Prova a non seguire le notizie per una settimana e vedrai come la tua vita cambierà drasticamente. In meglio.
1. Vi sentirete meglio
Un sintomo comune dell’allontanamento dai notiziari è un miglioramento dell’umore. I malati delle news vi diranno che è così perché avete nascosto la testa sotto la sabbia.
Ma ciò presuppone che le notizie siano l’equivalente di avere la propria testa in aria. Non capiscono che ciò che potete dedurre del mondo dalle news non è nemmeno vicino a un campione rappresentativo di ciò che sta succedendo a livello globale.
Alle notizie non interessa creare un campione accurato. Selezionano ciò che è 1) inusuale, 2) terribile e 3) destinato a diventare popolare. Quindi l’idea che si possa ottenere un senso significativo dello “stato del mondo” ascoltando le news è assurda.
Le loro selezioni sfruttano i nostri pregiudizi di negatività. Riusciamo a prestare più attenzione a ciò che è spaventoso ed esasperante, ma ciò non significa che ogni episodio di paura o rabbia sia utile. Una volta che avrete smesso di ascoltarli, diverrà per voi ovvio che lo scopo primario dei notiziari – e non un effetto collaterale secondario – sia di agitare e far sconcertare l’ascoltatore.
Ciò che appare nelle news non è “la coscienziosa raccolta di preoccupazioni della persona”. Quello che appare è tutto quello che fa vendere e ciò che fa vendere è la paura e il disprezzo per altri gruppi di persone.
Curate la vostra raccolta personale. Potete ottenere migliori informazioni sul mondo da fonti più profonde, che richiedano più di una mezza giornata per mettere insieme i pezzi.
2. Non otterrete mai nulla ascoltando le notizie
Se chiederete a qualcuno cosa abbia ottenuto dall’avere ascoltato le news, sentirete nozioni vaghe quali “È il nostro dovere civico essere informati!” oppure “Devo sapere cosa sta succedendo nel mondo” o “Non possiamo ignorare questi problemi”, nessuna delle quali risponde alla domanda.
L’“essere informati” sembrerebbe un risultato, ma implica che qualsiasi informazione possa farlo. Potete informarvi leggendo gli orari degli autobus.
Un mese dopo aver abbandonato i notiziari, sarà difficile nominare qualcosa di utile che sia andato perduto. Diverrà chiaro che quegli anni di ascolto delle news sono ammontati a praticamente nulla in termini di miglioramento della vostra qualità della vita, conoscenze durature o abilità nell’aiutare gli altri. Per non parlare dei costi di opportunità. Immaginate se aveste trascorso quel tempo a imparare una lingua o a leggere libri e saggi su alcune delle questioni menzionate nelle news.
Scoprirete che la vostra astinenza non avrà comportato nomine dei ministri peggiori di quelle già avvenute e che le operazioni di aiuto saranno andate avanti senza il vostro coinvolgimento, proprio come sempre. A quanto pare, il vostro hobby di monitorare lo “stato del mondo” non avrà realmente pregiudicato il mondo.
Abbiamo ereditato da qualche parte – forse dall’era in cui c’era soltanto un’ora di news disponibili al giorno – la convinzione che avere una conoscenza superficiale delle questioni più popolari del giorno sia in qualche modo utile a coloro maggiormente coinvolti in esse.
3. Molte conversazioni relative agli eventi attuali non sono altro che discorsi di persone che parlano a vanvera
“Ti aiuta a partecipare alle conversazioni quotidiane!” è una risposta debole, ma almeno significativa alla domanda “Cosa si ottiene?”. Ma quando smetterete di giocare al gioco degli eventi attuali e osserverete gli altri che ne parleranno, potrete notare che quasi nessuno sa realmente di cosa stia parlando.
È un enorme divario tra l’avere una comprensione funzionale di una questione e la rapida occhiata che ottenete dalle news. Se doveste capitare in una conversazione da ufficio su un argomento su cui per caso sapete molto, vedrete proprio attraverso gli abiti dell’imperatore. È piuttosto ridicolo quanto le persone siano disposte a parlare sfacciatamente di argomenti di cui sono a conoscenza da poche ore.
