Gli investitori hanno speculato contro i pericoli provenienti dalle elezioni in Europa e potrebbero ignorare altri rischi che minacciano attualmente i mercati, dicono società come OFI Asset Management, Union Bancaire Privée, Deutsche Bank, Louis Capital Markets e NN Investment Partners.
1. Bond
Per Jean-Marie Mercadal, che si occupa della gestione di 68 miliardi di euro per la parigina OFI Asset Management, le elezioni in Olanda e Francia si riveleranno dei nulla di fatto e i mercati ripiegheranno per lo più sui bond.
“Il potenziale di crescita sui bond è molto limitato a questo punto, ma le perdite potenziali sono grosse e tante” ha detto Mercadal, che preferisce le azioni alle obbligazioni, nella sua attuale distribuzione di asset.
Dopo aver raggiunto minimi storici a luglio, i rendimenti dei titoli di stato hanno cominciato a crescere, alimentati dai dati macroeconomici e dal ritorno dell’inflazione. I rendimenti in aumento danneggiano gli investitori in possesso di debito e alzano i costi di finanziamento per le imprese.
2. Dollaro statunitense
Il calo dei bond probabilmente è agli inizi e un dollaro più forte porrebbe un altro rischio, secondo il Co-CEO Asset Management di Union Bancaire Privée Michael Lok, che ritiene che un aumento della crescita dei rendimenti negli Stati Uniti, in Europa e nei mercati emergenti rappresenterebbe un segnale con effetto a lungo termine della fine della crisi dell’economia mondiale degli ultimi 10 anni.
“Adesso il pericolo è rappresentato da un rally improvviso nei rendimenti dei bond o un aumento del dollaro che potrebbero avere effetti perturbatori per i mercati”, dice Lok, la cui società al 31 dicembre 2016 amministrava 118,3 miliardi di franchi svizzeri.
Un aumento improvviso del biglietto verde potrebbe danneggiare gli esportatori statunitensi e far deragliare la ripresa dei profitti delle imprese. E sarebbe anche negativo per i mercati emergenti, dato che gli investitori preferirebbero asset USA in modo da evitare l’esposizione alle valute straniere che si indeboliscono.
E l’effetto potrebbe allargarsi anche a materie prime, prezzate in dollari, e alle società minerarie.
3. Trump
Per Patrick Moonen, Principal Strategist Multi-Asset dell'asset manager olandese NN Investment Partners, i pericoli maggiori arrivano da Washington.
“I mercati si aspettano molto dalle politiche di Trump e c’è il rischio che l’implementazione di queste politiche si riveli una delusione, se l’impatto non sarà così forte come previsto o se verranno ritardate dal Congresso”, dice Moonen, la cui società fino al 31 dicembre 2016 gestiva asset pari a circa 199 miliardi di euro.
Da quando Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali dell’8 novembre, l’S&P 500 è balzato del 7%, mentre il Russell 2000 Index, indice di titoli a piccola capitalizzazione, è salito del 13%, a dimostrazione delle attese intorno alla crescita dell’economia statunitense.
In Europa l’indice Stoxx 600 Basic Resource, che segue alcune delle più grandi società di miniere al mondo, è cresciuto del 20% nel periodo, più del doppio di quanto guadagnato dall’indice di riferimento Stoxx Europe 600 Index.
4. Cina
Secondo Deutsche Bank la Cina potrebbe essere la minaccia più grande per la stabilità del mercato. Lo slancio macroeconomico del paese probabilmente si indebolirà nei prossimi mesi, secondo una nota pubblicata questa settimana. La società è underweight rispetto ai titoli europei dei settori più esposti alla Cina: beni durevoli e miniere.
Lo scorso anno, i timori riguardanti la crescita della Cina sono cresciuti enormemente, e hanno contribuito a spedire il MSCI All-Country World Index in territorio ribassista a febbraio, facendo schizzare così l’indicatore del livello di stress nei mercati finanziari.
5. Fed
For Anthony Benichou, trader cross-asset per la londinese Louis Capital Markets, il rischio maggiore per i mercati 2017 verrà dalla posizione più dura della Fed rispetto alle attese. Gli investitori ritengono che c’è una possibilità su cinque che la banca centrale alzerà i costi del credito durante la riunione di marzo. Le chance salgono al 65% per quanto riguarda la riunione di giugno. Un’accelerazione dell’inflazione potrebbe portare la Fed ad aumentare i tassi ancora più velocemente, arrestando così la crescita economica e l’appetito degli investitori per gli asset rischiosi.
“Sono sempre scettico in merito ai rischi binari che sono già ben noti”, ha detto Benichou, in riferimento ai mercati dei derivati che mostrano come i trader si stanno proteggendo contro la volatilità in vista delle elezioni olandesi e francesi.