Il Cremlino crede veramente che la Clinton voglia iniziare una guerra con la Russia
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Un americano tra i massimi esponenti degli organi che si occupano di politica estera a Mosca ci spiega perché Putin e i suoi cadetti stiano appoggiando Trump.

Se Hillary Clinton verrà eletta presidente, il mondo ricorderà il 25 agosto come il giorno in cui è iniziata la seconda guerra fredda.

In un discorso del mese scorso su Donald Trump, la Clinton ha definito il presidente russo Vladimir Putin il padrino del nazionalismo di estrema destra. Per gli studiosi di politica russa, quelli non erano epiteti casuali. Due anni prima, nel suo più famoso discorso della sua carriera, Putin aveva accusato l'Occidente di appoggiare un attacco armato del potere in Ucraina organizzato da “estremisti, e nazionalisti destra”. La Clinton quindi non ha soltanto insultato il presidente russo, ma lo ha bensì ripagato con le sue stesse parole.

Peggio ancora, erano parole in origine dirette a neonazisti. A Mosca, i commenti della Clinton questo sono stati visti come un confronto tra Putin e Hitler. Queste parole hanno rivelato un elemento di inimicizia personale in un rapporto già teso e, cosa ancora più importante, hanno dipinto Putin come il rappresentante di una ideologia che è fondamentalmente opposta a quella degli Stati Uniti.

Anche se le relazioni tra la Russia e l'Occidente sono affondate a nuovi minimi storici dopo la rivoluzione del 2014 in Ucraina, il Cremlino ha da sempre sostenuto che una seconda guerra fredda è impossibile. Questo perché, dicono i Russi, anche se ci possono essere delle differenze sul modo di vedere il destino di Donetsk, non c'è più una lotta ideologica fondamentale che divide est e ovest. Alle orecchie dei Russi la Clinton sembra aver deciso di fornire l'ingrediente mancante per l' inimicizia bipolare, dipingendo Mosca come l'avanguardia del razzismo, dell'intolleranza, e della misoginia agli occhi di tutto il mondo.

La nazione che la Clinton ha descritto è irriconoscibile ai suoi cittadini. Anti-femminista? Il governo di Putin offre alle madri che lavorano ben tre anni di congedo familiare sovvenzionato. Intollerante? Il presidente ha partecipato personalmente all'apertura della più grande moschea di Mosca. Razzista? Putin promuove ed elogia continuamente la diversità etnica della Russia. Per i Russi, è ora chiaro che la Clinton sta preparando un terreno per le ostilità.

Il Cremlino crede veramente che la Clinton voglia iniziare una guerra con la Russia
Maxim Zmeyev/Reuters

E' stato difficile trovare una spiegazione più confortante per il comportamento della Clinton: il mio compito è fallito. Io, in quanto unico ricercatore occidentale presso l'istituto russo del Ministero degli Esteri, avevo il dovere di rendere più digeribili le parole del candidato americano. Per chi non lo sapesse, il MGIMO è l'istituto gioiello della corona e della fiducia per la sicurezza nazionale del cervello della Russia, soprannominato da Henry Kissinger l'istituto "Harvard della Russia."

In pratica, l'istituto è più simile a un ibrido tra il West Point e la School of Foreign Service della Georgetown: il MGIMO prepara l'elite del corpo diplomatico della Russia e ospita gruppi di esperti più influenti del paese. Non c'è punto di osservazione migliore per valutare la percezione di Mosca di una potenziale amministrazione Hillary Clinton.

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Cerchiamo di non usare mezzi termini: Mosca percepisce l'ex segretario di stato come una minaccia esistenziale. Gli esperti di politica estera russa con cui ho parlato non mostrano nemmeno un riluttante rispetto per la Clinton. Il capitolo più dannoso del suo mandato è stato l'intervento della Nato in Libia, che la Russia avrebbe potuto impedire con il suo veto nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Mosca aveva permesso alla missione di andare avanti soltanto perché Hillary Clinton aveva promesso che una no-fly zone non sarebbe stato utilizzato come copertura per un cambiamento di regime.

