L’analista finanziario Jason Bloomberg ha elencato su Forbes alcune convinzioni che impediscono una valutazione equilibrata del mercato delle criptovalute.
1. La fallacia del “bianco e nero”
In un mio precedente articolo ho fatto notare come il bitcoin (Bitcoin: BITCOIN) non fosse sufficientemente simile ad altre cose per potere effettuare dei confronti. Ma in molti hanno risposto che sono caduto nella mia stessa trappola facendo un confronto tra, poniamo, la bolla del bitcoin e altre bolle speculative o tra il bitcoin e i soldi “reali”.
Risposte del genere sono un esempio del luogo comune del bianco e nero: presupporre che, per un dato argomento, soltanto le due posizioni più estreme debbano essere prese in considerazione. Questa mentalità estremista permea l’intero mondo delle criptovalute.
E c’è un’altra argomentazione comune che soccombe a questo pregiudizio: ci sono dei problemi nell’incaricare i governi dell’offerta di moneta, quindi abbiamo bisogno di un’offerta di moneta indipendente da qualsiasi governo. Forse, lavorare all’interno del sistema per migliorare il modo in cui opera il governo sarebbe più efficace, no?
2. La capitalizzazione di mercato del bitcoin è importante
La formula per la capitalizzazione di mercato è semplice, ma ingannevole: moltiplicate il numero di bitcoin (o di qualsiasi altcoin) esistenti per il valore di mercato della moneta e voilà! Un numero che rappresenta… cosa, esattamente?
Mentre scrivo questo articolo, la capitalizzazione di mercato del bitcoin è sopra i 250 miliardi di dollari. Ciò non significa, tuttavia, che ci sia una cesta con tutto quel contante al suo interno da qualche parte sotto ad un arcobaleno, pronta ad essere divisa tra tutti i fortunati possessori di bitcoin.
In realtà, quando la bolla sta per scoppiare e tutti cercano di incassare, la quantità totale da essere divisa non può mai essere superiore a quella che le persone hanno investito in bitcoin nel corso del tempo – e quel numero è molto, molto più piccolo rispetto alla sua attuale capitalizzazione di mercato.
3. L’elaborazione decentralizzata delle transazioni è una buona idea
Come con qualsiasi tecnologia basata sulla blockchain, ogni infrastruttura di transazione di una criptovaluta dipende da un numero di elaboratori di transazioni decentralizzati.
Nel caso del bitcoin, chiamiamo questi elaboratori “miner”, perché la sua infrastruttura premia tali miner con nuovi bitcoin.
Per le criptovalute che seguono questo modello (non tutte lo fanno), ci sono diversi problemi. Il mining diventa sempre più costoso e consuma grosse quantità di elettricità – ma questi non sono nemmeno i problemi più grandi.
C’è una bomba ad orologeria dietro al bitcoin e a tutte le valute simili: se il valore del mercato della ricompensa per il mining scenderà al di sotto del costo del mining, i miner smetteranno di minare. Il che significa che nessuno elaborerà le transazioni. Che a sua volta significa che l’intera infrastruttura del bitcoin si fermerà. Definitivamente.
Per le altcoin che non premiano gli elaboratori di transazioni con nuove monete, ci sono ancora meno motivi per continuare a partecipare, una volta che si spegnerà l’entusiasmo.
La soluzione? Centralizzare l’elaborazione delle transazioni, come fanno Visa, Mastercard e tutte le banche. Cosa che, ovviamente, rende le criptovalute inutili.
4. “HODL” è una strategia razionale
Alcuni speculatori di criptovalute sono felicissimi di vendere durante gli alti e di comprare durante i bassi, un modo infallibile per fare soldi – fino a quando riuscite a programmare le vostre transazioni in maniera corretta, ovviamente.
Ma altri speculatori sono HODLer – HOLD sta per “hold on for dear life”, ovvero tenere aperta la propria posizione quanto più possibile. La strategia dell’HODL presume che il valore del bitcoin o dell’altcoin in questione si moltiplicherà di molte volte in futuro, per questo motivo un HODLer non venderà mai, indipendentemente da quanto sia volatile il prezzo.
