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27 giugno 2016

La prossima tessera del domino a cadere potrebbe essere quella italiana, con il suo referendum in ottobre, dice l'editorialista del Financial Times Wolfgang Münchau.

Il voto del Regno Unito di lasciare l’Ue non solo distruggerà i legami tra GB e il blocco e probabilmente tra Scozia e Inghilterra: ha il potenziale per distruggere l’eurozona. Adesso questo non è il problema principale per la gente. Ma potenzialmente può avere l’impatto maggiore. Sono convinto che le conseguenze del Brexit saranno tra neutrali e negative in maniera moderata per il Regno Unito ma devastanti per l’Ue.

Il problema principale non che gli altri paesi vogliano tenere dei referendum sull’Ue. Il problema è più acuto. Il prossimo referendum nell’Unione europea si tiene in Italia nel mese ottobre. Non riguarda l’unione ma le riforme costituzionali di Matteo Renzi. La scommessa del primo ministro italiano non è meno rischiosa di quella David Cameron.

Sta chiedendo agli italiani di dare il loro appoggio a una serie di riforme per semplificare il loro sistema politico. Le proposte sono ragionevoli. Ma gli italiani vedono il referendum come un’opportunità per un voto contro il governo a metà mandato. Renzi ha promesso che si dimetterà in caso di sconfitta. Se lo farà, si tratterà di un monumentale errore di giudizio alla stregua di Cameron. I sondaggi mostrano un leggero vantaggio del Sì ma sono inaffidabili come quelli nel Regno Unito. I miei amici italiani dicono che Renzi potrebbe perdere benissimo, nel qual caso si dimetterà immediatamente o richiederà elezioni a inizio 2017.

Le implicazioni del Brexit per l’Italia sono estremamente preoccupanti per tre ragioni.

  1. Primo, considerate l’impatto economico. L’economia italiana ha visto un recupero debole dopo una lunga recessione. Il voto britannico avrà un effetto significativo sulla crescita nell’eurozona. Ma per l’Italia questo significa un ritorno a una crescita sotto l’1% o peggio.
  2. Secondo, fate attenzione alle banche italiane, che sono tristemente carenti di capitale. Uno schema recente per ricapitalizzare il sistema è stato una delusione. Le uniche opzioni rimaste per salvarlo sono un programma sotto il Meccanismo europeo di stabilità, l’ombrello di salvataggio, a cui Renzi si opporrà sicuramente, oppure infrangere una lunga lista di regole Ue sulla competizione e sul bailout delle banche.
  3. Terzo, e più importante, l’impatto politico di un referendum politico sarà disastroso. Sia che Renzi mantenga la sua promessa di dimissioni o che arranchi verso nuove elezioni. I dettagli tecnici dello scenario sono complessi ma il che partito probabilmente ne beneficerebbe maggiormente è il populista e anti-establishment Movimento Cinque Stelle. Beppe Grillo, il suo leader, la scorsa settimana ripetuto la sua richiesta di un referendum sull’adesione dell’Italia all’eurozona. Come il risultato delle recenti elezioni a sindaco a Roma e Torino ha mostrato, il partito di Grillo non dovrebbe essere sottovalutato.
Matteo Renzi si gioca la sua carriera politica con il referendum d’autunno

A mio parere, quell’esito è probabile quanto che la possibilità che Renzi emerga vittorioso da questo disastro. Il pubblico italiano ha delle ragioni per chiedere un cambiamento dalle fondamenta: a differenza del Regno Unito, la disoccupazione è alta. L’amministrazione dello stesso Renzi non è stata in grado di interrompere gli scandali legati alla corruzione e, cosa più importante di tutti, non è riuscita a sistemare l’economia del paese.

Un sondaggio di Pew Research Center sull’attitudine nei confronti dell’integrazione europea all’interno degli stati membri più grandi suggerisce che sono italiani e greci a vedere più negativamente la governance economica dell’Ue. Non sono sorpreso. Né mi sorprende che la gente stia iniziando a incolpare l’euro per i suoi problemi economici. Un’uscita italiana dalla moneta unica scatenerebbe il collasso totale dell’eurozona in un periodo molto breve.

Ciò condurrebbe probabilmente allo shock economico più violento della storia, superando di molto la bancarotta di Lehman Brohters nel 2008 e il crollo di Wall Street nel 1929. Ma il mio intuito mi dice che quelli che vogliono un’uscita dell’Italia potrebbero persino godere a far cadere tutta la baracca. Per prevenire una calamità simile, i leader dell’Ue dovrebbero prendere seriamente in considerazione quello che non sono riusciti a fare dal 2008: risolvere le diversi crisi dell’unione invece di improvvisare. E quello dovrà coinvolgere un piano per l’unione politica dei paesi dell’eurozona.

La Gran Bretagna non è la causa di niente di tutto ciò. L’eurozona e i suoi deboli leader sono i colpevoli. Ma il Brexit potrebbe essere il fattore scatenante.

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