Una galleria d’arte, la mostra di un museo e un’asta riuniscono le opere create o collezionate da tre rockstar che hanno fatto la storia.
Cosa si può incontrare nella collezione d’arte di una rockstar? Poco che abbia a che fare con la musica, per la verità.
Tre mostre e aste di provenienza pop stanno suscitando clamore a Londra. La collezione di fotografie moderniste di Elton John, selezionate tra circa 8.000 scatti, è in mostra da questa settimana al Tate Modern. La poliedrica collezione di arte e design di David Bowie è in esposizione da Sotheby’s, in anticipazione di un’asta in tre tranche che prenderà il via il 10 novembre. Poco lontano, alla Halcyon Gallery, sono esibite circa 200 opere originali di Bob Dylan. (Per il momento l’artista non si è ancora presentato di persona).
Esposizioni e mostre della cultura pop legate a personaggi famosi sono mezzi sempre più potenti che i musei sfruttano per attirare le folle, raggiungere un pubblico più giovane e conquistare consensi sui social media. Con artisti di un simile calibro, per gli eventi di Londra sono previsti afflussi da record. Nel 2008 la prima esposizione dei lavori di Bob Dylan presso la Halcyon Gallery attirò oltre 75.000 persone, secondo la galleria, mentre per quest’anno sono attesi dai 70.000 ai 90.000 visitatori. Il Tate Modern ha messo a disposizione della collezione di Elton John gran parte del secondo piano della sua nuova ala e la mostra, intitolata “The Radical Eye”, si protrarrà fino ai primi di maggio. Dopo un tour di presentazione che ha toccato numerose città, Sotheby’s ha fissato la stima di prevendita per la collezione di David Bowie tra i 9,8 e i 14,3 milioni di sterline (pari a 12–17,8 milioni di dollari).
Gli oggetti in mostra sono spesso eloquenti. I pezzi della collezione di David Bowie esposti nelle sale di Sotheby’s, dove le canzoni dell’artista fanno da sottofondo musicale, sono “incredibilmente eterogenei e incredibilmente eclettici”, dichiara Simon Hucker, esperto in arte moderna britannica della nota casa d’aste. Fra gli oltre 350 pezzi esposti è presente un nucleo di opere di artisti britannici del XX secolo tra cui Frank Auerbach, Peter Lanyon e Harold Gilman. Ma ci sono anche delle sorprese: un dipinto in stile spin painting realizzato da Bowie insieme a Damien Hirst, una pala d’altare di Tintoretto raffigurante Santa Caterina e stravaganti mobili Memphis postmoderni degli anni ’80.
È la collezione di qualcuno “che non riconosce gerarchie tra oggetti del valore di milioni di sterline e di centinaia di sterline”, afferma Hucker. “Da essa emerge un senso di curiosità intellettuale, umorismo, assenza di barriere e interesse verso tutto”.
La collezione d’arte di David Bowie
Un’installazione della collezione di David Bowie di mobili eccentrici anni ’80 creati dallo studio di design postmoderno Memphis Group.
“Air Power” di Jean-Michel Basquiat, del 1984, è il più importante pezzo all’asta da Sotheby’s con un valore stimato tra i 2,5 e i 3,5 milioni di sterline.
“Mendica” di Francis Picabia
“Family Group” di Henry Moore, del 1944
“Head of Gerda Boehm” di Frank Auerbach, del 1965
Un colorato spin painting creato da David Bowie e Damien Hirst, intitolato “Beautiful, hallo, space-boy painting” del 1995
“Interior (Mrs. Mounter)” di Harold Gilman, del 1917
“Witness” di Peter Lanyon, del 1961
“Sunrise in the Mountains, Picos de Asturias” di David Bomberg, del 1935
“Foyer” di Patrick Caulfield, del 1973
“Figure Lying on its Side (Version 3)” di Kenneth Armitage, del 1957
Scomparso agli inizi di gennaio, Bowie era spesso attratto dalle opere che esploravano l’identità britannica, afferma Kate Chertavian che fu co-curatrice della collezione dell’artista tra il 1992 e il 2000. In opere come “Fisherman in the Snow” di John Bellany (1965), cupa raffigurazione di un villaggio di pescatori che Bowie acquistò nel 1993, l’esperta percepisce come il musicista fosse alla ricerca di qualcosa: era “come se fosse alla ricerca di sé stesso in quelle opere”, sostiene.
