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La cattiva gestione della diplomazia con la Russia potrebbe dimostrarsi una nuova spina nel fianco dell’Europa.

C’è stata un’abbondanza di articoli e commenti con ammonimenti per l’Europa riguardo a una Russia in rinascita. Non ce ne sono stati molti sulla continua minaccia posta dall’Isis in Europa. L’arresto avvenuto a Bruxelles di Salah Abdeslam, figura chiave dietro agli attacchi di Parigi dello scorso anno, è stato accolto trionfalmente dalle autorità belghe. Tale trionfalismo potrebbe essere stato comprensibile. Adesso sembra decisamente fuori luogo.

Nel frattempo, la Russia e il regime siriano di Assad stavano trasformando l’immigrazione in un’arma per destabilizzare l’Europa, secondo quanto riferito dal comandante della NATO, il generale americano Philip Breedlove. La motivazione di Vladimir Putin, secondo tale narrazione, è di destabilizzare i leader europei, soprattutto Angela Merkel, e di incoraggiare i partiti di destra di tutto il continente. Un giornale pubblicato dal think tank Chatham House ha fatto riferimento “alla quasi totale trasformazione senza precedenti delle forze armate russe dal 2008”.

Avverte: “Per i governi e i leader occidentali, un primo passo essenziale verso una migliore gestione delle relazioni con Mosca sarebbe quello di riconoscere che i valori dell’occidente e gli interessi strategici sono fondamentalmente incompatibili con quelli della Russia”.

Tutto questo è vero?

Mosca, minaccia o no?

Un pezzo illuminante del Guardian di sabato scorso ha fatto riferimento a un lungo articolo di Sergei Lavrov, da lungo tempo ministro degli esteri di Putin, nella rivista con sede a Mosca Russia in Global Affairs. Lavrov sembra aver fatto un paragone tra Putin e Pietro il Grande, che faceva affidamento su “misure interne rigorose e politica estera risoluta e di successo” per rendere la Russia una degli attori di punta europei “in poco più di vent’anni”, ha scritto la colonnista del Guardian Natalie Nougayrède.

Lavrov ha ripetuto il mantra di Mosca riguardo alla guerra fredda che non sarebbe stata persa dalla Russia, ma che sarebbe terminata con la “sfortunata serie di eventi” che ha portato allo scioglimento dell’Unione Sovietica, ha sottolineato. Nougayrède ha citato il primo ministro russo Dmitry Medvedev, che non soltanto ha parlato di una nuova “guerra fredda” durante la conferenza sulla sicurezza a Monaco dello scorso mese, ma ha richiesto una revisione della “architettura della sicurezza euro-atlantica”.

Il ministro della difesa americano, Ashton Carter, ha affermato di ritenere che la Russia sia la più grande minaccia alla sicurezza nazionale americana, prima di una Corea del Nord dotata di armi nucleari e dei jihadisti dello Stato islamico (ISIS).

“Questo allarmismo”, ha dichiarato lo stimato osservatore della Russia Anatol Lieven “è controproducente e sbagliato”. Lieven indica una convinzione nei servizi segreti e militari occidentali secondo cui la strategia della Russia di prendere le parti del governo di Assad in carica sia attualmente la scelta migliore.

“Hanno riconosciuto che distruggere lo stato siriano esistente potrebbe portare a consegnare lo stato ai terroristi”, scrive Lieven. E aggiunge:

“Il controllo della Russia sull’Ucraina mostra che non ci sono seri motivi per temere che Putin sia pronto per creare una nuova, peggiore, crisi internazionale attaccando gli Stati baltici o la Polonia”.

Il Pentagono sta proponendo di quadruplicare il suo budget per la difesa europea nel prossimo anno “per scoraggiare l’aggressione russa”, come riferito da Carter. (Il Pentagono vuole inoltre aumentare gli investimenti nelle operazioni anti-Isis del 50%).

L’occidente necessita di mandare un messaggio chiaro a Putin per scoraggiare qualsiasi finalità militare che potrebbe essere tentato di avere sugli Stati baltici. Ma l’occidente necessita inoltre di fare di più per combattere il senso di risentimento potenzialmente pericoloso di Mosca, per riconoscere la Russia come una potenza importante con un posto legittimo al tavolo d’onore.

La retorica volta a umiliare non è di alcuna utilità. C’è un’alternativa a una nuova guerra fredda e a una nuova corsa agli armamenti quando c’è un nemico comune – il terrorismo – sia all’oriente che all’occidente. Sono necessarie nuove armi e non tutte sono di tipo militare.

Come sottolinea il giornale di Chatham House, l’UE deve svolgere un ruolo maggiore. I paesi dell’Unione europea dovrebbero interrogarsi approfonditamente insieme e sviluppare capacità militari più efficienti, credibili e rilevanti.

Ma dovrebbero inoltre svolgere un ruolo guida, come suggerisce l’autore del giornale di Chatham House Keir Giles, nel rafforzamento della capacità di recupero della società civile – armi più efficaci contro i gruppi terroristici.

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