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Il primo ministro inglese David Cameron voleva modernizzare il partito conservatore e unificare il Regno Unito. Ha fatto esattamente il contrario.

Questo è come una vita politica finisce: con un incidente, non un lamento. Il posto di David Cameron nella storia è ormai assicurato: egli è l'uomo che ha portato il Regno Unito fuori dell'Unione europea. Mentre aspettiamo che l'impatto pieno del referendum di giovedì si faccia sentire, egli può essere ricordato come il primo ministro che ha presieduto l'inizio della fine del Regno Unito. E l'indipendenza scozzese, idea messa da parte solo due anni fa, è di nuovo sul tavolo.

I dieci anni di Cameron come leader del partito conservatore e i sei come primo ministro ora si riducono solo a questi fatti. Nient'altro più importa; niente altro sarà ricordato. Cameron ha scommesso tutto su un lancio di dadi e ha perso tutto.

Nessun primo ministro a memoria d'uomo ha subito una sconfitta di tali proporzioni catastrofiche; nessuno è stato così completamente umiliato dal suo stesso elettorato. Cameron ha perso il controllo del suo partito e poi del suo paese. Le conseguenze di tale incuria si faranno sentire negli anni a venire, in Gran Bretagna e a livello internazionale. Gli storici e i politici futuri si porranno una domanda malinconica: qual è stato il punto di David Cameron? E il loro giudizio sarà probabilmente negativo.

Non doveva andare così. Cameron era diverso rispetto agli altri Tory, a suo agio con il volto e la realtà della Gran Bretagna moderna. E' stato eletto capo in un periodo di modernizzazione che ha sottolineato la necessità del partito di cambiare: e lui lo ha fatto, con i tagli alle tasse e i matrimoni gay, la riforma del welfare e un marcato aumento della spesa per aiuti internazionali per i paesi più poveri del mondo.

Soprattutto, insisteva lui, il partito dei Tories avrebbe dovuto smettere di "continuare a parlare" dell'Europa. L'Unione europea, a suo parere, era una distrazione dalle preoccupazioni più immediate e urgenti del Regno Unito.

Un anno fa, Cameron non si aspettava nemmeno che avrebbe dovuto onorare la promessa fatta al suo partito di fare un referendum sull'adesione all'Ue. D'un tratto si è trovato intrappolato dalla sua stessa promessa, fatta allora solo per placare gli euroscettici presenti nel suo stesso partito.

Cameron era sicuro del fatto che vincere sarebbe stato un compito facile. Dopo tutto, la maggior parte dell'establishment britannico era fermamente pro-Europa cosi come le erano le imprese britanniche. Il tornaconto economico avrebbe sicuramente convinto gli elettori a mettere da parte le loro preoccupazioni circa l'Ue e sostenere lo status quo. Potrebbero averlo non fatto con entusiasmo, ma un voto a favore del Remain era tutto per Cameron, e per il suo governo.

Ma, anche se Cameron avesse capito in tempo che c'era un forte sentimento anti-establishment nel suo paese, sarebbe stato comunque sicuro di poterlo placare. Il tentativo di Cameron di conquistare gli euroscettici rinegoziando i termini di adesione è stato imbarazzante, umiliante, un flop. Ha disastrosamente giudicato male il suo spazio di manovra. La Gran Bretagna era già un membro semi-indipendente dell'Ue, con il rifiuto della moneta unica e le limitazioni alla zona di libero spostamento nell'area Schengen. Il tentativo di Cameron di vincere l'autonomia della Gran Bretagna dentro i confini dell'Ue è stato un inevitabile fallimento, e un errore strategico.

Qualsiasi residuo di speranza per l'ala Remain è evaporato quando Boris Johnson, più probabile successore di Cameron e probabilmente il politico più carismatico e popolare in Gran Bretagna, ha dichiarato che avrebbe appoggiato la campagna per il Leave. L'Ue, che non ha mai ispirato molto entusiasmo in Gran Bretagna, è stato facilmente raffigurato come un organizzazione antidemocratica e fuori dal mondo.

La campagna per il Leave si è concentrata soprattutto sulla questione dell'immigrazione. Cameron una volta ha promesso di ridurre l'immigrazione netta in Gran Bretagna a meno di 100.000 persone l'anno. Si tratta di una promessa basata solo sul rimpianto, anche perché i dati resi noti poco prima del voto di giovedì hanno rivelato che, nel 2015, l'immigrazione ha fatto aumentare la popolazione del Regno Unito di 330.000 persone. La metà di questa cifra è stata contabilizzata in cittadini dell'Ue che viaggiano da altre parti d'Europa per vivere e lavorare in Gran Bretagna.

Cameron sperava che le finte retoriche contro l'immigrazione potessero dimostrare la credibilità della sua politica. E, ancora una volta, si sbagliava; la sua retorica è stata respinta dagli scettici. Sono troppi, troppi immigrati, dicevano quelli a favore del Leave: soltanto l'uscita dall'Ue potrà dare alla Gran Bretagna il potere di controllare i propri confini.

Così questa mattina Cameron si ritrova ad essere lo zimbello d'Europa. La sua reinvenzione del partito conservatore non conta più nulla. Il suo partito è diviso in due; il suo Paese affronta un futuro incredibilmente incerto e il pieno impatto del voto straordinario di giovedì inizia appena a farsi sentire.

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Più di tutto, Cameron deve riflettere sul modo in cui ha perso la fiducia del popolo britannico. Le radici di questa crisi sono lunghe e profonde, ma sono soprattutto connesse all'impatto del crollo finanziario del 2008. Il popolo britannico ha tollerato i sei anni di "austerità"di governo , ma non lo ha mai fatto con tanto entusiasmo.

Siamo abituati a pensare che Cameron sia stato un politico fortunato al suo meglio in una crisi. Ha avuto la fortuna di sconfiggere due leader laburisti , Gordon Brown e Ed Miliband, che erano in modi diversi quasi eroicamente impopolari. Nel 2014 è sopravvissuto alla minaccia dell' indipendenza scozzese e, fino a poche settimane fa, sembrava poter sopravvivere anche alla minaccia di Brexit troppo.

Tale analisi non regge più. Questo referendum è stato una rivolta contro Westminster tanto quanto è stato l'espressione di un animo anti-europeo.

Il risultato del referendum ha rivelato l'immagine di una Gran Bretagna fortemente polarizzata. Gli elettori più anziani hanno votato per uscire dallUe mentre i loro nipoti hanno votato per il Remain. I laureati della classe media hanno votato per il Remain mentre i membri della della classe operaia e i diplomati hanno votato per il Leave. Londra e la Scozia hanno approvato l'Unione europea, le cosiddette "roccaforti" della "middle England" hanno invece preferito il Leave. La Gran Bretagna è oggi un paese diviso per classi e geografia come mai fino ad ora. Anche questo fa parte dell'eredità di Cameron; è un'altra prova di una premiership fallita.

Ad un certo punto anche per i generali più fortunati la loro fortuna prima o poi si esaurisce. Cameron non ha dimostrato alcuna eccezione a questa legge immutabile della politica. Quasi tutte le vite dei politici finiscono in un fallimento, ma pochi in un modo così devastante come questo. Si tratta di un naufragio e Cameron è il capitano che ha guidato la Gran Bretagna sugli scogli.

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