Bitcoin e marijuana: cosa potrà mai andare storto?
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14 settembre 2017

C’è chi pensa che gli Stati e il proibizionismo non siano le vere minacce per il bitcoin e la marijuana.

L’entusiasmo fuori misura di investitori e l’avidità degli speculatori sono gli elementi più pericolosi per un mercato in espansione, dice l’editorialista di Bloomberg Lionel Laurent. Bitcoin (Bitcoin) e cannabis non fanno eccezione.

Tanto il bitcoin (e le criptovalute in generale) quanto la marijuana sono nel mirino delle autorità e non mancano i proclami di chi li considera due bolle pronte a scoppiare. Scrive Laurent:

“Una volta le valute virtuali e l’erba appartenevano al dark web; ora vengono esaltate come delle asset class destinate a una crescita enorme. E l’hype ha già fatto un po’ di strada: Bitcoin viene scambiato poco sotto i 4.000 dollari e le azioni della marijuana vengono scambiate a valutazioni degne delle startup biotech”.

A oggi, dicono i gestori di fondi su Bloomberg, l’operazione più diffusa sui mercati finanziari è andare long sul bitcoin. Eppure, nonostante il boom di bitcoin e cannabis, la paura di eventuali provvedimenti regolatori da parte delle autorità è una costante. E a ragione.

Il 4 settembre la Cina ha annunciato il ban delle initial coin offering (le offerte di valuta iniziali con cui le startup raccolgono fondi tramite la vendita di token) e questa decisione ha alimentato le incertezze del mercato in merito a una possibile stretta sulle criptovalute in generale, con relative discese in territorio negativo. Poche ore fa è stato reso noto che BTCC, il maggiore exchange del paese, cesserà il trading di criptovalute.

“Finora solo un piccolo numero di Paesi ha provato a bandire del tutto Bitcoin, ma sono bastati una serie di avvertimenti da parte delle autorità riguardo le Initial Coin Offering per incrinare il prezzo del bitcoin e di altre valute come Ethereum”, dice Laurent.

E anche se la marijuana è diventata legale in 25 stati Usa e nel Distretto della Columbia, resta ancora illegale a livello federale; senza contare l’incognita rappresentata dall’amministrazione Trump, che si appresta a votare il deputato conservatore Tom Marino a capo dell’antidroga. Marino è notoriamente vicino a posizioni proibizioniste e contro la legalizzazione della marijuana, ma è anche uno strenuo difensore dell’autonomia dei singoli States dal governo federale.

Che effetto avrà Trump sulla marijuana?

Eppure, secondo il giornalista di Bloomberg, il vero pericolo proviene dall’eccesso di offerta rispetto alla domanda effettiva e non dagli Stati che vogliono mettere un freno a questi due settori.

Si contano più di 800 criptovalute su CoinmarketCap e lo stesso bitcoin è stato protagonista di una scissione che dato vita a Bitcoin Cash (EXANTE: Bitcoin.Cash). Ma al contempo le criptovalute sembrano ancora confinate alla speculazione:

“La società di ricerche di mercato Jupiter Research mostra che dal 2014 non vi è stato alcun progresso sostanziale nell’adozione del bitcoin da parte degli consumatori, nonostante un balzo del 50% nel numero di transazioni”.

Sul fronte della marijuana legale invece i prezzi hanno già registrato una battuta d’arresto, sebbene qui sia innegabile la presenza di una vera e propria domanda.

ArcView, società specializzata in ricerche riguardanti l’industria dalla marijuana, stima che il consumo ricreativo da parte degli adulti crescerà sette volte tanto entro il 2021.

“Ma quanto è affidabile questo mercato?”, chiede Laurent, che cita l’esperienza dei “coffee-shop” di Amsterdam: tra il 1997 e il 2005, il 50% dei questi è sparito a causa di un calo del consumo della cannabis tra i giovani.

Il timore è che tutto potrebbe andare in fumo prima ancora di un intervento dall’alto.

Corrado Nizza

Fonte: Bloomberg

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