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Progetto speciale in collaborazione con il prime-broker EXANTE

È già da 27 anni che Steve Griffits fa trading e di esperienza ne ha da vendere.Maria Goncharova di EXANTE gli ha chiesto di parlare delle strategie usate da lui per minimizzare le perdite e ottenere il massimo profitto.

- Allora, Steve, la nostra prima domanda tradizionale. Ha cominciato a fare trading nel 1987, come ha fatto a scegliere questa professione?

- Prima facevo da progettista. Progettavo missili. Di conseguenza mi intendevo bene della matematica e ho deciso di applicare le mie conoscenze per operare in borsa valori. Nella metà del 1987, mi sono licenziato e mi sono messo in trading, poco dopo ha avuto luogo un crollo del mercato finanziario.

- Potrebbe raccontare dei successi e fallimenti più notevoli della sua carriera da trader?

- Si dice che si deve perdere tutti i soldi tre volte prima che si capisca quali strategie funzionano davvero e quali no. Mi è successo due volte, e mi ha veramente aiutato a migliorare le mie abilità.

- Diversifica sempre il suo portafoglio. Opera con azioni, indici, valute... Basandosi su quali criteri sceglie gli strumenti finanziari?

- Ho operato tante cose in vita mia, ma adesso preferisco i futures americani E-mini. Di regola, opero su time-frame brevi, durante la sessione di giorno dimostrano pattern molto distinti con buona frequenza.

-E quanto alle posizioni lunghe, le tiene?

- Nel passato ho fatto da day trader. Disegnavo i graffici con matita sulla carta, il ciò sembra estremamente obsoleto oggi. Adesso mi interessano i time-frame brevi.

- Come determina se la sua strategia funzioni o meno? In quale momento dice a se stesso, 'Basta, e l'ora di finirla'?

- È una domanda interessante. La maggior parte dei tader per valutare il loro lavoro utilizzano l'indicatore del rapporto delle contrattazioni fruttuose e in perdita. Ma all'inizio della mia carriera ho capito che è lungi dalla migliore variante. È di gran lunga più efficace cercare di minimizzare le perdite in caso di fallimento. Se avete perso il 50% dei soldi del conto, significa una cosa sola: è l'ora di fermarvi e modificare la vostra strategia. Come ho già detto, ho perso i miei soldi due volte. Perciò consiglio di cominciare con somme piccole. E appena una metà dei soldi rimane sul conto, bisogna fermarsi e cominciare da capo.

- Quanto tempo mette alla prova le sue strategie nella versione demo, e le è facile poi prendere un conto reale?

- Per quanto riguarda le finanze, sono conservatore e credo che per la maggioranza della gente sarebbe utile esserlo. Mi ricordo aver speso sei mesi disegnando i graffici, esaminandoli e entrandoci bene addentro. Qualcuno dirà che siano troppi sei mesi, viviamo in altri tempi, però, sono convinto che si deve provare attentamente ogni strategia prima di entrare nel mercato reale. E si deve seguire la direzione in cui si sviluppa, ed è preferibile farlo nella versione demo, quanto più a lungo, tanto meglio.

- Parlando del mercato reale, a quali fattori fa attenzione in primo luogo?

- È da 27 anni che faccio trading, e in questo periodo ho capito una cosa importante che è sempre attuale. Secondo lei, come i tader principianti si differenziano da quelli professionisti? Per un novellino importa un’alta percentuale di contrattazioni riuscite, gli piace pensare che ha potuto prevedere qualcosa e ne ha avuto ragione. A un professionista non importa, gli è importante controllare i rischi. Proprio all’inizio della mia carriera ho compreso che la maggior parte dei sistemi commerciali e libri sul trading vengono elaborati proprio per gli amatori, cui piace sentire di aver ragione e fare previsioni, ma non guadagnare i soldi. A tale persone viene offerto tutto quello che amano. Alla fine, il 97% dei trader principianti perdono tutti i loro soldi. Sono, infatti, cifre scioccanti. Prima di tutto, significano che tutti i principianti in fin dei conti sbagliano.

Per questo mi sono detto una volta, 'Invece di studiare strategie diverse, perché non osservo lavorare i trader esperi?' In altre parole, perché non semplicemente seguire l'esempio dei professionisti? Ho letto alcuni libri riguardanti il modo di lavoro dei giocatori di borsa professionisti, e tutto si è chiarito: i trader esperti hanno una cosa unica in comune – loro controllano i rischi. Nessuno sa di sicuro cosa succederà sul mercato domani, tra una settimana o l'anno prossimo. Quante previsioni economiche diverse si fanno ogni giorno? E quante di esse sono risultate vere? Non ci si addice prevedere il futuro, ma la maggioranza delle persone cerca proprio di farlo. Tutto quello che siamo in grado di fare è controllare il punto dell’entrata, il rischio che ci assumiamo qui ed ora.

- E allora come fa?

