Non esiste nessun altro festival che assomigli neppure lontanamente al Burning Man.
Della durata di una settimana e organizzato nel bel mezzo del Black Rock Desert in Nevada, Burning Man è un’installazione temporanea dove i partecipanti possono dare sfogo all’immaginazione e costruire la loro società ideale.
Qui i cellulari non prendono e non c’è internet, il denaro non funziona e gli artisti trascorrono mesi a costruire enormi opere il cui unico scopo è quello di essere bruciate alla fine dell’evento.
Lo scrittore e fotografo NK Guy visitò per la prima volta Burning Man nel 1998, sperando che il festival sarebbe stato un’ottima tappa del suo viaggio on the road estivo.
“Sotto molti punti di vista ero del tutto impreparato a quello che avrei incontrato,” ha dichiarato Guy in un’e-mail. “È stato come visitare un paese straniero visto sino a quel momento solo in cartolina – familiare sì, ma anche completamente surreale. Mi sono sentito come trasportato su un pianeta alieno, o su un set cinematografico senza riprese.”
Da allora, è tornato ogni anno a fotografare l’evento. Guy ha raccolto molte delle sue fotografie in un libro intitolato “Art of Burning Man”, pubblicato dalla casa editrice Taschen in agosto.
Il Black Rock Desert, situato nel letto prosciugato di un lago del Nevada, crea un panorama estremamente suggestivo.
Pier 2, 2012. Artisti: Kevan Christiaens, Matt Schultz e il Pier Group.
Qui un gruppo di “burner” rema a bordo di una barchetta nei pressi di un molo costruito per evocare l’antico passato di questa zona. Un galeone spagnolo è ormeggiato all’estremità opposta del molo. “Inizi dai colori dorati dell’alba per arrivare al torrido calore del mezzogiorno, fino a giungere a una soffocante tempesta di sabbia nel primo pomeriggio, poi al crepuscolo rosato del deserto, e infine alla notte scura come la pece – tutto nell’arco di un giorno,” ha dichiarato Guy.
Come facilmente intuibile, fotografare Burning Man comporta una serie di sfide durissime.
Black Rock City, 2011. Il piano urbanistico di Rod Garrett.
“Durante le tempeste di sabbia è orribile respirare e anche le fragili apparecchiature fotografiche ne risentono… Non potendo guidare l’auto, ho dovuto portare a piedi e in bicicletta la mia attrezzatura, compresi i pesanti treppiedi,” ha rivelato Guy. “E come se la polvere non bastasse, ci sono stati anche anni in cui un terzo dei miei scatti si sono rivelati completamente bianchi perché il calore aveva sciolto le parti in schiuma dell’otturatore della mia macchina fotografica.”
Nonostante molte persone oggi si rechino a Burning Man per fare festa, l’obiettivo primario di Guy è sempre stato l’arte creata per l’evento.
Cupcake Cars, 2006. Artisti: Lisa Pongrace, Greg Solberg e il team Acme Muffineering.
“Burning Man è uno dei pochi posti sulla Terra, ad eccezione delle abitazioni private e di alcune istituzioni religiose, in cui nulla – arte compresa – può essere comprato o venduto. Il fatto che l’arte non sia soggetta agli imperativi commerciali rende gli artisti liberi di spingere il loro lavoro lungo strade davvero interessanti”, sottolinea Guy. Le “Cupcake Cars” create dall’Acme Muffineering Team ne sono un’evidente dimostrazione.
In oltre un decennio di partecipazione a Burning Man, Guy ha assistito all’incredibile crescita delle installazioni artistiche.
Gearhead, 2013. Artisti: Steve Hall e Becky Stillwell.
“Nei primi anni un’opera d’arte veniva realizzata da un artista o due, con l’aiuto di alcuni amici,” rivela Guy. “Oggi, gruppi composti da numerose persone lavorano all’interno di enormi magazzini per costruire le stupefacenti opere d’arte di Burning Man.”
“El Pulpo Mecanico,” un’enorme piovra costruita nel 2014 impiegando rottami metallici, spara fiamme tutt’intorno per deliziare il suo pubblico.
El Pulpo Mecanico, 2014. Artisti: Duane Flatmo e Jerry Kunkel.
“L’oscurità della notte è stata da tempo messa al bando a Burning Man, al punto che dal centro della città è difficile vedere le stelle,” commenta Guy.
Costruita dall’artista Andy Tibbetts nel 2013, questa nave pirata è in grado di sparare fiamme e di avanzare nonostante la sua ruota anteriore sia priva di asse.
CS (Clock Ship) Tere, 2013. Artista: Andy Tibbetts.
“Da un punto di vista estetico la luce in costante cambiamento e le condizioni meteo pongono continuamente delle sfide, così come le continue mutazioni dell’ambientazione dell’evento stesso”, ammette Guy. “Le persone vanno e vengono a bordo delle loro biciclette, al pari dei veicoli artistici e di quelli di servizio.”
Sono gli enormi templi, tuttavia, che Guy considera il “cuore emotivo” di Burning Man.
The Temple of Transition, 2011. Artisti: David Best e il Temple Crew.
Creati per la prima volta dal noto scultore David Best, i templi sono considerati spazi sacri in cui tutti possono riunirsi per addolorarsi o meditare. Nonostante ci vogliano mesi per costruirli, i templi vengono bruciati alla conclusione dell’evento.
I templi non sono le sole strutture che finiscono con l’essere incendiate.
Man Burn, 2013. Artisti: The Man: Larry Harvey, Jerry James, Dan Miller e il ManKrew. Base The Man: Lewis Zaumeyer e Andrew Johnstone.
Alla fine della settimana, un’enorme scultura chiamata “The Man” viene completamente bruciata nel corso di una cerimonia dal profondo significato simbolico, il cui scopo è quello di riunire l’intera comunità di Burning Man. “L’evento ha un profondo significato, e non è certo quello che ti aspetteresti dal solito summer festival,” sostiene Guy.
Intitolata “Embrace”, questa scultura in legno alta nove metri simboleggia le relazioni umane.
Embrace, 2014. Artisti: Kevan Christiaens, Kelsey Owens, Bill Tubman, Joe Olivier, Matt Schultz e il Pier Group.
Realizzata per l’edizione 2014 di Burning Man, il solo scopo per cui questa scultura è stata costruita è per essere distrutta.
In una fotografia scattata in seguito al rogo finale del 2013, il partecipante Kaspian Khalafi ispeziona i resti.
Resti di “The Man”, 2013.
“La polvere, la vastità del deserto di fronte al quale non siamo altro che piccole creature, il riunirsi degli amici, la straordinarietà dell’arte, il senso di aperto invito nei confronti di chi desideri essere realmente – questa è la vera anima di Burning Man,” conclude Guy.