Il mercato rialzista del settore biotecnologico è ormai defunto
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L'impatto dell’aumento dei prezzi delle medicine sul settore biotecnologico.

Le elezioni presidenziali americane del 2016 hanno decretato la condanna a morte del più consistente andamento rialzista di sempre del settore biotech

Spinto dalle straordinarie innovazioni e dalla rapida crescita dei fatturati, l’indice S&P 500 relativo al settore biotecnologico ha compiuto un balzo in avanti di oltre il 400% tra il luglio del 2010 e lo stesso mese del 2015. Le aziende di maggior successo, come Gilead Sciences (NASDAQ: Gilead Sciences [GILD]) e Regeneron (NASDAQ: Regeneron Pharmaceuticals [REGN]), hanno registrato crescite ancor più consistenti.

Tuttavia la scorsa settimana il settore biotech è crollato su sé stesso dopo che Hillary Clinton, in un tweet, ha espresso la propria indignazione nei confronti dell’assurda impennata dei prezzi stabilita da un’azienda farmaceutica guidata da Martin Shkrelli, che si conquistò il soprannome di uomo più odiato d’America quando in passato fu manager di fondi speculativi.

Lunedì scorso le azioni biotecnologiche hanno subito un nuovo tracollo: l’indice S&P biotech è crollato del 23% rispetto al picco registrato lo scorso luglio. Ciò significa che il mercato è oggi in pieno andamento ribassista, ovvero caratterizzato da cali di almeno il 20% rispetto ai massimi precedenti. Secondo quanto riportato dal Bespoke Investment Group si tratta della fine del mercato al rialzo più consistente, e del secondo in termini di durata, verificatosi dal 1992 ad oggi.

I giorni dei prezzi in clamorosa ascesa potrebbero essere finiti

Ciò che ha realmente innescato il tracollo del mercato biotecnologico è stata la minaccia, da parte di Washington, di intervenire per mettere un freno agli ingenti aumenti di prezzo sfruttati dalle case farmaceutiche per incrementare i loro profitti.

“In passato gli investitori potevano contare su cieli sereni e vento in poppa, fintanto che i prezzi erano in crescita. Nessuno avrebbe mai previsto un rischio di questo tipo,” afferma John Schroer, gestore di diversi fondi di assistenza sanitaria presso la Allianz Global Investors. “Si è verificata la completa liquidazione del biotech”, sottolinea.

Il collasso del settore biotecnologico ha colpito duramente Biogen (NASDAQ: Biogen [BIIB]) e Acorda Therapeutics (NASDAQ: ACOR), entrambe crollate del 40%. Anche Gilead e Regeneron, che in passato erano sulla cresta dell’onda, sono entrate in piena tendenza ribassista.

Il settore biotech stroncato dalle pressioni politiche

Schroer, assiduo consultatore di notizie politiche, si è accorto dell’aumento della popolarità nei sondaggi che il candidato alla Casa Bianca Bernie Sanders stava ottenendo parlando dell’accessibilità economica dei farmaci con ricetta.

Il 10 settembre, date le preoccupazioni che nutriva sui prezzi, Schroer ha deciso di liberarsi delle azioni di aziende farmaceutiche come Celgene (NASDAQ: Celgene [CELG]) , AbbVie (NYSE: AbbVie [ABBV]), Vertex Pharmaceuticals (NASDAQ: Vertex Pharmaceuticals [VRTX]), Eli Lilly (NYSE: Eli Lilly and Company [LLY]) e Bristol-Myers Squibb (NYSE: Bristol-Myers Squibb Company [BMY]).

La decisione di prendere le distanze dalle biotecnologie è il motivo per cui l’AllianzGI Health Sciences Fund, gestito da Schroer, quest’anno è il numero uno nel suo settore di appartenenza, come riporta Bloomberg.

Il collasso delle biotecnologie spaventa gli investitori

Considerando diversi punti di vista, il crollo che sta affliggendo il settore biotech ha un senso. Le valutazioni alle stelle l’avevano reso già vulnerabile nei confronti di una possibile oscillazione nel generale clima del mercato. Comprensibilmente gli investitori hanno deciso di fare profitti in un comparto vincente.

A sua volta, oggi il mercato biotech ribassista sta suscitando timori nel resto dei mercati. Lunedì ha causato il crollo del mercato azionario, facendo perdere 313 punti al Dow. “La velocità delle vendite è causa di grandi preoccupazioni. È una situazione che stiamo tenendo sotto stretta sorveglianza. Dove ci porterà?” afferma Joe Quinlan, chief investment strategist presso la U.S. Trust.

“Quando si iniziano a vendere le azioni dei vincenti, vuol dire che i mercati segnalano che all’orizzonte potrebbero esserci dei problemi,” sottolinea Quinlan.

A quando la ripresa del biotech?

Alcuni investitori stanno aspettando il momento giusto per entrare nel mercato e acquistare azioni a prezzi stracciati così da ottenere l’esposizione da tempo desiderata.

Tuttavia la storia ci esorta alla prudenza: il mercato al ribasso del settore biotech dura mediamente 92 giorni bruciando il 29% del suo valore, secondo quanto riferisce Bespoke. Questo implica che l’attuale crollo potrebbe durare altre tre settimane e abbassare i prezzi di un ulteriore 10%.

Ma non c’è alcuna garanzia che ciò si verifichi nuovamente, soprattutto se si considera quanto forte era in precedenza il mercato al rialzo. Il lasso di tempo necessario per la ripresa delle azioni biotech è una forbice estremamente ampia che va da 23 a 2120 giorni, secondo Bespoke.

I rischi politici potrebbero essere sopravvalutati

Ad ogni modo Schroer ritiene che il mercato azionario biotecnologico sia già al minimo o comunque non vi sia lontano; così facendo sta pubblicizzando in modo selettivo proprio Allianz.

Tutto ciò nonostante Schroer ritenga che vi siano buone possibilità che i produttori farmaceutici si autoregolamentino e mantengano gli aumenti di prezzi a un livello minimo tale da non suscitare l’ira di Washington.

L’esperto ritiene che i rischi legati all’introduzione di controlli nei prezzi, imposti dai Democratici in seguito alle elezioni del 2016, siano minimi perché sono poche le loro possibilità di aggiudicarsi la Casa Bianca e le due camere del Congresso USA.

E anche se ne ottenessero il controllo completo, a livello legislativo sarebbe una dura battaglia. Nonostante il partito democratico nel 2010 detenesse la maggioranza in entrambe le camere del Congresso, il presidente Obama non riuscì a far approvare una proposta legislativa che autorizzasse il governo a negoziare i prezzi con le case farmaceutiche.

“Qualcosa dovrebbe cambiare profondamente nell’attuale ambiente politico,” conclude Schroer.

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