- Alcuni vedono il rischio circa così, 'Questa contrattazione, probabilmente, si rivelerà fruttuosa e quella sarà in perdita.' Ho già detto che non possiamo saperlo e non possiamo influenzarci in nessun modo. Definisco il rischio diversamente: sono soltanto i soldi che perderete. Essendo trader, cosa vogliamo in realtà? Fare previsioni, giustificarci o fare soldi? Il guadagnare non è dopotutto così difficile. Ci vuole solo una cosa: far superare le perdite che vengono prelevate dal vostro conto al profitto che ci viene versato. Ecco, si tratta di un gran profitto e piccole perdite. Ma per questo si deve sapere controllare le perdite. Uno dei migliori modi di farlo è definire correttamente il volume della contrattazione, cioè il numero degli strumenti finanziari che acquistate o vendete.

Dopo aver minimizzato le perdite, potrete operare ulteriormente.

Quando entrate su un livello determinato del prezzo, dovete stabilire subito il livello stop loss. Quando il prezzo cala inferiore al livello, funziona lo stop loss. In tal modo, eviterete perdite fatali, tramite lo stop tagliate la dispersione. La vostra piattaforma commerciale vi permette di indicare il numero degli strumenti finanziari con cui operate e poi di determinare la percentuale del rischio per ogni contrattazione concreta. Il compito è di rendere la percentuale costante. Per esempio, indicate il rischio sul livello dell'1%. Se vi sbaglierete, perderete solo l'1% dei soldi, e ogni volta le vostre perdite non supereranno quella quota.

Molti diranno che il vostro scopo è di ottenere un’alta percentuale delle contrattazioni riuscite. La maggior parte dei trader principianti cercano di farlo ammontare al 50, 60, 70 o anche all'80%! Però, è molto difficile, quasi impossibile, creare una strategia che garantisca un tale percentuale alto delle contrattazioni riuscite a lungo termine. Se volete aumentare il percentuale delle contrattazioni riuscite, dovrete chiudere subito le posizioni. In altre parole, dovrete diminuire il tasso di profitto. Ma se controllate i rischi, non è necessario preoccuparvi di far crescere la quota delle contrattazioni riuscite. Possono costituire il 35/40% e farete lo stesso i soldi. È il principio di base: bisogna imparare a dimenticare delle nostre previsioni giuste che ci rendono tanto felici.

Voglio che capiate l’idea principale: non importa quali strategie impiegate, importa il vostro modo di controllare il rischio all’entrata. Occorre soltanto indicare il livello dell’entrata e il livello dello stop. E anche se la contrattazione fallisce, non perderete più di quanto avete contato sin dall’inizio, ciò ripeterà ogni volta.

- Secondo lei, qual’è il rapporto dei trader principianti e professionisti sul mercato finanziario?

- È difficile dirlo, perché la maggioranza dei professionisti non si fanno vedere. Se andate a qualche forum tematico, vedrete che ci sono solo i principianti che cercano di trovare le risposte alle loro domande. Lo so di sicuro che i trader esperti sono evidentemente meno degli amatori.

- Applica l’analisi tecnica? Forse, esistono gli indicatori che lasciano controllare i rischi?

- Coll’andar degli anni, ho capito che la maggior parte degli indicatori tecnici - ma che maggior parte, tutti gli indicatori - non danno la possibilità di individuare di sicuro la tendenza. Resta l’unica cosa: seguire i grandi intervalli, per esempio, i time-frame di durata di una settimana. Permettono comprendere meglio in che direzione muove il mercato.

Per quanto riguarda il controllo dei rischi, vorrei condividere due know-how. Sono i miei strumenti preferiti che uso già da 25 anni, e nelle condizioni di oggi funzionano benissimo.

Il primo è VSA, analisi del volume. Tramite esso i professionisti giocano contro i principianti. Il volume delle contrattazioni nel mercato raggiunge il picco nei momenti critici, in cui il prezzo crolla o rialza bruscamente. Tra i bar colorati sul grafico cerco quello su cui il volume supera notevolmente quello medio. Ogni volta quando il prezzo cambia bruscamente e il volume rialza, bisogna osservare il bar seguente. Se il volume ci rialza di nuovo bruscamente, che cosa significa? Significa che sul bar precedente la crescita del volume era legata alle vendite e non agli acquisti. È una classica Bull Trap. I professionisti vendono mentre principianti comprano. Aspettano che il mercato cambi direzione e intrappolano i trader principianti. La situazione inversa è la Bear Trap, che appare in caso di crollo del volume.

Il mio secondo strumento preferito sono le onde di Elliott. Mi pare che circa una metà di volte il mercato registra delle tendenze chiare, una metà di volte no.

Esistono cicli determinati durante i quali il mercato ‘s’annebbia’ ed è praticamente impossibile individuare qualche pattern. Ma poi, proprio quello pattern è facile a definire. E proprio in questo momento dobbiamo scoprire una buona opportunità di fare una contrattazione, trovare tale posizione su cui non dobbiamo controllare eccessivamente i rischi. Osservando le onde di Eliott, mi faccio una domanda semplice, ‘Qual’è la possibilità ottimale?’ È la terza onda che dà le migliori possibilità. In generale, esistono cinque onde motrici e tre onde correttive, la terza onda è la più forte e durevole. Il pattern delle onde più affidabile è ABC. In questo pattern è più facile identificare la seconda onda perché è più lunga delle altre. Dopo essa comincia la terza onda che fa cambiare il più possibile il prezzo. Chiamo questo modello ‘Graal’ perché rende sempre il profitto più alto delle perdite eventuali, grazie a ciò permette di non controllare i rischi tanto rigorosamente.

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