L’Europa non deve ignorare l’emergenza democratica in Turchia
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Dati l’interesse reciproco di Unione Europea e Turchia nella gestione dei migranti, il conflitto in Siria e l’aggressività russa, ci sono parecchie ragioni per cui i funzionari europei potrebbero essere tentati di glissare sulle politiche inadeguate della Turchia.

Parlare di verità scomode con gli amici non è mai facile. Ed è ancora peggio quando ne hai bisogno per un favore.

Venerdì Zaman, il maggiore giornale turco, ha stampato un titolo finale e sprezzante prima del cambio di proprietà.

Diceva: “La Costituzione È Sospesa.” Due giorni dopo, quando gli idranti e il gas lacrimogeno avevano fatto pulizia dopo l’ordine da parte del tribunale, il tono era cambiato. La prima pagina era presentava un molto favorevole ritratto del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una cerimonia che segnava la costruzione di un nuovo ponte verso il Bosforo.

La Turchia mostra il pugno di ferro prima della riunione con l’Ue

L’Occidente ha un disperato bisogno di costruire ponti in Turchia, un alleato Nato le cui istituzioni democratiche erano una volta viste come un modello per una regione circondata da violenze e settarismo. Eppure il takeover di Zaman rende difficile per gli amici della Turchia in Occidente ignorare il disprezzo del governo per le libertà democratiche.

Questo è un grosso problema perché l’Occidente non si può permettere di allontanare la Turchia, anche se per delle buone ragioni. Se l’Europa deve rispettare un nuovo programma per riportare lo spostamento senza confini tra le nazioni europee prima della fine dell’anno, avrà bisogno dell’aiuto della Turchia nel gestire le flotte di migranti e rifugiati proveniente dalla Siria e da altrove.

La Cancelliera tedesca Angela Merkel sta pagando un prezzo amaro nell’opinione pubblica per aver insistito a lungo che le porte della Germania debbano rimanere aperte ai migranti. E anche la Merkel ha bisogno che l’accordo con la Turchia riassicuri gli elettori tedeschi che lei non ha perso il controllo della situazione.

Con 2,5 milioni di migranti da nutrire, la Turchia vuole aiuti finanziari e altri incentivi. L’Ue è ben consapevole che la grande maggioranza del milione di migranti sono entrati lo scorso anno passando attraverso la Turchia. Ankara potrebbe scatenare uno tsunami di richiedenti asilo se volesse, una prospettiva capace di far venire un arresto cardiaco ai leader dell’Unione Europea.

Dati l’interesse reciproco di Unione Europea e Turchia nella gestione dei migranti, il conflitto in Siria e l’aggressività russa, ci sono parecchie ragioni per cui i funzionari europei potrebbero essere tentati di glissare sulle politiche inadeguate della Turchia.

Come la Turchia ha tagliato le libertà

Lunedì c’è stata una menzione pro-forma dell’acquisizione dello Zaman durante un summit che puntava a risolvere la crisi dei migranti, ma è stato scelto un basso profilo. Invece l’Ue ha un obbligo di far sentire la sua voce.

Si può iniziare parlando della libertà di stampa. Nel suo

2015 World Press Freedom Index, Reporter Senza Frontiere ha classificato la Turchia al 149simo posto su 180 paesi.

Più di 30 giornalisti, principalmente curdi, sono dietro le sbarre.Twitter ha riportato di aver ricevuto 1.761 richieste dalle autorità turche che richiedevano al social media di rimuovere dei contenuti nella seconda metà del 2015. Twitter ha archiviato obiezioni legali con tribunali turchi per il 66% degli ordini turchi ricevuti, che per lo più si concentravano sulle richieste per rimuovere il contenuto critico nei confronti di figure pubbliche e che portava con sè accuse di corruzione. Le obiezioni sono prevalso solo nel 6% dei casi.

I tribunali turchi hanno sempre di più preso di mira coloro che Erdogan ha accusato di voler minare il suo governo. Nell’ottobre 2015, una tribunale di Ankara ha nominato degli amministratori delegati a capo del gruppo industriale Koza-Ipek, che possedeva i giornali Bugun e Millet, oltre a due importanti stazioni televisive. Dalla fine dello scorso mese tutte e quattro le compagnie erano state chiuse.

Lo stesso tribunale ha ordinato l’assalto dello Zaman si era rifiutato di liberare due giornalisti arrestati a dicembre. I due sono stati infine liberati dall’arresto in attesa di giudizio il 26 febbraio, ma solo dopo che la corte costituzionale turca aveva deciso che gli scritti dai due giornalisti non rappresentavano “spionaggio militare” nè “aiuto a una organizzazione terroristica.”

Erdogan è stato severo nei confronti del verdetto.

Gli ultimi attacchi non si sono limitati ai media. Alcune ore prima della chiusura di Zaman, un tribunale ha ordinato l’arresto di tre azionisti del gruppo industriale Boydak, accusato anche di offrire risorse finanziare a un’organizzazione accusata di terrorismo. Sia il gruppo mediatico Zaman che il gruppo Boydiak sono visti da Erdogan come collegati al religioso Fethullah Gulen, attualmente negli Stati Uniti, un ex alleato accusato da Erdogan di aver messo in piedi uno “stato parallelo” che mira alla sua deposizione.

Dopo l’attacco terrorista di gennaio a Istanbul, Erdogan ha detto alla sua gente che devono scegliere tra il governo e i terroristi. Etichettare i nemici politici come terrorista è un metodo preso direttamente dal Presidente russo Vladimir Putin.

Le condizioni dell'accordo

Il trattamento che l’Europa ha riservato alla Turchia ha lasciato molti turchi cinici riguardo all’esito della richiesta di adesione all'Unione. Il progresso verso l’integrazione turca con l’Europa è stato in stallo per un decennio e adesso la Turchia ha richiesto un di riprendere la pratica come parte dell’accordo con i migranti. L’Europa ha molto da offrire alla Turchia, ma la relazione è troppo importante e delicata per essere definita da un baratto generato dalla crisi.

L’alternativa è un rischio più alto, con un ricavo maggiore The alternative is higher risk, higher reward. Dovrebbe iniziare con una genuina offerta per far ricominciare i colloqui sull’integrazione all’interno dell’Ue con una discussione onesta e una valutazione pubblica degli ostacoli rappresentati dalla soppressione delle libertà democratiche da parte della Turchia.

Erdogan, suscettibile sull’argomento come quando fu Putin a criticarlo, non lo apprezzerà e nemmeno alcuni europei. L’Europa deve vendere direttamente ai turchi stessi il beneficio di legami più vicini, tra cui rimozioni accelerate dei permessi di soggiorno; la speranza è che tutto ciò possa essere un potente catalizzatore per un cambiamento. Probabilmente anche i 4 milioni di turchi che vivono nell’Europa Occidentale accoglierebbero positivamente quel messaggio.

L’Europa dovrebbe parlare a voce alta dei suoi valori, per il proprio bene quanto per quello della Turchia. In un momento in cui le istituzioni democratiche sono messe in crisi proprio sul fianco orientale dell’Europa, il silenzio sarebbe il segnale di una specie di pericoloso consenso.

Il prezzo da pagare per gli aiuti della Turchia
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