12 immagini satellitari che ritraggono la vita sulla terra
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Benjamin Grant mostra campi profughi, orrori ambientali, progetti residenziali in Florida e coltivazioni di graziosi tulipani danesi.

La carriera di Benjamin Grant nelle vesti di curatore di straordinarie immagini satellitari ebbe inizio soprattutto a causa di un problema con la tanto discussa applicazione Maps di Apple.

Grant stava preparando un discorso per i suoi amici incentrato sullo spazio e sull’effetto legato alla visione totale del pianeta, e a un certo punto digitò “Earth” per vedere se la mappa si sarebbe allargata fino ad abbracciare tutta la Terra. “In realtà la mappa si posizionò su Earth, una piccola cittadina texana nel bel mezzo del nulla,” dice il 26enne di New York. “L’intera inquadratura si riempì dei cerchi perfetti creati dagli impianti di irrigazione a pivot. La mia reazione fu più o meno questa: Oh, santo cielo, è una delle cose più belle che io abbia mai visto.”

Da allora Grant è stato perennemente a caccia di paesaggi altrettanto belli – e, talvolta, inquietanti – allo scopo di condividerli sul suo sito Daily Overview. In ciascuna delle immagini fornite dall’azienda partner DigitalGlobe, specializzata in immagini satellitari e con sede in Colorado, cerca di mostrare le prove degli impatti umani sul pianeta legati all’agricoltura, alle attività minerarie, ai trasporti o ai festival musicali. Talvolta il sito è anche una fonte di notizie; quando si verificò il terremoto in Nepal lo scorso aprile, Grant individuò un’immagine in cui si potevano osservare rifugi d’emergenza spuntare qua e là in tutta Kathmandu.

Negli anni dedicati alla ricerca Grant ha catturato due immagini satellitari che gli sono particolarmente care, per ragioni diverse. La prima mostra estese file di coloratissimi tulipani coltivati nei campi olandesi, “meravigliosa visione di un paesaggio creato dall’uomo,” afferma. Nell’altra è invece fotografato il campo profughi più grande del mondo situato a Dadaab, in Kenya, che ospita centinaia di migliaia di cittadini somali in fuga dalla guerra e dalla fame.

“In apparenza sembra uno stupendo terreno di colore rosso, costellato di tende disposte in perfetto ordine. A prima vista verrebbe da dire: ‘Fantastico, questa fotografia sarebbe da appendere al muro!’”, fa notare Grant. “Ma quando capisci di cosa si tratta veramente, è terribile: ti dà un’idea delle proporzioni del dramma che si sta verificando.”

Gli sforzi di Grant hanno riscosso uno straordinario successo su Instagram; i suoi piani futuri prevedono l’uscita, la prossima estate, di un libro fotografico con la casa editrice Penguin Random House. “Non mi sarei mai aspettato una simile popolarità,” dichiara. Ecco alcune delle immagini dai significati più profondi, iniziando con una catturata proprio quest’anno:

Migranti e rifugiati, molti dei quali in fuga dal conflitto siriano, costruiscono dei ripari lungo la frontiera ungherese presso la città di Röszke.

La miniera di diamanti Mir, oggi abbandonata, sbadiglia al cielo nella Siberia orientale. Con i suoi 524 metri di estensione verticale è la seconda miniera più profonda del pianeta.

Gli stagni di evaporazione della miniera di potassa di Moab (Utah) sono verniciati di blu allo scopo di velocizzare l’asciugatura dei sali di potassio utilizzati come fertilizzanti.

L’imponente impianto Gemasolar Thermosolar Plant di Siviglia, in Spagna, concentra l’azione di 2650 pannelli per la produzione di energia solare.

Il Glastonbury Festival, che si tiene ogni anno nella località inglese di Pilton, trasforma questo piccolo paesino di appena mille abitanti in una vibrante massa formata da oltre 135 mila appassionati di musica. Qui sono mostrate le loro tende.

Olivi punteggiano il terreno delle aree agricole di Cordoba, in Spagna.

Presso il cimitero degli aerei del Southern California Logistics Airport riposano le spoglie di oltre 150 velivoli dismessi.

L’artificialità del quartiere residenziale di Delray Beach, in Florida, è impressionante se osservata dallo spazio.

Il Memoriale per gli Ebrei Assassinati d’Europa di Berlino contiene 2711 lastre di cemento disposte in modo tale da infondere nel visitatore sensazioni di sbigottimento e disagio.

L’estesa Città Proibita di Pechino, costruita nel XV secolo, consta di ben 9999 stanze e di un fossato largo 52 metri.

Campi irrigati con sistemi a pivot tappezzano il terreno nei dintorni di Edson, in Kansas.

Villa Epecuén, gettonatissima località turistica argentina, venne distrutta dal crollo di una diga nel 1985 e ora è una città fantasma in rovina.

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