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Si ritiene che il volume dell'offerta pubblica iniziale di venerdì possa raggiungere i 1.000 milioni di dollari. Questo è ciò che gli investitori devono sapere.

La Ferrari potrebbe lanciare la sua IPO già venerdì, secondo quanto riportato dai media, dopo aver annunciato a luglio di voler mettere in vendita il 10% delle proprie azioni sulla borsa di New York.

Il produttore di auto italo-statunitense Fiat Chrysler Automobiles (FCA), possiede il 90% di Ferrari. Il resto è proprietà di Piero Ferrari, il figlio del fondatore della compagnia.

L’accordo è parte di una serie di transazioni intese a separare interamente Ferrari da FCA, che pianifica di trasferire il suo restante 80% di quote nella società ai propri azionisti, secondo il prospetto IPO. La compagnia non percepirà alcun ricavo, in quanto tutte le azioni saranno vendute da FCA.

L’accordo dovrebbe essere completato per metà ottobre, con UBS che assumerà il ruolo di global coordinator e joint bookrunner insieme a Bank of America Merrill Lynch e Santander Investment Securities.

Ecco di seguito sette cose da sapere su Ferrari prima della sua IPO:

1. Dipende molto dal suo team di Formula 1, dai collezionisti e dagli appassionati

Ferrari è fortemente esposta al successo del suo team di Formula 1, che utilizza per promuovere il marchio al posto del genere di pubblicità convenzionale che probabilmente la affievolirebbe. Il team, chiamato Scuderia Ferrari, ha vinto 222 Gran Premi, 16 Campionati mondiali costruttori e 15 Campionati mondiali piloti, diventando il più vincente nella storia della Formula 1, secondo il prospetto. La Formula 1 attira circa 425 milioni telespettatori nel mondo, rendendola così uno degli eventi sportivi più seguiti dell’anno. La ricerca e lo sviluppo che stanno dietro alla progettazione, l’ingegneria e la produzione di macchine da corsa permettono a Ferrari di ottimizzare l’ideazione e il potenziamento dei suoi nuovi veicoli, incluse serie speciali, edizioni limitate e vetture uniche, che possono essere vendute a prezzi maggiorati.

“Se non fossimo in grado di attirare e trattenere i talenti necessari per avere successo nelle competizioni internazionali o destinare il capitale necessario per finanziare attività sportive di successo, il valore del marchio Ferrari e l'attrattiva delle nostre auto e di altri beni di lusso potrebbero risentirne”, si legge nel prospetto.

2. Una strategia con bassi quantitativi di vendite potrebbe limitare il profitto

I clienti di Ferrari sono attratti dai suoi prodotti in parte per via della loro esclusività, che la compagnia contiene limitando il numero di auto e modelli che produce. La compagnia mantiene deliberatamente delle liste d’attesa per combinare l’idea di lusso e rarità con il servizio alla clientela, che inoltre supporta il suo modello di pricing.

La compagnia ha registrato un profitto di 265 milioni di euro nel 2014, su un reddito di 2,76 miliardi; sempre durante il 2014 ha consegnato 7.255 auto. In confronto questi dati, la rivale Maserati ha venduto lo scorso anno 36.500 auto nel mondo, mentre Porsche ne ha vendute 120.000 tra gennaio e agosto 2014.

“Sebbene sia importante per la nostra attuale strategia di marketing, il nostro obiettivo di mantenere un basso quantitativo di vendite e un’esclusività limita la crescita delle nostre vendite potenziali e la redditività”, avverte il prospetto.

3. Le licenze sono fondamentali

Il cavallino rampante di Ferrari è una risorsa preziosa per il marchio di lusso. A partire dal parco a tema Ferrari World sito ad Abu Dhabi fino agli orologi e all’abbigliamento sportivo, Ferrari intasca un quantitativo considerevole di entrate nette tramite contratti di licenza.

Nei primi tre mesi del 2015, 109 milioni di euro, ovvero il 17,6% delle entrate nette del produttore di auto, sono arrivati dalle partnership, dalla pubblicità e dal marchio che, secondo il prospetto, comprenderebbero merchandising, licenze e proventi delle royalties. Si nota quindi un rialzo rispetto al 16,3% per lo stesso periodo nel 2014. Le numerose partnership di licenza, inclusi gli occhiali da sole Oakley, Puma, Lego e Microsoft potrebbero esporre Ferrari a rischi aggiuntivi qualora qualcuno dei partner dovesse ottenere prestazioni sfavorevoli.

