5 ragioni per cui dovremmo preoccuparci dello stato del mercato azionario statunitense
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Alcuni segnali che riceviamo oggi dai mercati dovrebbero generare più di un sospetto negli investitori.

La Borsa di New York e il Nasdaq hanno registrato una crescita positiva dal 2009. L’indice NYSE è arrivato poco sotto gli 11.000 punti da un minimo di 4.716 durante la crisi finanziaria. Gli altri indici maggiori hanno registrato performance simili.

C’è stata una correzione del 10% o giù di lì all’inizio di quest’anno, ma i mercati statunitensi si sono ripresi con forza.

Raramente i titoli non incorrono in nessuna grande correzione da parte del mercato nel corso di oltre otto anni. Molti analisti ritengono che i fondamentali macroeconomici non sono così solidi da supportare le valutazioni attuali… anche se gli Stati Uniti stanno avendo una prestazione migliore dell’Europa e di altre economie.

I mercati hanno comunque ignorato questi analisti e hanno continuato a crescere a ritmo serrato.

Niente dura per sempre. Appare sempre più probabile che presto i mercati azionari attraverseranno una fase di correzione. Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti stanno arrivando. E storicamente si tratta di un evento che influenza in maniera decisiva il mercato.

Pensando alla prospettiva di un mercato ribassista, guardiamo a cinque preoccupazioni che possono suscitarci i mercati azionari d’oltreoceano.

1. Gli indici statunitensi si stanno avvicinando ai massimi storici

Con il Dow che è arrivato a toccare 18.500 punti, l’S&P 500 (INDEX: US500) che spinge verso i 2.200 punti e il NASDAQ oltre i 5.200, gli indici statunitensi continuano a flirtare con i massimi storici. Alcuni esperti del settore potrebbero pure dire che si tratta di un buon segno, dato che sembra che i mercati stiano gettando le basi per un rally che faccia schizzare le valutazioni verso l’alto.

Ma il fatto che il mercato non riesca ancora a demolire il nuovo record fissato la scorsa estate può essere visto come un segnale di guai in vista.

2. La maggior parte dei dati economici mostra che l’economia americana sta sostenendo una crescita lenta

Circa un anno fa, molti economisti erano giustamente eccitati di fronte ai segnali di crescita nell’economia USA. La crescita economica stava registrando un tasso annuale del +3% e la Fed stava iniziando ad aumentare i tassi d’interesse.

Dopo i numeri hanno cominciato a rallentare. Entro la fine del primo trimestre del 2016, la crescita economica era quasi dimezzata, toccato l’1,6%.

A luglio il tasso di crescita era dell’1,2%. Non sembra il tipo di crescita che sostiene nuovi massimi nei mercati finanziari.

3. In Europa la crescita economica è in stallo

Il malessere economico della gran parte delle nazioni europee non sembra andare via. Per oltre cinque anni la crescita economica nell’area Ue è rimasta ferma attorno allo 0,5% per quanto riguarda il Pil. Gli ultimi dati di luglio parlano di un tasso di crescita annualizzato del Pil pari allo 0,3%.

Vale la pena notare che questa crescita debolissima viene dopo diversi anni di stimolo fiscale e monetario. Difficile immaginare le società americane crescere a pieno regime quando il loro partner commerciale più importante non riesce a uscire dal pantano economico.

Aggiungiamo il voto sul Brexit da parte dei britannici e abbiamo tutti gli elementi per registrare molti trimestri pieni d’incertezza per il mercato.

4. I mercati emergenti sono destinati a subire una correzione

I mercati azionari nelle economie emergenti si sono fatti prendere dalla frenesia negli ultimi due trimestri. Gli indici di questi paesi sono cresciuti di oltre il 20% negli ultimi sei mesi. Gli indici dei maggiori mercati sono cresciuti per sette settimane consecutive fino alla settimana terminata il 26 agosto.

Di recente un numero nutrito di osservatori e guru degli investimenti ha cominciato a prevedere un cambiamento di rotta (o quantomeno una pausa) nei mercati emergenti. L’opinione prevalente è che la Fed potrebbe adottare una posizione più interventista e che prendere i profitti ora dal tavolo (dopo un rally così grande) potrebbe fornire un cuscinetto utile per quando sarà il momento delle inevitabili correzioni da parte del mercato.

5. Gli utili delle società americane stanno scendendo

Sebbene il 2016 si stia dimostrando un anno relativamente forte per gli utili delle società dell’S&P 500 (mediana intorno al 10%), il 2015 stato comunque un anno dai minimi record (-7%). Secondo le previsioni anche il 2017 dovrebbe rivelarsi debole, con stime di consenso che vedono una crescita degli utili per azione tra il 7% e l'8%.

Goldman Sachs US Equity sostiene che la prestazione del settore dell’energia continuerà a rappresentare un peso per gli utili delle imprese americane per tutto il 2016 e anche parte del 2017.

Muoversi con tempismo nel mercato è ovviamente la sfida più grande per un investitore. Se volete essere pronti a proteggere il vostro portafoglio titoli quando sarà il momento di una grande inversione di rotta, ricordatevi di questi elementi preoccupanti che riguardano il mercato USA.

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