente così veloce. Prevediamo quindi che le linee guida emergeranno nel tempo e dobbiamo essere dinamici come autorità, facilitando al contempo le imprese del settore.

Può spiegarci il concetto della Blockchain of Things?

L’Internet of Things si occupa dell’integrazione dei dispositivi computazionali nel mondo reale. E non necessariamente di dispositivi che usiamo attivamente; potrebbero anche operare sullo sfondo. Come ad esempio nel caso delle smart home, nelle macchine, nella gestione della suppy chain. Potrebbero esserci dei dispositivi che in realtà non vediamo.

Ora, la blockchain e gli smart contract offrono delle procedure automatizzate verificabili, provvedendo alle garanzie richieste.

L’idea dietro la Blockchain of Things o le Blockchain of Things è quella di integrare l’internet of things con la blockchain allo scopo di arrivare a processi digitali nel mondo reale che siano verificabili, automatizzati e che possano fornire queste garanzie.

Ci sono una serie di sfide lungo il percorso, ma l’idea è questa.

Lei e il Blockchain Research Group avete organizzato diversi eventi in cui il pubblico generale è stato introdotto alla blockchain. Che tipo di feedback e domande ricevete generalmente dagli spettatori?

Per prima cosa, durante le conferenze in cui generalmente presentiamo la blockchain, non scendiamo nei dettagli mostrando come funziona la tecnologia. Ciò che facciamo è spiegare cosa la blockchain e i DLT significano per l’individuo: si tratta di decentralizzazione, di rimuovere ogni autorità centrale e di decentralizzare il sistema. Un’altra potenziale strada per i DLT è quella di infondere fiducia in settori in cui non vi è un’autorità centrale.

La maggior parte delle domande che riceviamo riguardano la disambiguazione. Le persone non sono certe della terminologia. “La blockchain è il bitcoin?” e domande così. C’è molta disinformazione.

Penso che sia fondamentale che le persone inizino a diffondere i concetti base, piuttosto che cercare di far colpo sugli altri concentrandosi sul funzionamento della tecnologia. Lasciate la tecnologia ai tecnici. Quando parliamo, per esempio via e-mail, quante persone sanno realmente che esiste il protocollo TCP/IP? O il protocollo SMTP? A molte persone non importa e infatti non hanno motivo di preoccuparsene. Dobbiamo quindi concentrarci e istruire gli utenti fornendo dettagli che possano realmente essere loro utili.

Ci sono anche molte critiche nei confronti della blockchain. Alcuni dicono che è troppo lenta per un proprio tornaconto, mentre altri la considerano alla stregua di una banca dati troppo osannata. In quanto sostenitore della tecnologia, come risponde a questo genere di critiche?

Inizierei dicendo che prima di proporre la blockchain per un caso d’uso particolare, dobbiamo assicurarci che tale caso d’uso faccia un utilizzo adeguato della blockchain. Di conseguenza, se vi è un caso per la decentralizzazione di un’autorità centrale o per infondere fiducia in un settore in cui non è possibile avere un’autorità centrale, dovremmo considerare l’utilizzo della blockchain.

Se non rientriamo in questo caso, allora dovremmo decisamente evitare di usare la blockchain.

Penso che questo sia un messaggio importante che gli altri, che magari si fanno sentire di più e non fanno altro che dire “dovremmo usare la blockchain per qualsiasi cosa”, dovrebbero iniziare a considerare.

“Quello che mi entusiasma di più è l’abilità di collegare molti progetti decentralizzati in una rete decentralizzata fatta di reti decentralizzate – un ecosistema di ecosistemi”, ha dichiarato il robot umanoide Sophia durante il suo discorso al Malta Blockchain Summit. Si tratterebbe di un grande traguardo dal punto di vista tecnologico, ma allo stesso tempo stiamo parlando di macchine, che teoricamente non controlla nessuno, che interagiscono all’interno di un ecosistema che a sua volta non viene controllato. Dovremmo essere semplicemente felici di tutto ciò?

No, e sebbene siano delle aree di studio da approfondire, dovremmo sicuramente adottare un approccio moderato e preoccuparci dell’esistenza di questi problemi. Nella giornata di ieri, Malta ha annunciato che inizierà a esaminarli.

Attualmente, quello che stiamo facendo è regolamentare la tecnologia. Utilizziamo la tecnologia anche per contribuire alla regolamentazione. Pensando al futuro, dovremmo anche noi prendere in considerazione l’idea che un giorno la tecnologia potrebbe essere parte della regolamentazione? E se la tecnologia diventa regolamentazione, può forse aiutarci a controllare forse l’intelligenza artificiale e i robot del futuro, dovendo rispettare tale regolamentazione basata sulla tecnologia?

Quindi sì, questo è un settore che desta preoccupazione e dovremmo sicuramente esaminarlo con attenzione.

Ha inoltre lanciato un corso sulla Blockchain con l’Università di Malta, è esatto? Come sta andando la preparazione?

Il corso sarà multidisciplinare e consentirà alle persone di portare il proprio bagaglio di competenze professionali e di ottenere una conoscenza avanzata della blockchain e del DLT nei loro ambiti specifici e di venire introdotti agli ambiti di supporto. Tale programma differisce da molti altri programmi in tutto il mondo per via della sua natura multidisciplinare: mentre molti di questi si concentrano unicamente sull’aspetto della valuta digitale o sull’implementazione della tecnologia, noi riteniamo che questo ecosistema richieda discipline diverse per potere comunicare in maniera più efficiente.

Per quel che riguarda la preparazione, abbiamo proposto il programma all’università e quest’ultima lo esaminerà nei prossimi mesi. Da inizio 2019 fino a metà anno, apriremo le iscrizioni al programma e lo faremo partire nel mese di ottobre. La preparazione sta andando bene e, sebbene non possa rivelare molto in merito ai contenuti effettivi prima di ottenere la totale approvazione dalla struttura dell’università, stiamo ricevendo un riscontro sorprendente, sia da studenti locali che stranieri.

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