È bello fare osservazioni taglienti e prendere posizioni duramente, persino quando siamo nel torto, e le notizie ci alimentano perfettamente in questo senso. Meno sapete di una questione, più semplice è fare dichiarazioni sfrontate al suo riguardo, poiché a distanza dai notiziari tutto appare abbastanza bianco e nero da potervi sentire sicuri di ciò che avverrà in seguito.
Forse l’ultima cosa di cui il mondo ha bisogno è un altro dibattito su una questione X tra due persone che l’hanno appresa da un notiziario – almeno se stiamo tentando di migliorare le relazioni tra persone di gruppi diversi.
4. Ci sono modi di gran lunga migliori per “restare informati”
Tutti vogliamo vivere in una società ben informata. Le notizie tengono le persone informate, ma non penso che le informino particolarmente bene. Esistono molte fonti di “informazioni”. Il retro del vostro flacone di shampoo contiene informazioni. Oggi ce ne sono più di quelle che possiamo assorbire, quindi dobbiamo scegliere ciò che merita il nostro tempo. Le news forniscono informazioni in quantità infinite, ma in profondità limitata e mirano chiaramente a farci agitare più che a istruirci.
Ogni minuto trascorso ad ascoltare le news è un minuto in cui non siete disponibili ad apprendere riguardo al mondo in altri modi. Gli americani ascoltano probabilmente cento milioni di ore di notiziari ogni giorno. Sono moltissimi libri non letti, tanto per dirne una.
Leggete tre libri su un argomento e ne saprete di più rispetto al 99% del mondo. Ascoltate notizie tutti i giorni per anni e avrete una conoscenza distante e da conversazione in ufficio di migliaia di storie, almeno per le poche settimane in cui ognuna di esse è popolare.
Se ci importa soltanto la quantità di informazioni e non la loro profondità, allora non c’è molta distinzione tra l’”essere informati” e l’essere disinformati.
5. "Essere preoccupati" ci fa sentire come se stessimo facendo qualcosa, quando non è così
Le news riguardano tutte ingiustizie e catastrofi e ovviamente ci sentiamo a disagio ad ignorare storie in cui delle persone soffrono. Per quanto superficiale possa essere un notiziario, le questioni riportate in esso sono (di solito) reali. Molto più reali di quanto possano mai apparire tramite una televisione. Le persone soffrono e muoiono in continuazione e ignorare una rappresentazione di alcune di queste sofferenze, persino una cinica e manipolatoria, ci fa sentire in colpa.
Pensiamo che il minimo che possiamo fare sia di non ignorarle. Quindi le osserviamo in televisione, con occhi lucidi e groppi in gola. Ma permanere in questo livello di “preoccupazione” non aiuta realmente nessuno, l’unica cosa che fa è probabilmente quella di alleviare un po’ il nostro senso di colpa.
E mi chiedo se in questi casi non sia in atto una sorta di “effetto di sostituzione”. Il senso dell’”almeno a me importa” può in realtà impedirci di fare qualcosa di concreto per aiutare, perché osservando con spirito di partecipazione non dobbiamo affrontare il fatto che in realtà non stiamo facendo nulla a riguardo.
Osservare i disastri dilagare, anche quando non facciamo nulla, ci fa sentire un po’ più compassionevoli che lo spegnere la televisione. La verità è che la grande maggioranza di noi non fornirà assolutamente alcun aiuto alle vittime di quasi tutte le atrocità che avvengono in questo mondo, teletrasmesse o no. E questo è difficile da accettare. Ma se almeno mostriamo preoccupazione, quantomeno a noi stessi, non dobbiamo accettare ciò. Possiamo restare disinteressati senza sentirci tali.
Questa potrebbe essere la ragione principale per cui abbiamo paura di spegnere le notizie. E potrebbe essere il miglior motivo per farlo.