Prima della caduta del Muro, Pyramiden rappresentava l’Unione Sovietica dentro l’Occidente.
Situata in mezzo alla nebbia di Svalbard, un arcipelago artico che si snoda lungo il 79° parallelo, la città sovietica di Pyramiden è uno degli insediamenti più a nord del mondo.
Per secoli, l’arcipelago è stato una terra selvaggia visitata soltanto da balenieri ed esploratori. In seguito, nel 1920, il Trattato delle Svalbard ha posto Svalbard sotto la sovranità della Norvegia, con i diritti commerciali riservati alle altri parti firmatarie. Sebbene la Russia perse la sua offerta per le isole durante i disordini civili che seguirono alla Prima guerra mondiale, il suo successore, l’Unione Sovietica, fu l’unica nazione a far accettare alla Norvegia l’offerta di sfruttarne i terreni per un ritorno economico.
Negli anni ’30, la Trust Arktikugol, gestita dallo stato sovietico, investì nelle attività di estrazione del carbone presso Svalbard e Pyramiden iniziò realmente a prosperare dopo la Seconda guerra mondiale.
Un posto a Pyramiden potrebbe sembrare ai non addetti ai lavori una sorta di punizione, ma fu una delle offerte di lavoro più ambite nell’Unione Sovietica. Come unico insediamento in Occidente, Pyramiden fu il fiore all’occhiello del comunismo, in bella mostra per il mondo. In quanto tale, i sovietici resero la città il paradigma perfetto per l’ideologia della falce e del martello, con livelli di benessere incredibilmente alti. Solo i migliori tecnici e operai venivano reclutati per la colonia artica.
Dopo decenni di prosperità, Pyramiden cadde in declino, principalmente a causa di tre fattori. Il primo fu la quantità limitata di carbone estraibile; le vene non erano rigogliose come si pensava e le trivellazioni per le riserve situate più in profondità si rivelarono essere costose. Molti storici ritengono che il carbone non fu mai un’impresa redditizia e che la vera ragione d’essere della colonia fosse il mantenimento della propria presenza ad occidente. In seguito al crollo dell’Unione Sovietica agli inizi degli anni ’90, la Russia, che ereditò Pyramiden, non poté più nascondere le sue difficoltà economiche dietro la Cortina di ferro. Il supporto del continente, necessario per tenere in vita Pyramiden, si ridusse.
Il colpo di grazia avvenne nel 1996, quando un volo privato proveniente da Mosca, che trasportava 141 lavoratori con le rispettive famiglie (circa il 10% della popolazione della città), si schiantò durante l’atterraggio, provocando la morte di tutti i passeggeri. La comunità non si riprese mai. Si decise quindi di non proseguire con lo scavo di uno strato più profondo di carbone e l’ultima vena venne estratta con l’arrivo dell’inverno nel 1998.
Da allora, nessuno ha più vissuto a Pyramiden. Di seguito, date uno sguardo all’enigmatica città perduta.
Quando la città era un centro fiorente di attività, la gente del luogo soprannominò la via di principale di Pyramiden “Champs Élysées”. Tutto, infatti, aveva un soprannome; l’edificio che ospitava uomini single era noto come “Londra”, il caseggiato per le donne single era “Parigi” e le famiglie con figli vivevano nel “manicomio”. Si dice che un tunnel segreto collegasse Londra e Parigi.
Un busto di Lenin – la statua più a nord del leader comunista rivoluzionario – si erge fiero presso un complesso culturale, dove finiscono gli Champs Élysées, ricordando ai visitatori la presenza sovietica in occidente.
Quei piccoli quadrati nell’angolo sinistro di ciascuna finestra potrebbero sembrare impianti di climatizzazione, ma non c’era bisogno di condizionamento, poiché in estate a Pyramiden le temperature superavano raramente i 7°. Queste cassette resistenti sono frigoriferi improvvisati – sporgenze di metallo per mantenere alimenti deperibili freschi in mezzo al gelo. Fedelmente al modulo comunista, i pasti venivano consumati in massa presso la mensa centrale; gli appartamenti possedevano semplici box frigo ma erano privi di cucine.
In quanto unica finestra accessibile dell’occidente all’interno dell’Unione Sovietica, la qualità della vita a Pyramiden era di gran lunga migliore rispetto alla triste realtà che si celava nei meandri del paese. Le strutture all’avanguardia furono mantenute per la popolazione locale, compresa una palestra al coperto e una piscina riscaldata.
Contrariamente alle strutture simili a complessi popolari rilevate negli stati sovietici, gli edifici di Pyramiden beneficiarono di abbellimenti artistici che li resero meno cupi in contrasto con il cielo grigio e il terreno marrone. Questo mosaico intricato, che abbellisce l’entrata che conduce alla mensa comune, è una rappresentazione fantasiosa della visuale verso l’esterno, con un esagerato supereroe nordico/russo che domina il paesaggio.
In quanto ad importanza, le arti erano pari agli sport. Il palazzo della cultura di Pyramiden presentava classi di danza, sale prove per suonare e sale attrezzate per spettacoli dal vivo e proiezioni di pellicole cinematografiche. Per via della posizione estremamente a nord della struttura, il centro culturale vanta di una serie di strani superlativi, tra cui quello di possedere il pianoforte più a nord del mondo
l nome Pyramiden si ispira alla forma delle imponenti rocce che delineano il suo fiordo.
Contrariamente ad altri posti abbandonati intorno al mondo, il lento tasso di decadimento di Pyramiden, che riflette le sue rigide condizioni, ha lasciato la città relativamente intatta. In questa foto, le foglie restano ancora appese a una pianta da vaso, in quanto tutto è preservato sotto uno strato di permafrost, in quella che è a tutti gli effetti una Pompei artica.
Sebbene Pyramiden sia rimasta abbandonata per 20 anni, alcuni cittadini sono rimasti: gli orsi polari. I visitatori del sito vengono accolti da una guida armata che fornisce sicurezza in caso di un attacco improvviso da parte degli animali.
Per fare un viaggio nella città perduta di Pyramiden, partite da Longyearbyen, il maggiore centro commerciale di Svalbard situato un po’ più in basso del principale fiordo dell’isola. La Norwegian Air Shuttle ASA offre voli diretti tre volte a settimana da Oslo a Longyearbyen.
Da lì, è necessario un viaggio in nave di tre ore (in un’escursione che può tranquillamente venire completata in giornata) durante i mesi più caldi, quando il buio perpetuo dell’inverno si ritira e le baie sono libere dal ghiaccio più spesso – solitamente da maggio a ottobre, ma nel 2017 le escursioni sono iniziate già a marzo.
È anche possibile accedervi tramite motoslitte, ma sono i banchi di ghiaccio subglaciali a renderlo un viaggio più pericoloso.