Un giorno la società di Elon Musk emetterà dei token? Jen Weirner esplora questa possibilità su Fortune.
Nella tarda serata di venerdì Elon Musk ha annunciato che Tesla (NASDAQ: TSLA.NASDAQ) resterà in Borsa, nonostante meno di tre settimane fa avesse twittato di star considerando la rimozione società di auto elettriche dal listino del Nasdaq.
Sono molti i motivi citati da Musk per cui Tesla sia “di gran lunga migliore come società quotata”, ma uno di questi mi ha colpito particolarmente:
“Non esiste un percorso comprovato per la maggior parte degli investitori retail [che permetta loro] di possedere azioni nel caso in cui diventassimo una private company”, ha scritto Musk nella sua dichiarazione ufficiale.
Nessun percorso comprovato. Ovviamente ha ragione. Le autorità di regolamentazione americane limitano il possesso di quote in startup e altre società non quotate in Borsa ai cosiddetti “investitori riconosciuti”, quelli considerati abbastanza ricchi da essere in grado di permettersi di correre i rischi aggiuntivi derivanti dal possedere titoli che non si negoziano nei principali mercati, rendendoli illiquidi.
Tuttavia, esiste un investimento rischioso che gli investitori retail possono permettersi, indipendentemente dalla loro ricchezza: le criptovalute, ovviamente. La U.S. Securities and Exchange Commission non vieta agli individui di acquistare bitcoin (Bitcoin: BITCOIN) e altri asset digitali in maniera diretta; fondamentalmente perché non può, per via della struttura decentralizzata delle blockchain su cui girano queste criptovalute. D’altro canto la SEC ha impedito che le criptovalute diventassero ancora più accessibili respingendo il resto delle richieste in sospeso per gli exchange-traded fund sul bitcoin.
Ad ogni modo le criptovalute sono lungi dall’essere “comprovate” per quel che riguarda l’offrire alle persone un modo responsabile di investire e diversificare. Basta farsi un giro su internet per leggere diverse storie di persone che hanno perso i loro risparmi nelle criptovalute.
Eppure non posso fare a meno di pensare che un giorno le criptovalute potrebbero fornire a Musk il percorso che sta cercando. Si tratta di un’idea che è venuta fuori qualche settimana fa durante lo show di Fortune “Balancing the Ledger”, quando Haydar Haba di Andra Capital ha suggerito di creare una “Tesla Coin” per risolvere i problemi di Musk.
Detto questo, c’è ancora un grosso ostacolo lungo la strada: Haba e altri imprenditori che offrono “security token” attualmente li limitano anch’essi ad investitori accreditati, per rispettare la posizione della SEC.
Slava Rubin, co-fondatore e AD di Indiegogo, nell’ultimo episodio dello show ha spiegato in che modo la sua società venda esclusivamente i suoi security token, solitamente sostenuti da beni immobili, a coloro che dimostrano il proprio status di accreditamento tramite un processo di verifica. Ha inoltre accennato al modo in cui la tokenizzazione potrebbe aprire “un’altra intera classe di asset a più persone”, allo stesso modo in cui il bitcoin è aperto agli investitori di tutto il mondo.
Ma diversamente dal bitcoin questi security token sono sostenuti da asset tangibili con valore accertato nel mondo reale, rendendoli potenzialmente più sicuri per gli investitori al dettaglio. Dice Rubin:
“Con una di queste offerte di security token, si possiede una struttura che ha clienti, impiegati e che opera da anni”.
Forse un giorno la SEC consentirà a chiunque di possedere azioni di società tokenizzate, che siano quotate in Borsa o meno.