I leader russi sono andati comprensibilmente su tutte le furie, quando, non solo è stato l'ex presidente libico Muammar al-Gheddafi è stato spodestato, ma una registrazione su cellulare dei suoi ultimi momenti hanno rivelato che i ribelli sostenuti degli Stati Uniti lo avevano sodomizzato con una baionetta. E si sono ancora di più infuriati dopo aver appreso la risposta videoregistrata della Clinton riguardante la stessa notizia: "Siamo venuti, abbiamo visto, è morto", aveva detto il segretario di Stato americano prima di scoppiare in una risata, consolidando la sua reputazione di guerrafondaia nei confronti di Mosca..

Quando si è candidata, la Clinton ha dato a Mosca un déjà vu quando ha chiesto, ancora una volta, un zona umanitaria no-fly in Medio Oriente - questa volta in Siria. Gli analisti russi ritengono all'unanimità che questo è un altro pretesto per un cambio di regime. Putin è determinato a impedire che il presidente siriano Bashar al-Assad vada incontro alla stessa sorte di Gheddafi, e questo è il motivo per cui Putin ha implementato in Siria la forza aerea, marittima e le forze speciali russe per eliminare gli insorti anti-Assad, molti dei quali hanno ricevuto una formazione e le attrezzature dagli Stati Uniti.

Date le continue operazioni dei Russi, un "no-fly zone" è un eufemismo gentile per abbattere gli aerei della Russia, a meno che non atterrino da soli. LA Clinton è a conoscenza di questo fatto. Quando in un dibattito le è stato chiesto se avrebbe abbattuto gli aerei russi, lei ha risposto: "Io non credo che si arriverà a questo". In altre parole, spingendo Putin in un angolo, è fiduciosa che poi lui si tirerà indietro prima che gli Stati Uniti possano iniziare una guerra di tiro con la Russia.

Questo è un presupposto discutibile; la posta in gioco è molto più alta per Mosca di quanto lo sia per la Casa Bianca. La Siria è stata a lungo l'alleato più forte della Russia in Medio Oriente, e ospita la sua unica base militare al di fuori dell'ex Unione Sovietica. Ora che le relazioni con la Turchia si sono logorate, il presidio navale di Tartus ha un forte valore strategico più che mai, perché consente alla Flotta del Mar Nero della Russia di operare nel Mediterraneo senza transitare attraverso gli stretti turchi.

Due settimane fa, Putin ha raddoppiato il suo impegno per la Siria, conducendo attacchi aerei con bombardieri strategici da una base nel nord-ovest dell'Iran, un privilegio per il quale la Russia ha pagato un significativo capitale diplomatico. Essendo arrivati ​​a questo punto, non vi è alcuno scenario concepibile in cui Mosca rinunci e consenta alle forze anti-Assad di prendersi Damasco.

Hillary Clinton ha il suo giustificato minaccioso attacco nei confronti della forza aerea russa dicendo che "ci dà un po' di potere nelle nostre conversazioni con la Russia." Questo suona sospettosamente come la "teoria del pazzo" formulata dall'ex presidente Richard Nixon, che aveva cercato di massimizzare la sua influenza convincendo i sovietici che era abbastanza pazzo per iniziare una guerra mondiale. I bluff di Nixon furono un fallimento: anche quando invase la Cambogia, Mosca non mise mai in dubbio la sua sanità mentale. Oggi gli analisti russi non hanno la stessa fiducia nella stabilità mentale della Clinton.

Il suo temperamento è diventato leggendario a Mosca quando ha violato il protocollo diplomatico scatenando una tempesta dopo un incontro con il ministro degli Esteri Sergei Lavrov pochi istanti dopo lo scambio di convenevoli. E la percezione che lei sia instabile è stata aggravata dalle notizie che la Clinton beva pesantemente, accuse che portano un peso particolare in un paese che accusa l'alcolismo per i molti fallimenti di Boris Eltsin.