Anche per Elton John l’arte è un fatto personale. Il musicista iniziò la sua attività collezionistica nel 1990, recentemente sobrio dopo un periodo di riabilitazione. Nel visitare un festival di fotografia in Francia rimase colpito dai lavori di Horst P. Horst e Irving Penn e acquistò immediatamente 12 scatti. “Comprare fotografie è un vizio molto più salutare”, ha dichiarato in un’intervista per il catalogo della mostra. “Andò di pari passo con la mia sobrietà, e la cosa fu stimolante oltre che una liberazione”.
La collezione di fotografie di Elton John
Маn Ray, “Glass Tears”, del 1932
“A Bee on a Sunflower” di Edward Steichen, del 1920
“Dancer, Willem van Loon, Paris” di Ilse Bing, del 1932
“Dancer, Willem van Loon, Paris” di Ilse Bing, del 1932
“George Washington Bridge” di Margaret Bourke-White, del 1933
“Migrant Mother” di Dorothea Lange, del 1936
“Nude” di Edward Weston, del 1936
“Christ or Chaos?” di Walker Evans, del 1946
“Salvador Dali, New York” di Irving Penn, del 1947
Le fotografie della collezione di Elton John in mostra al Tate Modern includono famose immagini in bianco e nero scattate tra gli anni ’20 gli anni ’50. Tra le opere di spicco troviamo le stampe inventive di Man Ray (“Glass Tears” del 1932, ad esempio), Edward Weston e Dorothea Lange, la cui fotografia “Migrant Mother” del 1936 è collocata in una sezione dedicata al documentario sociale. Una raccolta di cosiddetti “ritratti d’angolo” di Irving Penn, in cui il fotografo incorniciava i suoi soggetti all’interno di stretti angoli, mostra scatti di Salvador Dalí, Duke Ellington e Noël Coward. (Il musicista e suo marito, David Furnish, sono entrambi membri del Tate’s International Council).
John, che è stato fotografato da Penn e Richard Avedon, dichiara di essere timido di fronte all’obiettivo e di non essere solito fotografare.
“Tuttavia mi sento molto a mio agio in compagnia di persone che sanno come fotografarmi, questa è la differenza”, afferma nell’audioguida della mostra.
“Ci sono persone che fanno fotografie e persone che sanno come fare fotografie”.
Al posto di una collezione, la Halcyon Gallery espone dipinti, disegni e oggetti in ferro battuto creati da Bob Dylan. Al pari di altri artisti del rock con la passione della pittura, come John Mellencamp e Patti Smith, Dylan ha trovato uno sbocco creativo alternativo in cui convogliare le sue principali preoccupazioni. Dalle sue opere “emerge il fascino nei confronti dei particolari paesaggi americani, delle ferrovie e dei vasti spazi aperti”, sostiene l’esperto in storia della musica britannica Clinton Heylin, autore di diversi libri su Dylan.
La mostra “The Beaten Path” include una raffigurazione di grandi dimensioni di una strada aperta con montagne sullo sfondo, intitolata “Endless Highway 1” e dipinta lo scorso anno. Sono però presenti anche scene più rappresentative della quotidianità: un ristorante economico in Tennessee, un motel della Florida o un anonimo negozio di ciambelle. Nella prefazione del catalogo della mostra Dylan descrive il suo processo creativo con insolito dettaglio. “Mi sono auto-limitato ai soggetti tradizionali senza bollare nulla come superficiale o pacchiano”, scrive. “Anche un semplice chioschetto di hot dog può mostrare elementi classici e io lo osservo in quanto tale”.
“Mi sono auto-limitato ai soggetti tradizionali senza bollare nulla come superficiale o pacchiano”, scrive. “Anche un semplice chioschetto di hot dog può mostrare elementi classici e io lo osservo in quanto tale”.