In Italia il PIL pro capite ha subito una contrazione dello 0,4% dall’adozione dell’euro.
Quasi due decenni dopo la creazione dell’euro, sembra che gli italiani siano i cittadini ad averci rimesso di più tra quelli dei 19 paesi membri dell’eurozona.
Il prodotto interno lordo pro capite in termini reali si è contratto dello 0,4% durante gli ultimi 18 anni, secondo dei calcoli effettuati da Bloomberg su dati forniti dall’Unione europea e su delle stime per il 2016.
Sebbene l’economia italiana sia cresciuta del 6,2% dal 1998, la sua popolazione è aumentata del 6,6% in quello stesso periodo.
Loredana Federico, economista di UniCredit, ha commentato così i dati:
“Il paragone con gli altri paesi mostra chiaramente che l’economia italiana si è espansa a un ritmo troppo lento durante questo periodo di tempo. Negli anni a venire, sarà molto difficile per l’Italia chiudere il gap con le altre economie che sono già tornate ai livelli pre-crisi o addirittura li hanno sorpassati”.
Undici paesi membri dell’Ue hanno introdotto l’euro come moneta unica nel gennaio 1999; in seguito a loro si unita la Grecia. Le banconote e le monete vere e proprie sono state introdotte a gennaio 2002 e da allora l’eurozona ha continuato a espandersi, con la Lituania che ne è divenuta il 19mo membro nel 2015.
In questo stesso lasso di tempo il PIL pro capite italiano ha registrato risultati addirittura peggiori di quelli della Grecia, che è stata colpita duramente dalla crisi finanziaria. Il valore di tutti i beni e i servizi prodotti in Grecia negli ultimi 18 anni è salito del 4% su base annua, secondo i calcoli di Bloomberg.
In Germania, l’economia più grande dell’eurozona, il prodotto interno lordo pro capite è salito invece del 26,1% dal 1998. I cittadini tedeschi risultano i veri vincitori tra i paesi che hanno adottato la moneta unica.