Perché le azioni di Apple, di Pfizer e Herbalife hanno suscitato l’interesse di tre investitori miliardari?
Warren Buffett, George Soros e Carl Icahn sono dei famosi investitori miliardari, ma questi tre guru abbracciano delle filosofie molto diverse. Buffett compra ottimi titoli a un buon prezzo per il lungo periodo; Soros investe in maniera opportunistica, beneficiando tanto del mercato rialzista quanto di quello ribassista; e Icahn è un investitore che prima compra (e tanto), poi modificare la società dall’interno verso posizioni più shareholder-friendly.
Nel corso del tempo tutti questi approcci si sono rivelati validi, quindi diamo uno sguardo agli ultimi sviluppi nei portafogli azionari di questi tre investitori.
Apple
Apple (NASDAQ: AAPL.NASDAQ) è stato l’ultimo grande acquisto di Warren Buffett.
Apple ha fatto la sua comparsa nel portafoglio della Berkshire Hathaway (NYSE: BRK.A.NYSE) (NYSE: BRK.B.NYSE) nel primo trimestre del 2016, quando le azioni del titolo erano in calo a causa dei timori legati al rallentamento della domanda di iPhone, dato che i consumatori stavano scegliendo di aspettare i nuovi aggiornamenti.
Nonostante il calo delle vendite di iPhone, nel complesso Apple mostrava comunque di essere in buona salute (e registrava un impressionante flusso di cassa operativo).
La forza del brand ha permesso ad Apple di trarre profitto dai suoi prezzi premium, mentre il fatturato di servizi come iTunes è continuato a crescere; questo è stato sufficiente a convincere Buffett di puntare sul gigante della Silicon Valley.
Oggi Apple è la terza posizione più grande di Berkshire Hathaway, dietro Kraft Heinz (NASDAQ: KHC.NASDAQ) e Wells Fargo (NYSE: WFC.NYSE). Il titolo ha registrato una crescita del 60% nell’ultimo anno.
Detto questo, Buffett ha dichiarato che trova difficile giustificare l’acquisto di altre azioni Apple, ora che il titolo è cresciuto così tanto, ma allo stesso tempo non sembra aver fretta di chiudere la sua posizione e passare all’incasso.
L’Oracolo di Omaha sembra interessato a vedere se l’iPhone 8 riuscirà convincere gli utenti Apple ad aggiornare i loro vecchi modelli. Lo sapremo solo vivendo, ma gli schermi OLED e il Touch 3D potrebbero generare un’ondata di interesse da parte del pubblico, con il risultato di una crescita dei volumi di unità richieste.
E in quel caso le azioni di Apple non potranno che crescere ancora.
Pfizer
Le azioni delle case farmaceutiche sono titoli difensivi perché la domanda di medicinali è meno suscettibile ai capricci dei cicli economici. Forse è questo il motivo per cui lo scorso trimestre George Soros ha aperto una posizione nel colosso farmaceutico. Oppure Soros apprezza molto il potenziale di Pfizer (NYSE: PFE.NYSE), che potrebbe diventare un leader nel mercato multimiliardario dei farmaci biosimilari.
I farmaci biosimilari sono delle copie inesatte ma ugualmente efficaci e sicure di un farmaco biologico originario precedentemente brevettato.
Durante gli ultimi dieci anni diversi farmaci biologici sono diventati alcuni tra i medicinali più venduti sul mercato. Ma molti di questi, come Remicade di Johnson & Johnson (NYSE: JNJ.NYSE) e Neupogen di Amgen (NASDAQ: AMGN.NASDAQ) hanno perso o perderanno presto la protezione legata al brevetto.
Nel 2015 Pfizer ha comprato per 17 miliardi di dollari una società che sviluppa farmaci biosimilari, Hospira, allo scopo di sfruttare questa occasione.
Verso la fine dello scorso anno Pfizer ha ottenuto il permesso dalle autorità USA per produrre tramite Hospira il biosimilare di Remicade, Inflectra; di recente un comitato importante della U.S. Food and Drug Administration si è espressa a favore del biosimilare di Epogen, farmaco contro l’anemia.
Nel primo trimestre del 2017 il fatturato dei biosimilari di Pfizer è cresciuto del 62% su base annua grazie alle vendite di Inflectra.
Sicuramente ci vorrà un po’ di tempo prima di poter valutare completamente il potenziale delle vendite di farmaci biosimilari, ma nel frattempo sempre più farmaci perderanno le loro patenti di esclusività, come Humira che ha generato 14 miliardi di dollari all’anno.
George Soros in genere entra ed esce piuttosto velocemente dai suoi investimenti e quindi probabilmente non investirà abbastanza a lungo in Pfizer in modo da vederne realizzare il pieno potenziale nel settore dei biosimilari.
Ma il suo interesse nella società potrebbe suggerire agli investitori che è un momento buono per prendere in considerazione Pfizer.
Herbalife
Impossibile parlare di Carl Icahn senza parlare della sua lotta contro Bill Ackman, manager del fondo hedge Pershinga, a proposito di Herbalife (NYSE: HLF.NYSE).
Ackman da tempo sostiene che il modello di business della società è uno schema a piramide e per questo motivo Herbalife è stata una della sue posizioni corte nel corso degli anni.
Al contrario Icahn ha accumulato col tempo una grande partecipazione all’interno della società e mostra segni di rallentamento. Nel primo trimestre del 2017 Icahn ha aggiunto 372.000 azioni di Herbalife; adesso la sua posizione ammonta a 22,8 milioni di azioni del valore di quasi 1,7 miliardi di dollari. Icahn è il maggiore azionista di Herbalife.
All’inizio dell’anno circolavano delle voci per cui Icahn potrebbe ridurre la sua posizione, ma la verità è che l’investitore sta puntando su Herbalife più che mai. E adesso sta scommettendo che tanto la sua posizione lunga quanto il buy-back della società obbligheranno Achman a coprire la sua vendita allo scoperto.
Le possibilità che ciò accada ci sono tutte. Le azioni di Herbalife sono cresciute nell’ultimo anno e le posizioni short sono diminuite. Ma nonostante questo, circa il 40% delle azioni di Herbalife sono tenute short.
Ad ogni modo, prima che gli investitori si lancino all’acquisto di Herbalife, ci sono alcune cose che dovrebbero sapere.
La scorsa settimana il management ha tagliato dell’1,5% le previsioni riguardanti le vendite nel secondo trimestre, dicendo che dovrà modificare il proprio modello di business dopo un’indagine da parte della FDA. Secondo quanto contenuto nell’accordo stipulato con le autorità statunitensi, Herbalife non può ottenere più del 20% delle sue vendite dai suoi distributori e questa cosa pone una serie di sfide.
La guidance top-line è rivista al ribasso, ma viene comunque compensata dalle previsioni che riguardano i profitti. Il management ha tagliato i pronostici sulle vendite e ha rivisto al rialzo le stime circa gli utili per azione nel secondo trimestre (0,95-1,15 $, mentre precedentemente il range era 0,88$-1,08$).
Questo è in definitiva il titolo più rischioso in elenco, soprattutto a causa del numero di posizioni short e di punti interrogativi riguardanti le prospettive di crescita della società.