I rischi geopolitici tornano a occupare un ruolo da protagonisti sui mercati. Cosa comporta tutto ciò per gli investitori?
In Russia il rublo e i mercati sono crollati dopo l’attacco a sorpresa sferrato dal presidente USA Donald Trump contro una base aerea siriana, e il mercato azionario statunitense ha fatto un capitombolo dopo che gli Stati Uniti hanno sganciato la più grande bomba non nucleare della storia su di un covo dell’Isis in Afghanistan.
Nel frattempo il won e i mercati coreani soffrono le tensioni provenienti da Pyongyang e lo spread tra i decennali francesi e tedeschi si è allargato in prossimità delle elezioni francesi.
Questa risposta emotiva agli shock e ai rischi politici è tipica degli investitori (o, più in generale, del comportamento umano). Gli eventi geopolitici tendono a rendere nervosi i trader e gli investitori, cosa che a volte produce volatilità nei mercati finanziari.
Ad ogni modo, come la storia ci ha mostrato ripetutamente, di solito questi eventi hanno un impatto ridotto sui mercati.
Giles Keating, ex capo della divisione ricerche e CIO di Credit Suisse, ha esaminato con la sua squadra i dati riguardanti gli eventi geopolitici più importanti negli ultimi 100 e passa anni, per scoprire che, nella maggior parte dei casi, i mercati azionari si sono ripresi dopo shock simili. Così ha scritto Keating in una nota ai clienti:
“La maggioranza degli eventi individuali più importanti, che vanno dall’uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando 100 anni fa fino all’11 settembre e i recenti eventi in Iraq and Ucraina, hanno un impatto negativo pari al 10% o meno sui mercati, che viene recuperato in pieno approssimativamente nello spazio di un mese. Ciò suggerisce che la strategia più redditizia è stata quella di comprare quando i prezzi scendono a causa di incidenti del genere”.
Vediamo allora alcuni grafici che illustrano la reazione dei mercati durante alcuni shock geopolitici.
Il primo grafico mostra l’indice Hang Seng (INDEX: HSI) subito prima e molto dopo le proteste di Piazza Tiananmen, da una nota condivisa da un team di ricerca guidato lo scorso anno da Andrew Garthwaite. Ha scritto il team:
“Nella nostra esperienza, i mercati tendono a reagire oltremisura agli shock politici, come visto per esempio nel caso di Piazza Tiananmen, dove l’indice Hang Seng ha ceduto in un solo giorno il 22%, perdendo il 37%, durante il periodo delle proteste, rispetto ai massimi prima di un recupero costante attraverso il quale è tornato al suo picco precedente l’anno dopo”.
Il prossimo grafico di Jeffrey Kleintop di Charles Schwab mostra che le azioni hanno seguito traiettorie simili dopo la crisi dei missili di Cuba (sinistra) e l’invasione dell’Iraq nel 2003 (destra).
“Anche se gli eventi [geopolitici] sono spesso imprevedibili e i paesi coinvolti variano, le reazioni dei mercati sono invece prevedibili”, ha scritto.
“Le nostre analisi di 37 sviluppi geopolitici dal 1980 rivelano che le azioni non sono sempre crollate in risposta agli eventi che intensificano il conflitto geopolitico. Ma quando lo hanno fatto, il mercato azionario globale ha registrato in media un declino del 3%, per una durata media di soli sette giorni. E ha aggiunto:
“Anche se un conflitto militare con un impatto negativo sui mercati è comunque plausibile, la lunga storia delle reazioni alle operazioni e agli attacchi militari, oltre altri sforzi diplomatici per contenere la minaccia della Corea del Nord, suggeriscono che molto probabilmente l’impatto finale per i mercati sarà di poco conto”.
E infine, anche se i mercati si sono piegati di un due dopo il voto sulla Brexit lo scorso giugno, anche in quel caso sono riusciti a recuperare le perdite, come mostra il grafico qui sotto.
Ad essere onesti, ci sono state parecchie occasioni in cui i mercati non si sono ripresi così velocemente dopo eventi come l’invasione della Francia nel 1940 e la Guerra del Kippur (che cambiò completamente gli equilibri nel mondo del petrolio), scrive Credit Suisse. Ma anche in questi casi, i mercati azionari hanno impiegato tra i 2 e i 3 anni per riprendersi.
Warren Buffett è famoso per favorire un approccio a base di calma e sangue freddo durante i momenti di crisi. Durante l’apice della crisi finanziaria, durante l’ottobre 2008, ha scritto in un editoriale sul New York Times:
“Nel lungo termine, le notizie sul mercato azionario saranno buone. Nel 20esimo secolo gli Stati Uniti hanno resistito a due guerre mondiali e altri conflitti che hanno generato enormi spese militari; alla Grande Depressione; a una dozzina di recessioni e momenti di panico finanziario; shock petroliferi; a una pandemia influenzale; e alle dimissioni di un presidente caduto in disgrazia. Eppure il Dow è cresciuto da 66 a 11.497”.
Vale la pena ricordare che Napoleone una volta definì il “genio militare” come “un uomo che compie un gesto ordinario quando tutti quelli intorno a lui non fanno che impazzire”.
E si può dire lo stesso degli investimenti.