Non è ancora arrivata l’ora di normalizzare i rapporti con la Russia
David W Cerny/Reuters
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Articoli recenti da parte di due tra i più intelligenti analisti che si occupano di Russia si chiedono se sia tempo di riprendere i rapporti con il presidente Vladimir Putin, a seguito della sua decisione di ritirare parte delle sue forze militari dall’intervento in Siria.

Se esistano le condizioni per rimuovere le sanzioni sull’Ucraina e stabilire una nuova relazione di lavoro con la Russia è la questione giusta da porre; altrimenti, avremo sicuramente una nuova Guerra Fredda. La risposta comunque non può essere basata su presupposti di buone intenzioni. Normalizzare adesso le relazioni con la Russia sarebbe prematuro.

Fyodor Lukyanov, che presiede il Consiglio per la Politica estera e la Difesa, dice che nessuno dovrebbe essere sorpreso dalla decisione di Putin di rallentare in Siria: la Russia aveva detto che il piano era di un intervento breve, con l’obiettivo limitato ad assicurare la sopravvivenza dello stato siriano. Missione compiuta. Ora la Russia può sedere con gli avversari di Assad e l’Occidente dovrebbe essere pronto a riparlare della situazione in Ucraina - ovvero, rimuovere le sanzioni.

Anatol Lieven, professore alla Georgetown University stabilitosi in Qatar, fa un passo ulteriore in un articolo intitolato: Non Temiamo i Russi. Non solo gli obiettivi di Putin erano sempre limitati in Siria, ma lo erano anche in Ucraina, dice Lieven. Il cessate il fuoco dello scorso anno ha tenuto.

Putin non ha dato spazio ai desideri nazionalisti da parte russa di continuare l’offensiva e ricreare il territorio imperiale del 18esimo secolo del territorio di Novorossiya, perché non è mai stato il suo intento.

Eppure non è così limpido come Lieven fa supporre e i leader della Russia fanno poco per rassicurare che le loro ambizioni non rappresentano nessuna ulteriore minaccia all’Ucraina o agli altri vicini.

Ascoltate per esempio il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, in un articolo su un giornale di cui Lukyanov è editore, Russia in Global Affairs. Anche lui si dice favorevole a normalizzare le relazioni. Eppure a seguire ecco la perenne vittimizzazione della Russia dall’Occidente, dai giorni del Rus' di Kiev, a Napoleone, fino alla guerra di Crimea e il presente.

Sull’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Lavrov sorvola il patto del 1939 di Stalin con Hitler - sotto il quale i due uomini iniziarono la guerra invadendo la Polonia - per dare la colpa di tutto a un complotto anti-Russia:

Chiaramente, le aspirazioni anti-russe delle elite europee e il loro desiderio di sguinzagliare la macchina da guerra di Hitler contro l’Unione Sovietica hanno svolto un ruolo fatale.

Di nuovo, dopo il collasso dell’ex Unione Sovietica, la visione di della disperazione dei paesi del fu Patto di Varsavia unitisi all’Unione Europea e alla Nato assolve l’ex Unione Sovietica di ogni responsabilità di più di 40 anni di occupazione, secondo Lavrov:

Se si guarda con occhio imparziale ai paesi europei più piccoli, che prima facevano parte del Trattato di Varsavia, e che ora sono membri Ue o Nato, è chiaro che il problema non era andare dall’assoggettamento alla libertà, come piace parlare alle menti superiori d’Europa, ma piuttosto un cambio di leadership.

Qui ci sono due questioni separate.

La prima è se il mondo è un posto migliore con la Russia dentro o fuori dalla sua tenda. Questa è facile: dentro. La seconda è più insidiosa. Ha a che fare con la possibilità per la Russia di essere un partner affidabile nella gestione della sicurezza del continente, fintanto che insiste che tutto ciò può essere raggiunto solo eliminando la Nato; che l’adesione all’Unione Europea è equivalente all’occupazione dei carri armati sovietici; che tutte le proteste popolari sono complotti della CIA; e che il mondo occidentale è anti-russo di riflesso, piuttosto che occupato a reagire alle azioni che potrebbero essere state intraprese dalla Russia.

Non è ovvio che i recenti sviluppi in Siria e Ucraina abbiano chiarito la seconda questione.

L’intervento della Russia in Siria era indirizzato ad assicurare che i jihadisti non rovesciassero il regime di Damasco. Quello che rimane incerto è se la fine dei giochi da parte di Putin sia allineata sinceramente con quella decisa dagli USA; ovvero, creare un governo di potere condiviso a Damasco che protegga la sicurezza e gli interessi di alawaiti e sunniti.

Questo sembra improbabile, semplicemente perché sarebbe davvero difficile da raggiungere e il tentativo richiederebbe un impegno ai principi democratici che Putin non condivide. Ma sia gli USA che la Russia hanno obiettivi irrealistici: è difficile capire come lo scontro possa finire senza qualche forma di leggere divisione della Siria, a quale punto gli interessi delle potenze esterne possono allinearsi. Altrimenti, Putin potrebbe sentire il bisogno di riniziare i raid aerei per assicurare l’esito che desiderato per Assad.

Lieven ha probabilmente ragione nel dire che Putin non ha alcun desiderio di invadere i Balcani o la Polonia; i rischi che si prende sono calcolati. Eppure egli è anche imprevedibile. Putin ha spedito dei bombardieri strategici nello spazio aereo Nato, sottomarini nelle acque svedesi, missili nell’Oblast' di Kaliningrad e le sue forze di difesa personale sul confine estone per un blitz di rapimento - e tutto solo per credere ai suoi avversari di essere sul punto di poter aggravare la situazione in qualsiasi momento.

Questa situazione non è stata messa alla prova e non sappiamo come Putin potrebbe rispondere in quel caso.

Alla stessa maniera, non sappiamo cosa potrebbe accadere se Putin non avesse affrontato alcun costo nell’espandere il combattimento in Ucraina.

Né sappiamo cosa sarebbe successo se gli sforzi iniziali della Russia di duplicare il colpo di stato senza spargimenti di sangue in Crimea avese avuto successo. Le prove, ad ogni modo, suggeriscono che Putin ha modellato le sue decisioni militari in risposta agli eventi e agli ostacoli, non per automoderazione.

Lieven crede anche che Putin ha abbandonato il suo piano di costruire un’Unione Euroasiatica per controbattere l’Ue e ristaurare l’influenza russa, che ha guidato le sue decisioni in Ucraina. Ma niente in quello che hanno detto lui o Lavrov assicura che ciò sia vero.

Quindi, sì, Putin ha contribuito al cessate il fuoco nel Bacino del Donec in Ucraina. Ma le milizie russe e l’equipaggiamento militare restano al loro posto sul suolo Ucraino. La Russia continua a pattugliare il confine e minaccia ulteriori offensive e l’escalation rimane Finché la situazione non cambierà e finché la Russia avrà soddisfatto i requisiti per la rimozione delle sanzioni, rimarranno al loro posto.

Non sappiamo ancora quanto lontano Putin è intenzionato ad andare. E forse nemmeno lui.

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