In questo articolo riportiamo nel dettaglio le attività in cui quest’anno gli investitori avrebbero dovuto impiegare il proprio denaro, evidenziando le aree di crescita per il 2016.
Chi ha investito in fondi azionari concentrati su Giappone ed Europa quest’anno ha conquistato risultati soddisfacenti. Gli investitori che invece hanno puntato su fondi di nicchia basati sul prezzo dell’oro oppure scommesso sulle fortune dell’America Latina avranno affrontato le perdite più consistenti.
A poche settimane dalla fine dell’anno esamineremo alcuni degli investimenti che nel 2015 hanno avuto performance buone e meno buone, raccogliendo al tempo stesso alcuni suggerimenti per il prossimo anno da parte di due apprezzati esperti in materia.
I vincitori
1. Giappone
Il mercato azionario giapponese è in crescita sin dagli inizi del 2013 e il 2015 è stato un altro anno positivo, con un guadagno dell’11%. La maggior parte dei principali mercati, al contrario, hanno faticato per conquistare dei profitti.
Le azioni nipponiche sono state supportate dalle ambiziose riforme introdotte dal governo giapponese, che punta a riaccendere la scintilla della crescita dopo decenni di stagnazione.
Sulle aziende del Giappone si stanno facendo pressioni affinché diventino più disponibili verso gli azionisti, ad esempio pagando i dividendi. I cittadini, al contempo, vengono incoraggiati a investire piuttosto che a continuare a lasciare fermi i loro risparmi in contanti.
Altri piani strategici, come l’esortare i fondi pensionistici giapponesi a investire maggiori somme di denaro nel mercato azionario, sono in fase di sviluppo.
Il miglior fondo giapponese si è rivelato il Legg Mason Japan Equity, cresciuto del 43% secondo FE Trusnet. La medaglia d’argento la conquista il Lindsell Train Japanese Equity, che ha guadagnato il 28%, seguito dal Baillie Gifford Japanese Smaller Companies, col +24%.
2. Europa
Agli inizi del 2015, quando il Telegraph Money domandò ad autorevoli consulenti in materia qual era il fondo dell’anno che avrebbero scelto, fu una regione su tutte a spiccare: l’Europa.
Venne descritta come la miglior opzione, perché per l’Europa ci si attendeva un programma di immissione di liquidità “QE” per dare un nuovo impulso all’economia. Queste misure per lo stimolo sono state in vigore per anni in Giappone, con un conseguente aumento dei prezzi.
La teoria era che l’Europa sarebbe stata la prossima a beneficiarne. Non è esattamente andata così, con la media dei fondi basati su azioni europee in crescita quest’anno dell’8%. I guadagni sono stati compromessi dal perdurare della crisi del debito greco, esplosa in estate, così come dai timori legati al rallentamento della Cina.
Eppure alcuni fondi sono riusciti a sorprendere, a iniziare dal Man GLG Continental European Growth che ha segnato una crescita del 27%, che annovera tra i suoi cavalli di battaglia la compagnia aerea Ryanair e il produttore italiano di gioielli Pandora.
Standard Life Investments European Smaller Companies si aggiudica il secondo posto, con il +26%, a pari merito con JP Morgan Europe Smaller Companies.
3. Piccole aziende britanniche
L’indice FTSE 100 (linea blu nel grafico sottostante) ha perso l’8% dall’inizio dell’anno, ma la media dei fondi legati alle aziende britanniche di più piccole dimensioni (linea rossa) è cresciuta del 14%.
Come disse una volta il compianto Jim Slater, rinomato investitore e consulente del Telegraph, “Gli elefanti non galoppano.”
Quest’anno è stata provata la sua teoria, secondo cui le grandi aziende fanno fatica ad incrementare il proprio valore mentre al contrario le piccole realtà riescono a crescere più rapidamente.
Nel 2015 le aziende del Regno Unito più grandi e globalizzate si sono trovate in difficoltà a causa del rallentamento dei paesi in via di sviluppo, come la Cina. Le piccole aziende, dal canto loro, hanno tratto beneficio dalla ripresa interna in corso.
Tra i principali fondi il più performante è lo Standard Life Investments UK Smaller Companies, gestito da Harry Nimmo, cresciuto del 26.7% nel 2015. Georgina Hamilton cogestisce un altro fondo dagli ottimi risultati, il Miton UK Value Opportunities, che nel 2015 è riuscito ad aumentare del 21% il denaro degli investitori ricercando azioni a basso costo in grado tuttavia di superare diversi test di solidità finanziaria.
La Hamilton ha dichiarato: “Effettuiamo verifiche di sicurezza sulle aziende prima di investirvi, e questo ha fatto sì che evitassimo molte multinazionali.”
Per il 2016 l’esperta ritiene che i costruttori edili, come ad esempio Bellway e Barratt Developments, rimarranno una buona opzione.
Tre grandi perdenti
In zona retrocessione si incontrano fondi specializzati in tre settori distinti: petrolio, attività minerarie e Brasile.
Tra oltre 2000 fondi l’MFM Junior Oils è il peggiore, con un calo del 41% dall’inizio dell’anno. Altri fondi hanno segnato perdite consistenti: Artemis Global Energy e Schroder Global Energy sono entrambi arretrati del 24%. Anche i fondi che investono in oro e altri metalli preziosi stanno attraversando una fase difficile. BlackRock World Mining è crollato del 38%.