“Sebbene selezioniamo con cura i nostri partner di licenza e franchising, qualsiasi pubblicità negativa intorno a tali partner potrebbe avere effetti negativi sui prodotti di licenza, sui Ferrari Store e sui parchi a tema o ancora sul marchio Ferrari”, ha affermato.

4. I ricavi dei motori sono legati a Maserati

Nel 2011, Maserati, un marchio di lusso simile nel gruppo Fiat Chrysler Automobiles ha stipulato un contratto con Ferrari per 160.000 motori fino al 2020, con un’aspettativa di incremento di 275.000 fino al 2023. La separazione di Ferrari da FCA non influirà sull’accordo.

Tuttavia, sebbene Maserati abbia in mente di espandere la gamma di modelli e il quantitativo di vendite, qualsiasi diminuzione nella consegna dei veicoli del marchio avrebbe diretti effetti negativi sulle vendite dei motori di Ferrari. La vendita di motori a Maserati ha generato 54 milioni di euro di entrate nette per i primi mesi del 2015, in calo rispetto ai 62 milioni di euro per lo stesso periodo nel 2014. Ferrari ha dichiarato che il calo è stato dovuto a una diminuzione del 15% nel quantitativo di motori venduti a Maserati in conseguenza a una ridotta consegna di veicoli.

Prima del 2015, le entrate nette derivanti dalla vendita di motori a Maserati erano aumentate regolarmente dal 2012 al 2014. Le vendite generali di motori hanno rappresentato il 10,3% delle entrate nette per i primi tre mesi del 2015, secondo il prospetto.

5. Necessita di convincere i clienti nei mercati emergenti

La strategia di crescita di Ferrari comprende dei piani per espandersi nei mercati che ritiene in possesso di un forte potenziale di crescita. Questi includono un numero di mercati in via di sviluppo che attualmente ospitano molti investitori privati facoltosi, tra cui quello cinese e di altre zone dell’Asia, così come per quello del Medio Oriente. Tuttavia, la compagnia non ha un’esperienza operativa in questi mercati e non è chiaro se i correnti livelli di crescita economica possano essere sostenuti. In alcuni mercati, le autorizzazioni governative obbligatorie e altre restrizioni normative potrebbero ostacolare la crescita, mentre le riforme fiscali o la riduzione di acquisti di lusso sono rischi aggiunti.

“Se i nostri piani di espansione internazionale dovessero fallire, i nostri affari, i risultati dell’operazione e le condizioni finanziarie potrebbero essere colpite in maniera notevolmente sfavorevole”, dichiara il prospetto.

6. Il basso flottante potrebbe rendere instabile la compravendita di azioni

L’IPO corrisponde soltanto al 10% della compagnia, ciò significa che ci sarà un flottante limitato nei mercati pubblici in mano a un esiguo numero di azionisti. Allo stesso tempo, gli azionisti di FCA possederanno l’80% del resto della compagnia e Piero Ferrari il 10% finale. La combinazione di questi fattori potrebbe causare instabilità nelle negoziazioni e impedire ai nuovi azionisti di influenzare il processo decisionale di gestione.

7. Un programma di voto di fiducia potrebbe colpire la liquidità

Le negoziazioni potrebbero essere ulteriormente ostacolate dal programma di voto di fiducia della compagnia, che mira a premiare gli azionisti disposti a conservare le loro azioni per almeno tre anni con speciali azioni con diritto di voto. Queste azioni non possono essere scambiate e sono trasferibili solo in circostanze limitate.

“Questo programma di voto di fiducia è ideato per incoraggiare una base azionaria stabile e, al contrario, potrebbe scoraggiare le negoziazioni da parte degli investitori che potrebbero essere interessati a partecipare al nostro programma di voto di fiducia. Di conseguenza”, secondo il prospetto, “il programma di voto di fiducia potrebbe ridurre la liquidità delle nostre azioni ordinarie e colpire in modo sfavorevole il prezzo di negoziazione”.

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