Le differenze culturali sul decoro hanno reso la situazione peggiore. In Russia, dove persino sorridere ad uno sconosciuto per strada è considerato un segno di malattia mentale, ci si aspetta dai leader un'immagine di calma serafica. Sotto quest'ottica la Clinton ha mostrato di avere quello che sembra essere un “disturbo del comportamento” durante la campagna elettorale: abbaia come un cane, ondeggia la testa, e fa facce esagerate. (Giusto per essere chiari, a mio avviso questi non sono veri e propri segni di decadimento cognitivo, è solo che molti li percepiscono in quel modo a Mosca.)

Un altro fattore che disturba gli analisti russi è il fatto che, a differenza dei falchi precedenti come John McCain, la Clinton è un Democratico. Attualmente, l'unica speranza di riavvicinamento con la Russia è l'avversario della Clinton, Donald Trump. Se lei lo sconfiggerà, avrà mano libera per intraprendere quell'azione aggressiva contro la Russia che i falchi repubblicani hanno tradizionalmente evitato.

Mosca preferisce Trump non perché lo considera facilmente manipolabile, ma perché la sua agenda di "l'America al primo posto" coincide con il suo punto di vista delle relazioni internazionali. La Russia cerca un ritorno al diritto internazionale classico, in cui si afferma la negoziazione tra loro sulla base di interessi personali reciprocamente comprensibili e incontaminati dall'ideologia. Per Mosca, solo la prevedibilità della realpolitik può fornire la coerenza e la stabilità necessarie per una pace duratura.

Ad esempio, la situazione attuale dimostra che Crimea è, difatti, diventata parte della Russia. Riconoscere ufficialmente questo fatto è la moneta di scambio più potente che il futuro presidente americano possa utilizzare nei futuri negoziati con la Russia. Ma Clinton ha subito criticato e attaccato Trump quando questo ha messo tale opzione sul tavolo delle discussioni. Per ragioni ideologiche, la Clinton preferisce fingere che Crimea un giorno tornerà all'Ucraina, anche se nel frattempo Mosca sta costruendo un ponte da 4000000000 $ che collegherà la penisola al continente russo.

Il Cremlino crede veramente che la Clinton voglia iniziare una guerra con la Russia
AP Photo/Evan Vucci

Mosca ritiene che la Crimea e altri punti di tensione bipolare evaporeranno se l'America sceglierà un leader che guarderà solo agli interessi della nazione americana e sosterrà Assad contro lo Stato islamico seppur questo è di contrasto con la NATO. La Russia rispetta Trump perchè egli ha preso queste posizioni realiste di propria iniziativa, anche se non sono politicamente convenienti.

Nella Clinton vedono esattamente l'opposto: un ideologo progressivo che ostinatamente aderisce a posizioni morali indipendentemente dalle loro conseguenze. La Clinton ha anche legami finanziari con George Soros, le cui Open Society Foundations sono considerate la principale minaccia per la stabilità interna della Russia, in base al loro presunto coinvolgimento con le precedenti "Rivoluzioni colorate" dell'Europa Orientale.

L'apparato di sicurezza della Russia è certo che Soros aspiri a rovesciare il governo di Putin con gli stessi metodi con cui ha rovesciato il presidente Viktor Yanukovich in Ucraina: proteste di massa segretamente orchestrate che nascondono provocatori armati. L'unica domanda che si pone il Cremlino è se la Clinton sia abbastanza incosciente da eseguire tali piani.

Putin ha condannato gli Stati Uniti per essersi infiltrati in un'operazione simile nel 2011, quando l'allora Segretario di Stato Clinton si è espressa a favore delle proteste di massa contro la vittoria del suo partito nelle elezioni parlamentari. La sua recente retorica esplosiva dà a Putin la ragione di credere che lei non abbia affatto abbandonato il sogno di un Maidan sulla Piazza Rossa.

E la paura è diventata ancora più forte quando il surrogato della Clinton, Harry Reid, leader della minoranza al Senato, ha recentemente accusato Putin di aver tentato di manipolare le elezioni negli Stati Uniti attraverso degli attacchi informatici. Questa è una grave accusa, proprio quel tipo di accusa che un futuro presidente Clinton potrebbe usare per giustificare la guerra con la Russia.

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