Il consulente finanziario Michael Krumgolts spiega perché la paura di perdere denaro è superiore al piacere di guadagnarlo.
La paura di perdere denaro può costarti molto cara. Infatti, le persone lo odiano il doppio rispetto a quanto amano guadagnare denaro. Ecco perché può essere un problema e cosa potete fare al riguardo.
Immaginate che vi vengano dati 1.000 dollari, con le due opzioni seguenti:
Opzione A: Vi viene garantita la vincita di altri 500 dollari.
Opzione B: Potete lanciare una moneta, se esce testa ricevete altri 1.000 dollari, se esce croce, nient’altro.
Quale scegliereste?
Adesso immaginate che vi vengano dati 2.000 dollari e queste due opzioni:
Opzione A: Vi viene garantita la perdita di 500 dollari.
Opzione B: Potete lanciare una moneta, se esce testa perdete 1.000 dollari, se esce croce, non perdete nulla.
Quale scegliereste?
Molte persone (forse anche voi?) scelgono A nel primo caso e B nel secondo. In entrambe le opzioni A, finite con una vincita o perdita assicurata e un numero finale di 1.500 dollari. L’opzione B vi dà la possibilità di finire con 1.000 o 2.000 dollari.
Ma pensate a queste scelte in questo modo: scegliendo A nel primo caso e B nel secondo, mostrate un’inclinazione ad essere più prudenti se potete ottenere un profitto sicuro, ma una ad essere più azzardati se potete potenzialmente evitare delle perdite.
L’idea di perdere sicuramente 500 dollari è così dolorosa che preferireste rischiarne 1.000 pur di evitare quella perdita garantita. Oppure, l’idea di farvi sfuggire 500 dollari nel primo scenario per la possibilità di guadagnarne 1.000 vi mette a disagio a tal punto da farvi optare per l’opzione sicura.
Ecco come ciò si traduce in decisioni finanziarie. Se avete perso molti soldi nel mercato finanziario, avrete la tentazione di rischiare molto nella speranza di recuperarli. Se invece ne avete guadagnati, avrete la tendenza ad essere più prudenti e mettere al sicuro i vostri guadagni, anche se sono ridotti.
Benvenuti nella Teoria del Prospetto, secondo la quale le persone assegnano loro stesse dei valori ai guadagni e alle perdite, basandosi sui loro valori personali o, in altre parole, sul valore immediato del guadagno o della perdita. E il dolore della perdita è una motivazione più potente rispetto a una ricompensa di guadagno.
È il guadagnare o il perdere, piuttosto che l’influenza dei guadagni e delle perdite sui nostri bilanci, a colpirci maggiormente. Infatti, secondo una ricerca di Kahneman e Tversky, le persone reagiscono con maggior impeto al dolore che deriva dalla perdita, piuttosto che al piacere che deriva da un eguale guadagno.
Quindi, se possedete 1 milione di dollari e ne perdete 100.000, proverete un dolore per questa perdita del doppio rispetto al piacere che provereste dal guadagnarne 100.000.
Ovviamente, apprezzate l’idea di guadagnare, ad esempio, 500 o 1000 dollari, come hanno rilevato i ricercatori, ma soltanto perché amate vincere e odiate perdere. E odiate perdere circa 1.5 - 2.5 volte in più rispetto a quanto amate vincere. Questo viene chiamato “rapporto di avversione alla perdita”. Spiega come mai, dinanzi a scelte difficili come nel caso in cui una perdita sicura viene comparata con una perdita maggiore che è solo probabile, la maggior parte delle persone assuma più rischi di quanti ne assumerebbe altrimenti.
L’avversione alla perdita è una brutta cosa? Non sempre. Prendete come esempio i risparmi di una vita delle persone in pensione o vicine al pensionamento. Meglio preoccuparsi di non cadere da troppo in alto, che continuare a scalare la montagna in cerca di più ricche ricompense. Tuttavia, l’ipersensibilità alla perdita può avere anche conseguenze negative – il panic selling, ad esempio. Chi è ferito vuole fermare il sanguinamento. Non sempre tiene in considerazione le perplessità che avrà quando i mercati saliranno di nuovo e sarà seduto sui suoi soldi sotto il materasso.
Secondo il professore di finanza H. Nejat Seyhun presso l’Università del Michigan, se aveste perso i 90 migliori giorni del mercato azionario dal 1963 al 2004, il vostro rendimento annuo medio sarebbe calato da circa l’11% a poco meno del 3%. Si tratta di 10.573 giorni di trading. Se ne aveste persi 90, ovvero circa lo 0,85% dei giorni, un investimento da 1.000 dollari vi sarebbe valso circa 3.200 dollari, non 74.000.
Esiste un’ulteriore insidia. L’avversione alla perdita può far sì che gli investitori conservino investimenti in perdita più a lungo di quanto dovrebbero. Uno studio rivelatore di Terrance Odean (Università della California a Berkeley) e Brad Barber (Università della California a Davis) ha rilevato che gli investitori siano più propensi a vendere titoli il cui prezzo sia aumentato, rispetto a quelli il cui prezzo sia crollato.
I ricercatori hanno analizzato le transazioni di 10.000 conti presso un broker a sconto dal 1987 al 1993. Le loro scoperte: i titoli che gli investitori avevano venduto superavano quelli che avevano tenuto di un ulteriore 3,4%.
Molte persone sono più propense ad assicurarsi un guadagno sicuro che derivi dalla vendita di un fondo o titolo vincente rispetto al garantirsi una perdita certa derivante dalla vendita di un investimento in perdita, sebbene, per delle buone ragioni, abbia più senso vendere i perdenti e tenere i vincenti. La prospettiva di vendere un titolo in perdita rende gli investitori più propensi a tenerlo nella speranza che, dopo un po’ di tempo, il titolo possa salire; il rischio è che il valore del titolo resti basso o cali ulteriormente. Tuttavia, se non vendono, la perdita è soltanto “sulla carta”.
Facciamo giusto due considerazioni: supponete di essere più sensibili alla perdita di denaro di quanto immaginate. Diversificate non soltanto per tipologia di azione, ma per il lasso temporale interessato. Considerate il momento in cui avrete bisogno di attingere dall’investimento. Maggiore sarà il periodo di tempo di cui disporrete prima di aver bisogno del denaro, più rischi potrete assumervi e più investimenti azionari potrete tenere.
Raramente vi è della coerenza nella dura battaglia di gestione di un portafoglio. Ciò che finisce con l’essere fondamentale è l’assicurarsi che gli investimenti si trovino dove avete bisogno. Se saranno necessari dei soldi nel breve termine, sia per la pianificazione dell’università, per spese per la casa o programmi di viaggio, le partecipazioni di un portafoglio e le strategie saranno diretti verso questi bisogni. E tali partecipazioni avranno caratteristiche diverse rispetto alla parte di portafoglio destinata ai fondi necessari nel lungo termine. Lo chiamiamo Portfolio Mapping e consiste nell’utilizzare il tempo come parametro primario per la costruzione di un portafoglio.
Il Portfolio Mapping identifica gli obiettivi che state tentando di raggiungere e le finalità dei vostri investimenti nei confronti delle diverse parti che costituiscono il vostro portafoglio complessivo. Questo processo di pianificazione vi consente di visualizzare quanto bene i vostri investimenti siano organizzati per raggiungere i vostri obiettivi.
Cosa significa ciò per gli investitori? Così come odiate perdere e amate vincere, gli investitori realmente vincenti sviluppano una strategia che consenta ai loro soldi di essere disponibili quando necessario.