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Nel quadro del progetto speciale in collaborazione con il Prime-Broker EXANTE Serghej Golubizkij ci ha raccontato come distinguere gli strumenti autentici dell’analisi di Borsa da quelli fittizi.

Se mi chiedessero cosa sia il male principale del Novecento, non esiterei a rispondere: “La metonimia!” Negli anni ’20 nel buio dei sistemi totalitari nacque una conoscenza pericolosa. I manipolatori di coscienza scoprirono un’ingenuità meravigliosa della gente che preferiva credere non ai propri occhi e alle sensazioni, ma ai Nomi. Basta chiamare diversamente una Cosa, e la coscienza di massa collega fortemente il nuovo (e finto) Nome con la Cosa.

Così fortemente che poi ci vogliono degli sforzi incredibili per superare la connotazione falsa. I manipolatori apprezzarono la scoperta e sin da quei tempi la sfruttano dappertutto colmando la coscienza sociale dall’Antartide alla Groenlandia con concezioni false alla base dei nomi supposti. Succede in tutti gli ambiti della vita: dalla cultura all’arte, dalla politica all’economia.

Non si fa con intenzione malvagia, ma con considerazioni pragmatiche: è di gran lunga più facile governare senza cambiare le persone e le cose ma cambiando i nomi (etichette, spauracchi, bolli) delle persone e cose. È più facile ed efficace.Oggi vorrei offrirvi un’illustrazione della metonimia, che influenza le finanze, ricorrendo a esempi come la teoria del caos e la geometria frattale. Tutt’e due sono molto conosciute tra i trader e gli esperti di Borsa già da 20 anni, perciò per i lettori interessati ai mercati finanziari sarebbe utile sapere come vengono manipolati. E anche imparare a distinguere gli strumenti autentici dell’analisi di Borsa da quelli fittizi.

La geometria frattale fu inventata da Benoit Mandelbrot, un matematico ebreo nato nel 1924, che ricevette l’istruzione a Parigi e visse la gran parte della vita negli USA. Sin dagli anni ’50 scelse di descrivere fenomeni naturali e sociali tramite la geometria euclidea.

Le figure regolari (circonferenza, ellisse, triangolo, linee dritte ecc) quasi non si trovano in natura, invece che di esse si ha a che fare con costruzioni geometriche che a prima vista sembrano sformate, e che rivelano però tratti di struttura meravigliosi.

Come esempio di costruzioni non euclidee ma organiche alla natura di costruzioni geometriche, Mandelbrot menziona le linee costiere, le catene montuose, i fulmini, le nuvole, le foglie, i fiocchi di neve, i cristalli, i fiori di gelo sui vetri, i coralli, le stelle e i ricci di mare, il sistema vascolare, il sistema di alveoli e i polmoni dell’ uomo e degli animali nonché… l’andamento dei valori e dei prezzi in Borsa!

La caratteristica chiave delle costruzioni geometriche straordinarie, che vennero per la prima volta chiamate frattali nel libro da Mandelbrot “Gli oggetti frattali: forma, caso e dimensione” (1975), è rappresentata da un’autosomiglianza, ossia la capacità dell’intera cosa di avere la stessa forma nelle diverse proprie parti. L’esempio tradizionale del frattale è un fiocco di neve.

Coll’andare del tempo l’ipotesi si trasformò in una disciplina integrale, la geometria frattale, i cui principi vennero riassunti da Mandelbrot nel libro “The Fractal Geometry of Nature” (1982), , e furono poi applicati alla teoria dei mercati finanziari (“Il disordine dei mercati: Una visione frattale di rischio, rovina e redditività”, 2004).

Tutti i libri di Benoit Mandelbrot sono facili da leggere e comprensibili anche a persone che si intendono solo delle scienze umanistiche, tipo l’autore dell’articolo che state leggendo. Per questo io consiglio di leggere le fonti originarie, non le numerose adattazioni riguardo alla geometria frattale che affondano il buon senso in riflessioni vaghe e per di più abusano di termini scientifici.

Il nostro mestiere è, però, un po’ sfortunato: Mandelbrot fu uno scienziato teorico, non un trader, perciò in “Il disordine dei mercati” non ha nemmeno pensato di dare raccomandazioni pratiche, ma soltanto il vettore per ricerche ulteriori. Come conseguenza il termine “geometria frattale” fu semplicemente preso dai flussi della coscienza di massa, che ne abusarono spietatamente e lo stravolsero.Il primo a screditare i “frattali” in Borsa fu il famoso trader e scrittore Bill Williams che arricchì il mestiere di trading con il leggendario sistema negoziale Profitunity (che non ha mai funzionato). L’immaginazione fervida, secondo la quale Profitunity è composto da denti, labbra e mascella dell’Alligatore, garantisce al sistema una diffusione sfrenata anche al giorno d’oggi (Williams descrisse Profitunity per la prima volta nel 1995 nel libro “Il caos trading” a cui poi aggiunse due altri: “New Trading Dimensions” e “Trading Chaos: Second Edition”).

Per merito di Williams le parole “frattale”, “Mandelbrot” e “caos” divennero usuali nel linguaggio dei trader che non avevano nessun idea del significato reale di queste parole prima di Williams e non lo compresero neanche dopo aver letto i suoi libri.La definizione che il padre dell’Alligatore dà al frattale è la seguente: “Qualsiasi consequenza di cinque bar, il bar medio del quale sia il più alto (o basso) di due bar precedenti e due bar seguenti, rappresenta un frattale”.

