Il momento di comprare è quando il sangue scorre nelle strade
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Perché è una buona idea investire nel mercato turco adesso?

Il titolo fa riferimento a una frase del barone Nathan Rothschild, il padre dell’impero bancario Rothschild. Ed è vero, durante i periodi di turbolenza la maggior parte degli investitori teme per i propri asset e molti di questi crollano a prezzi molto invitanti.

In genere questo adagio si applica solo ai mercati finanziari ma la situazione instabile in Turchia, dove 200 persone hanno perso la vita in seguito a un colpo di stato fallito, ha reso le azioni turche molto appetibili. Un’opzione sul tavolo è comprare ETF che danno esposizione al mercato turco.

Nella maggior parte dei mercati dei paesi più sviluppati vediamo un mercato rialzista maturo e il rischio di un calo a picco è troppo grande. Vediamo che le banche centrali fanno tutto ciò che è in loro potere per continuare questa ‘ripresa’ stampando moneta e con altri tipi di interventi. Come risultato, il patrimonio libero trova il modo di arrivare in asset tangibili. E qui possiamo vedere la disparità. Da una parte abbiamo dei mercati sviluppati molto costosi (l’85% della capitalizzazione del mercato finanziario globale) e dall’altra parte dei mercati emergenti molto economici.

Nel corso dei primi anni di questo mercato rialzista, tra il 2009 e il 2011, abbiamo visto i titoli azionari accrescere di valore in tutto il mondo. Più tardi le strade si sono separate, con i mercati dei paesi sviluppati che continuano a crescere (specialmente negli Stati Uniti) mentre i mercati emergenti hanno registrato cadute orizzontali o declini costanti.

La Turchia era un mercato poco costoso anche messo a confronto del resto dei mercati emergenti. Questo si deve principalmente alla grande debolezza della valuta turca.

I titoli turchi attualmente si trovano a livelli molto interessanti. In precedenza il rischio di una possibile rappresaglia da parte di Mosca, dopo che l’abbattimento di un aereo russo, aveva diminuito il valore delle azioni di circa il 15% pur trattandosi di una minaccia esterna. Adesso il potenziale di crescita supera di gran lunga il rischio.

Perché la Turchia?

Sappiamo già che le azioni nei mercati emergenti che sono più economiche di quelle dei paesi sviluppati. E soprattutto, durante gli ultimi 3 anni, gli stock turchi hanno registrato prezzi bassi anche a confronto dell’indice dei mercati emergenti.

Nonostante la situazione politica di Ankara sia instabile, il potenziale per la crescita dovrebbe essere sufficientemente soddisfacente da rendere sopportare il caos politica. P/E a 8,97; P/BV a 1,18; Cape ratio (Cyclical adjusted price to earnings ratio) attorno a 9. Il mercato qui non è più economico di quello russo ma ha prospettive a lungo termine molto buone.

Osservando il quadro generale, la Turchia ha un debito pubblico molto basso, solo il 33% del PIL e un tasso di crescita del PIL del 4,8% mentre la lira turca è crollata negli ultimi 5 anni. Dal punto di vista geopolitico, la situazione potrebbe apparire meglio del previsto. Le autorità puntano a mettersi in una posizione favorevole nel contrasto che vede opporsi Russia e Unione europea, o meglio Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (SCO) e NATO.

Entrambe le parti fanno affidamento sul tenere delle buone relazioni con Ankara e ciò dà a Erdogan una posizione favorevole per negoziare. La demografia è uno dei punti di forza del paese.

E i rischi? Il mercato azionario turco dipende al 44% dalle banche e dalle compagnie di assicurazione ma a vedere il livello dei tassi di interesse in Turchia - 7,5% - e il basso debito, la Turchia è molto più sicura dell’Europa.

Le previsioni generali sono buone per un mercato così economico, ma nel caso le banche centrali dei paesi sviluppati non riguadagnassero il controllo della situazione con i loro interventi, saranno tutti i mercati finanziari a subire un calo.

Ad ogni modo, se l’obiettivo sarà di abbassare il livello del debito globale attraverso la distruzione delle valute, il patrimonio libero in tempi di inflazione alle stelle dovrebbe finire nei mercati emergenti (come la Turchia).

Questa tendenza era visibile nella prima metà del 2016 quando il capitale si è spostato dai paesi sviluppati ai mercati emergenti. Il Brasile ha registrato un salto del 66%, la Russia del 25% e la Turchia (nonostante un colpo di stato) ha guadagnato l’8% - meglio dell’S&P 500 (INDEX: US500).

Prendendo in considerazione lo scenario inflazionistico sempre più probabile, il prezzo delle azioni nei mercati sviluppati finirà col bloccarsi oppure aumenterà in modo simile al tasso di inflazione. Le azioni nei mercati emergenti hanno il potenziale per raddoppiare di valore nello spazio di 5 anni.

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