Cerchiamo di capire se esistono le basi per una regolamentazione del fenomeno Bitcoin su scala globale.
Negli ultimi mesi gli appelli delle autorità a un maggiore controllo del mercato del bitcoin e delle criptovalute in generale si sono fatti più insistenti. Sebbene in maniera disorganizzata, diverse dichiarazioni di banche centrali e governi fanno intendere che gli investitori potranno aspettarsi un 2018 all’insegna delle regolamentazioni.
L’anno scorso il Giappone è stato il primo a muoversi in questa direzione, seguito dalla Corea del Sud (che ieri ha finalmente rilasciato le linee guida ufficiali per exchange e banche sul trading di criptovalute) e dalla Cina, che dapprima ha toccato solo le Ico e poi ha portato avanti un giro di vite sempre sempre più stretto sull’intero settore.
In Occidente il fisco statunitense si è già messo sulle tracce i crypto-trader evasori e il governo ha deciso di tassare anche gli scambi tra criptovalute all’interno delle piattaforme, mentre dalla Bce arrivano segnali contrastanti, che vanno dai moniti del governatore austriaco Ewald Nowotny a iniziative come il sondaggio su Twitter con cui l’istituto di Francoforte al pubblico se il bitcoin può essere considerato un’alternativa valida alle valute tradizionali. E la scorsa settimana i ministri delle Finanze di Francia e Germania hanno annunciato la loro volontà di presentare una proposta comune al prossimo G20 in Argentina.
Un articolo di Darryn Pollock apparso su Cointelegraph ha provato a fare il punto della situazione e, soprattutto, capire se esistono le basi per una regolamentazione del fenomeno su scala globale.
L’effetto della regolazione
Di recente si è verificata una crescente pressione normativa riguardo al bitcoin e all’intero mercato delle criptovalute, che è stata percepita su tutti i livelli. La confusione, iniziata in Corea, ha provocato una grossa flessione e persino la ritrattazione di queste dichiarazioni ha aiutato il mercato a crescere.
All’interno di queste mosse normative, da paesi individuali sono partite mosse molto decise che sono state osservate nell’intero mercato globale delle criptovalute. Tuttavia, non sono mai state abbastanza decisive da riportare il tutto sotto il loro controllo.
Si tratta di normative per situazioni specifiche e questi esempi non sono abbastanza solidi da poter vincolare l’attuale criptomercato libero.
“Una regolamentazione efficace delle criptovalute sarebbe quindi raggiungibile soltanto tramite la massima cooperazione internazionale possibile, poiché il potere normativo degli stati nazionali è ovviamente limitato”, ha dichiarato Joachim Wuermeling, membro del consiglio di amministrazione della Bundesbank.
Le due facce della moneta digitale
Il problema è che ci sono due punti di vista molto diversi nell’ambito della regolamentazione del bitcoin e che possono differire da paese a paese.
Ad esempio, il Giappone è stato uno dei maggiori sostenitori del mercato delle valute digitali, dando al bitcoin lo status di valuta già lo scorso anno. Tuttavia, appena oltre il Mar del Giappone, sulla terraferma, la Cina è invece stata la protagonista principale nella guerra contro la criptovaluta.
Prima c’è stato il divieto delle Ico, poi quello degli exchange e adesso ci sono ulteriori brutte notizie per chi si occupa di servizi simili a quelli forniti dagli exchange.
È necessario?
È inoltre in atto una discussione riguardante il bisogno di una regolamentazione, poiché tutto ciò sembrerebbe in contrasto con quello che il bitcoin sta cercando di ottenere, tramite la sua natura decentralizzata. Cal Evans, un avvocato di Londra specializzato in tecnologia, afferma:
“Mentre le criptovalute ‘crescevano’, sono state costrette a superare alcuni problemi importanti di conformità e regolamentazione a livello internazionale. Questi problemi normativi sono molteplici, a seconda del paese da cui state leggendo questo articolo. Eppure, c’è un problema che sembra sempre passare inosservato. Il riciclaggio di denaro”.
Steve Keen, professore di economia presso la Kingston University, condivide sentimenti simili riguardo alla natura subdola di una valuta non regolamentata:
“Non si può non avere una regolamentazione in un sistema in cui si verificheranno attacchi criminali. Il codice stesso chiaramente non è infallibile. Le persone troveranno dei modi, i fork saranno inevitabili, che li vogliano o meno. In una situazione simile, una regolamentazione potrebbe essere l’unica soluzione possibile”.
È possibile?
È chiaro che il bitcoin e le altre valute continueranno ad esistere in modi che molti organismi normativi disapproveranno, a meno che non ci sia un fronte unito per porre l’economia delle valute digitali sotto il controllo globale.
Persino il divieto delle criptovalute in paesi come la Cina si è soltanto rivelato un piccolo ostacolo lungo la strada, dato che gli appassionati del bitcoin sono comunque riusciti a trovare altri modi per andare avanti.
A cura di Corrado Nizza