Per illustrare e facilitare la comprensione del “frattale” in Borsa, Williams propone una tale visualizzazione: “Tener la mano davanti a sé, il palmo aperto, il dito medio punta in su. Le vostre dita costituiscono i cinque bar sequenziali, mentre il dito medio rappresenta il massimo, formando un frattale. Nel frattale in su importano solo i valori massimali dei bar, nel frattale in giù importano solo i valori minimi dei bar”.

Non si può dare la colpa a Bill Williams: nelle introduzioni ai tutt’e tre i libri si spiega con assiduità da alunno e in modo esausto e ingenuo la teoria di Mandelbrot per renderla comprensibile anche alle casalinghe (cioè ai trader ordinari). La spiegazione è corretta e persino simile alle idee di Mandlebrot. Tuttavia, appena parla della geometria frattale nel trading, viene in scena il frattale di cinque dita con il medio più lungo.

Ma che risultato ci si potrebbe aspettare, visto che il trader “illustre” Bill Williams non ha né conoscenze corrispondenti, né istruzione adeguata per poter adattare in modo professionale la complessa teoria di Mandelbrot ai mercati valori?

Sono persone assolutamente diverse che devono apportare la geometria frattale nel trading.Comunque Williams commise la sua malvagità e oggi chiunque in Borsa parla di frattali con aria dottorale, intendendo per frattali, naturalmente, la combinazione con il dito medio che punta in su.

Adesso torniamo all’inizio, alla metonimia falsa. Con essa abbiamo già fatto conoscenza: i frattali di Bill Williams sono proprio la metonimia, che è falsa e conveniente da manipolare.

Di che manipolazione si tratta? Prima di tutto la coscienza di massa riceve il mito del Gran Mistero di Mercato: la teoria del caos e la geometria frattale. Poi sotto forma di caos e frattale viene introdotta la combinazione di cinque dita. Alla fine i Maestri della Conoscenza Frattale cominciano a istruire i neofiti scoprendo loro il Sacro Graal di Trading.

Eccola, la metonimia, vergine manipolatrice. Ammetto, c’è un motivo ragionevole: insegnare a un trader ordinario il principio delle cinque dita è una cosa, la vera geometria frattale è un’altra!

Ho toccato il tema della metonimia non soltanto per avvertire della pericolosa sostituzione della realtà con nomi falsi, ma anche per far scoprire le vere conoscenze a coloro che ci ambiscono. Fargli trovare la realtà dietro la metonimia.

Nel contesto del nostro esempio esiste una realtà simile. Naturalmente non esiste una sola adattazione della teoria di Mandelbrot al trading. Tali adattazioni utilizzano la geometria frattale proprio in qualità di geometria, non di cinque dita. Ci si deve però sforzare per scoprire la vera sapienza.

Tra i primi dei numerosi esempi dell’implementazione della geometria frattale in Borsa mi vengono in mente le opere di Hans Hannula, in particolare il Polaraized Fractal Efficiency Indicator (PFE), che Hannula pubblicò un anno prima di “Il caos trading” di Bill Williams nel periodico Technical Analysis of Stocks and Commodities nel gennaio del 1994.

Hans Hannula è un ingegnere, programmista e trader con 30 anni d’esperienza perciò non è sorprendente che il suo indicatore adatti in modo professionale ai fenomeni del mercato valori le tecniche tratte dalla geometria frattale e dalla teoria del caos.

Ho citato Hans Hannula nel contesto della metonimia che distorce la realtà. Immaginatevi di aver appreso che esiste uno strumento che applichi adeguatamente l’analisi frattale in Borsa, ora provate a saperne di più in merito ai progetti di Hans Hannula. Digitate su Google il nome del creatore ed ecco un’immagine della realtà finta.

Non soltanto nella prima pagina di link non c’è nessun riferimento giusto, ma in genere non sono riuscito a trovare tra le raccomandazioni di Google nessun link a Hans Hannula, creatore dell’indicatore PFE. Tutto ciò vedete sulla schermata porta alla pagina di codesto imbroglione.

È un certo Al Larson, dottore in ingegneria elettrica e digitale. Per 2,5 mila dollari l’ingegnere Larson offre un corso istruttivo, in cui si serve in modo furbetto della terminologia giusta che ci si aspetta cercando Hans Hannula: caos, frattali, trading, forcasting di prezzi, day trading ecc.

Se si scava a lungo nel sito di Larson si può trovare l’essenza: “ingegnere” non offre nessuna geometria frattale, ma vende una fuffa intitolata Market AstroPhisics e previsioni di mercato basate sui “cicli astrologici”. Ma che c’entra Hans Hannula? A pie della prima pagina dell’ingegnere Larson si vede l’indecenza: “Prima Al usava lo pseudonimo Hans Hannula. Così si chiamava suo nonno”.

Allora se il neofita in Borsa non ha il dono di trovare qualsiasi cosa su Internet, non troverà mai il PFE: invece della geometria frattale si metterà a studiare quella fesseria per 2,5 mila di dollari, rispetto alla quale i frattali di cinque dita di Bill Williams sembrano sacri comandamenti.

Così stanno le cose. È di nuovo devo concludere il mio articolo con un avvertimento: “Stiate tutti attenti!”

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