Entrambe le tipologie di fondi specializzati hanno sofferto poiché i loro andamenti sono strettamente legati ai prezzi del petrolio e dell’oro.
Dal giugno 2013 il prezzo del greggio è crollato da 116 sino ai circa 40 dollari al barile attuali. Solo quest’anno il prezzo dell’oro è calato del 10%, scendendo sotto i 1100 dollari all’oncia; quattro anni fa il metallo prezioso veniva scambiato intorno a quota 1800. Anche per i fondi brasiliani questo è stato un anno da dimenticare. HSBC GIF Brazil Equity è calato del 37%, seguito da JPM Brazil Equity che ha perso il 35%.
Occorre tenere presente che gli obiettivi ristretti di questi fondi implicano rischi maggiori, motivo per cui i consulenti finanziari mettono in risalto il fatto che simili investimenti dovrebbero rappresentare di norma solo piccole quote di un portafoglio più ampio.
E nel 2016?
Per conoscere in quali aree si potrà guadagnare nel 2016, abbiamo chiesto consiglio a un investitore che quest’anno ha preso le decisioni giuste.
Talib Sheikh fa parte del gruppo che gestisce il fondo JP Morgan Multi-Asset Macro. Ha preso decisioni coraggiose riguardo ai migliori mercati, paesi e asset da acquistare, e dall’inizio dell’anno ha guadagnato il 9.6%, il secondo miglior risultato fra tutti i fondi misti.
La sua principale scommessa è stata quella di ritirarsi dai mercati emergenti che avevano dato i propri frutti quando in estate il mercato azionario cinese era crollato. “Sapevamo che la Cina si era indebolita e ci siamo sorpresi del fatto che tutti gli altri siano rimasti tanto di stucco, in agosto, quando i mercati sono colati a picco,” ha dichiarato.
Sheikh ritiene che vi siano “possibilità minime” di un forte ritorno in auge dei mercati emergenti nel 2016. Al contrario, ha dichiarato che le grandi aziende di Stati Uniti ed Europa andranno bene, in particolare le realtà finanziarie che stanno riguadagnando le proprie forze.
Gli investitori ordinari oggi hanno la possibilità di ricorrere a fondi economici per aggiudicarsi una fetta di mercati stranieri. I fondi offerti da Legal & General e BlackRock “seguono” azioni statunitensi ed europee a fronte di commissioni pari a circa lo 0.1%.
La visione sul lungo periodo
I crolli dei mercati azionari di quest’anno non cambiano la situazione delle azioni nel lungo periodo. L’importante indagine annuale Barclays Equity Gilt Study suggerisce che le azioni abbiano battuto denaro contante, gilt britannici e obbligazioni societarie in tutti gli intervalli temporali compresi tra 10 e 50 anni.
È altresì vero che alcune aree geografiche che attualmente stanno soffrendo offrono ottime potenzialità di guadagno nel lungo periodo. I mercati emergenti hanno risentito di un 2015 rovente – solo un fondo ad essi legato, registrato presso la Investment Association, è riuscito a guadagnare nell’ultimo anno.
Tutto questo, comunque, ha reso decisamente più vantaggiosi gli investimenti in tali mercati. Paesi come Brasile, Sudafrica e Turchia si candideranno a diventare in futuro mercati dominanti, mentre per le piccole economie come Malesia, Filippine e Kenya ci si attende un ruolo da leader nel prossimo gruppo che si svilupperà.
Ciò non significa che il percorso sarà privo di ostacoli – molti infatti ritengono che gli attuali crolli dei mercati emergenti non si siano ancora esauriti.
Alcuni esperti di investimento ricorrono a una misura chiamata “rapporto prezzo/utili aggiustato ciclicamente” – abbreviato in “Cape” – per comprendere se il mercato abbia un buon valore su base storica.
Attraverso questo indicatore gli USA, l’economia più grande e stabile, si rivelano costosi. Le azioni statunitensi attualmente hanno un rapporto di 25.1, superiore rispetto alle media dal 1992 in poi del 24.7, il che significa che il perdurare di andamenti forti potrebbe essere difficile da raggiungere.
Come investire
Recentemente si è verificato un boom di investitori fai-da-te che hanno deciso di occuparsi in prima persona dei propri risparmi individuali e pensionistici.
Tale approccio consiste nel bypassare le consulenze, individuando al contrario i propri fondi di investimento attraverso un broker fai-da-te o una piattaforma dedicata, e tenendo poi d’occhio da soli il proprio portafoglio.
Chi sceglie di percorrere questa strada, invece di appoggiarsi a un consulente o a una banca privata, avrà meno spese da affrontare.
Per iniziare, il primo step consiste nell’aprire un profilo su una piattaforma che si occupa di fondi o broker su cui controllare dove viene investito il proprio denaro. La scelta di questi partner è piuttosto ampia.
È importante prestare attenzione alle spese di intermediazione, che variano caso per caso. Talvolta è prevista una percentuale calcolata sul denaro investito, mentre in altri casi si paga una tariffa annua fissa.
Come regola generale si ricorda che il calcolo percentuale delle tariffe risulta migliore per chi investe per la prima volta e di norma non supera le 100.000 sterline.
Tuttavia i risparmiatori che dispongono di somme più elevate troveranno più conveniente pagare una tariffa fissa.