In realtà, l’enorme quantità di HODLer sta semplicemente sostenendo il valore speculativo della valuta, dando ai trader più attivi una migliore possibilità di ottenere dei profitti.
Ricordate, gli unici che fanno soldi in una bolla speculativa sono quelli che ne escono in tempo. Chiunque altro è un perdente. Che è essenzialmente ciò che sono gli HODLer.
5. Le criptovalute possono essere un mezzo di scambio valido e anche artificialmente scarso
La più importante innovazione del bitcoin è forse la sua scarsità artificiale. Esiste un tetto massimo di bitcoin possibili, crearne ulteriori è sempre più difficile e l’infrastruttura della blockchain impedisce la doppia spesa.
Tale scarsità artificiale è essenziale per il valore speculativo del bitcoin, ma opera in contrasto con qualsiasi altro tentativo di renderlo un valido mezzo di scambio. Dopotutto, chi vorrebbe comprare – o vendere – una tazza di caffè con i bitcoin se un giorno quella tazza costasse 5 dollari, il giorno dopo 50 dollari e il giorno dopo ancora 10 dollari?
In effetti, se dovessi inventare una criptovaluta che potesse fungere da valido mezzo di scambio, avrebbe molto più senso basare il valore di una delle mie monete su, ad esempio, una media delle 10 principali monete fiat (ovvero il denaro “reale”).
Una criptovaluta simile non sarebbe dotata tuttavia di alcuna scarsità artificiale e quindi non sarebbe particolarmente utile come veicolo speculativo. E dove sarebbe il divertimento?
6. L’innovazione nelle altcoin risolverà i problemi del bitcoin
Esistono centinaia di altcoin e ne compaiono di nuove ogni giorno. Adesso persino i fan più irriducibili del bitcoin si stanno rendendo conto che il bitcoin stesso presenta diversi problemi tecnici, e molti stanno abbandonando la nave per avvicinarsi alle altcoin che si propongono di risolvere i problemi con i bitcoin.
Il problema di questa posizione è che indubbiamente la motivazione principale per questo passaggio sono le carenze del bitcoin come mezzo per le attività criminali. Non è abbastanza anonimo per i pedopornografi ed è troppo volatile per i riciclatori di denaro.
Quindi in cosa si concentra l’innovazione? Sulle altcoin che soddisfano meglio i bisogni di tali criminali – non su priorità che siano in linea con persone che conducono affari in maniera legale e onesta. E dal punto di vista del commercio legale, l’innovazione odierna sta creando più problemi, invece che risolverli.
7. Le monete derivanti dalle ICO avranno valore
Forse la cosa più folle di un circo delle criptovalute già impazzito è il mondo delle initial coin offering (ICO). Vagamente simili alle offerte pubbliche iniziali, le ICO sono un modo per le startup di raccogliere fondi dagli investitori.
Qui, tuttavia, è dove finiscono le somiglianze. In sostanza, per mettere in atto una ICO, una startup crea un gran numero di nuove altcoin dal nulla e ne vende molti agli speculatori.
Ci sono diverse variazioni sui dettagli, come il numero di altcoin conservato dai fondatori e cosa può essere fatto con i token rimasti dopo l’ICO. La startup utilizzerebbe i soldi veri che ottiene dal vendere quelli fasulli del Monopoli che hanno appena stampato per lanciare un’attività legata alla blockchain (a meno che non si tratti di una banda di truffatori, ovviamente, cosa che molti di loro sono).
Poi accade qualcosa di magico e tutti quelli che hanno comprato le altcoin durante l’ICO le vendono per ricavare un profitto. Ciò che si ricava dopo questo evento magico permeato di inutilità dipende dal modello di business della startup – ma una cosa che gli investitori non ottengono è una partecipazione azionaria nella società.
Almeno con i veri soldi del Monopoli potete giocare a Monopoli. Tuttavia, con le monete generate dalle ICO, di rado si presenta un mercato speculativo, perché ci sono troppe ICO con troppe nuove altcoin.
Volete piazzare un hotel su Parco della vittoria? Siete sfortunati. Tutte queste nuove altcoin non valgono la carta su cui sono stampate – se fossero di carta, cosa che non sono.
Benvenuti nel mondo delle criptovalute.