Verso la parità euro - dollaro
Dado Ruvic/Reuters
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Molti ritengono che l’euro si indebolirà nel momento in cui le politiche americane ed europee divergeranno, ma la storia insegna che gli investitori non dovrebbero esserne così sicuri.

Nelle ultime settimane l’euro è crollato al cospetto del dollaro, principalmente perché gli investitori hanno anticipato che le banche centrali su entrambe le sponde dell’Atlantico stiano per cambiare i tassi d’interesse in direzioni opposte.

Ma gli investitori sono divisi sulla possibilità o meno che l’abisso nella politica monetaria implichi un inesorabile raggiungimento della parità col dollaro. Questo lunedì, l’euro era quotato 1,06 dollari.

Di recente gli investitori hanno intensificato le loro scommesse, secondo le quali l’euro crollerà. Ciò potrebbe far diventare la valuta vulnerabile di rimbalzo qualora un effimero aumento forzi alcuni di questi speculatori a gettare la spugna. Eppure, l’intero ammontare delle scommesse sulla tendenza al ribasso dell’euro resta al di sotto del livello raggiunto all’inizio di quest’anno.

Diversi fattori potrebbero frenare la caduta dell’euro: il raggiungimento di buoni risultati da parte degli esportatori europei comporterebbe una costante domanda di euro.

Gli investitori hanno già tenuto in considerazione un ampio margine nella divergenza della politica monetaria tra la Banca centrale europea e la Federal Reserve americana. E la storia mostra che se i tassi americani aumentano e quelli europei si riducono, ciò non implica necessariamente un aumento del dollaro e una caduta dell’euro.

Il dibattito evidenzia la relazione tra le stime dei tassi d’interesse e i tassi di cambio, che è spesso più complessa rispetto alla prescrizione da manuale secondo cui tassi d’interesse più elevati comportino sempre il rafforzamento delle valute.

“Vi è una convinzione che è radicata nella storia dell’euro-dollaro, poiché la BCE stampa il denaro e la Fed aumenta i tassi”, ha dichiarato Daragh Maher, direttore della strategia di scambio americana presso la HSBC.

“Ma bisogna riconoscere che a un certo punto il mercato avrà assimilato questa realtà. Noi riteniamo che ciò sia già avvenuto”, ha riferito.

La HSBC prevede che l’euro non crollerà ulteriormente e che recupererà intorno agli 1,20 dollari per la fine del 2016.

Eppure, molti investitori stanno scommettendo sull’ulteriore declino dell’euro. Tuttavia anch’essi si rendono conto che il solo fatto che la Fed e la BCE si stiano allontanando non sarà sufficiente: per far sì che l’euro crolli, i tassi d’interesse dovrebbero divergere ancora più velocemente rispetto a quanto attualmente previsto dai mercati.

In questo momento, i prezzi dei future indicano che gli investitori si aspettano l’aumento di soli tre tassi di 0,25 punti percentuali da parte della Fed per la fine del 2016, un tasso di crescita relativamente debole. Per quel che riguarda i tassi della BCE, invece, si prevede che diminuiscano leggermente mentre la banca centrale lotta contro la bassissima inflazione.

Paul Lambert, direttore della valuta presso Insight Investment, che gestisce circa 400 miliardi di sterline di asset, ha affermato:

“Il mercato non sta tenendo in considerazione che dopo il primo aumento non è accaduto nulla per molto tempo. Ma è più probabile che introducano qualcosa”.

Lambert pensa che l’economia americana sia forte abbastanza da poter sostenere un maggiore incremento del tasso nel 2016 rispetto alle previsioni del mercato. Costui prevede che l’euro raggiungerà la parità con il dollaro entro marzo, o possibilmente prima, in quanto anche la BCE introdurrà un pacchetto di incentivi più grande rispetto a quello previsto dagli investitori.

I funzionari della Federal Reserve hanno segnalato dicembre come potenziale data per il primo aumento dei tassi d’interesse a partire dalla crisi finanziaria. Nel frattempo, il presidente della BCE Mario Draghi ha fatto trapelare una serie di indizi secondo cui il prossimo mese la BCE taglierà i tassi d’interesse o rafforzerà il suo programma di stimolo all’acquisto dei bond.

Se entrambe le banche centrali dovessero portare avanti i loro programmi, sarebbe la prima volta in più di 20 anni e dall’introduzione dell’euro che i tassi americani e quelli europei prendono direzioni diverse nello stesso mese. Nel maggio del 1994, cinque anni prima che venisse lanciato l’euro, la Fed aumentò i tassi mentre la tedesca Bundesbank – determinante i tassi per la prima economia del continente, li tagliò.

Ma a quel tempo il dollaro subì effettivamente un calo contro il marco tedesco. Infatti, il dollaro è spesso calato da quando la Fed ha iniziato ad aumentare i tassi. Nei primi sei mesi dell’ultimo ciclo di aumenti della Fed, iniziato nel giugno 2004, ad esempio, l’euro aumentò rispetto al dollaro da circa 1,21 dollari a più di 1,35 dollari, proseguendo nell’aumento pluriennale per la moneta comune che iniziò nel 2002, mentre poco per volta otteneva la fiducia dei mercati internazionali.

Alcuni analisti si aspettano un bis, dato il lungo tempo che gli investitori hanno avuto per prepararsi per i potenziali interventi sui tassi.

“Non esistono cicli che si ripetono allo stesso modo”

Così ha dichiarato Lisa Scott-Smith, co-direttrice degli investimenti del portafoglio presso la Millennium Global Investments, un gestore di valuta con 14 miliardi di dollari di asset.

I tassi d’interesse e i rendimenti dei titoli di stato nella Germania del 1994 – a meno di quattro anni dalla sua riunificazione in seguito alla guerra fredda, rimasero più alti rispetto ai loro equivalenti americani nonostante gli interventi sui tassi di quell’anno, contribuendo a limitare l’attrattiva del dollaro, ha riferito.

Eppure, stavolta l’euro ha diverse risorse al suo seguito.

La formidabile economia della Germania, basata sull’esportazione, fa sì che il blocco della valuta generi una costante eccedenza delle partite correnti, per cui la regione esporta più di quello che importa. Ciò implica che le aziende dell’eurozona che vendono beni oltreoceano debbano acquistare euro per portare a casa i loro profitti.

L’eccedenza è salita fino a raggiungere il massimo di otto mesi di 29,8 miliardi di euroi (31,7 miliardi di dollari) nel mese di settembre, secondo i più recenti dati forniti dalla BCE.

Per buona parte degli ultimi due anni, questo effetto è stato sopraffatto dal denaro degli investitori che è fuoriuscito dal blocco dell’euro, ma ciò ha contribuito alla crescita dell’euro quando tra marzo e ottobre la divergenza della politica monetaria è stata messa in secondo piano.

Vi è poi la recente tendenza dell’euro ad agire come valuta di riferimento per gli investitori in tempi di tensione sul mercato. La valuta subì un’impennata durante il crollo delle borse mondiali di agosto. Lambert di Insight Investment evidenzia il potenziale per un nuovo innescarsi di svendite di azioni come uno dei principali rischi alle sue previsioni per una rapida caduta dell’euro a 1 dollaro.,

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