Che ne sarà dell’Ipo di Uber?
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Esaminiamo tre problematiche che Uber deve affrontare prima di tornare a parlare del suo debutto in Borsa.

Uber vanta una valutazione di circa 70 miliardi di dollari dopo l’ultimo giro di raccolta fondi. Il colosso del ride-hailing è di gran lunga l’unicorno tech più ricco a non aver ancora debuttato in Borsa. Ma la serie di scandali che di recente ha colpito Uber sembra aver messo da parte il piano di presentare un’offerta pubblica iniziale, per usare un eufemismo. Quindi la domanda da farsi è: prima o poi gli investitori di Uber riusciranno a incassare?

Un nuovo management

Cosa deve accadere prima che Uber possa prendere seriamente in considerazione un’Ipo?

Uber sta vivendo un momento difficile. La società è stata colpita da diversi scandali, tra cui denunce per molestie sessuali e altre accuse secondo cui la società si sia mossa sul filo della legalità in una serie di occasioni. Questi scandali hanno provocato una gran quantità di dimissioni, volontarie e non, da parte di membri del management.

In questo momento è senza presidente, senza capo della divisione tecnologica, senza responsabile finanziario e senza business chief. A partire dal 2017 tutte le persone che ricoprivano questi ruoli hanno lasciato la società dall’inizio del 2017.

Uber si ritrova anche senza il suo amministratore delegato e co-fondatore, Travis Kalanick. Probabilmente sotto pressione da parte del board della società, la scorsa settimana Kalanick ha annunciato che prenderà un periodo di aspettativa a tempo indeterminato.

Quindi, ricapitolando, il primo passo che Uber deve compiere per realizzare un’Ipo è riempire tutti i posti vacanti e creare un management team stabile e credibile che sia in grado di gestire una società quotata.

La disputa con Waymo

Il secondo passo che Uber deve compiere per avvicinarsi alla sua Ipo è fare pace con Waymo; e tornare allo sviluppo del suo progetto di guida autonoma dopo l’addio del responsabile che se ne occupava.

Waymo è la società che era diventata famosa come il progetto di guida autonoma di Google. Oggi è una sussidiaria di Alphabet. All’inizio dell’anno Waymo ha citato in giudizio Uber, con l’accusa di aver rubato diversi giga documenti riservati.

Nel dettaglio a essere accusato è Anthony Levandowski, ex direttore del progetto di guida autonoma di Uber, che avrebbe portato con sé dei segreti legati alla tecnologia quando ha lasciato Google a inizio 2016 per fondare Otto, una startup che lavorava su dei furgoni senza conducente e acquisita da Uber la scorsa estate pochi mesi dopo.

La causa è ancora alle prime battute, ma gli analisti pensano che Waymo abbia delle argomentazioni solide a suo favore. Un indizio? Lo stesso Levandowski avrebbe lasciato perché non voleva (o poteva) aiutare la società a difendersi contro le accuse.

E in generale avere Alphabet (NASDAQ: Alphabet Class A [GOOGL]) tra i propri nemici non è proprio negli interessi di Uber nel lungo termine. Lo scorso mese Waymo ha stretto un accordo con Lyft, rivale di Uber, in quella che è sembrato un attacco neanche troppo velato.

Considerato tutto questo, risolvere la causa legale con Aplhabet e tornare in buoni rapporti con la società madre di Google è sicuramente nella lista delle cose da fare prima di lavorare su un’Ipo.

Questione di tempismo

Uber potrebbe dover sostenere una terza sfida prima di debuttare in Borsa: dopo tutti gli scandali e le frizioni interne, è probabile che i mercati non valuteranno Uber attorno a 70 miliardi di dollari. In questo scenario, convincere gli investitori a prendere parte in un’Ipo rischia di abbassare sostanzialmente la valutazione della società. E tutto questo potrebbe richiedere una serie di negoziati lunghi e complicati.

Un’altra possibilità da tenere in considerazione è che Uber potrebbe aver mancato il momento ideale di entrata per una offerta pubblica iniziale. Il mercato rialzista va avanti da tempo ed è destinato a divenire ribassista, prima o poi. Se quella finestra temporale coinciderà con il momento dell’Ipo di Uber, allora il debutto in Borsa potrebbe essere rimandato.

L’unica cosa certa è che Uber non si quoterà nel breve termine.

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