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10 agosto 2016

Monte dei Paschi è stata la peggiore performer negli stress test dell'EBA, ma ora forse sono in arrivo buone notizie e un nuovo possibile salvataggio.

I salvataggi bancari sono un grande business redditizio. E la banca italiana al collasso Monte dei Paschi di Siena, le cui azioni sono quasi inutili (0,25 €), che è stata "salvata" già due volte da parte degli investitori dal 2014 e che ora deve sperare in un salvataggio ancora più grande, si è trasformata in un nirvana per le banche di investimento, in particolare per JP Morgan.

Monte dei Paschi (BIT: BMPS) è stata la peggiore performer negli stress test dell'EBA. Nello scenario avverso, il suo indice di capitalizzazione Tier 1 è sprofondato in negativo (-2,4%), il che significa che il suo capitale sarebbe più che volato via.

Ma ora c'è un altro affare di salvataggio in atto, e questa volta di gran lunga più grande dei primi due che sono riusciti così elegantemente a risolvere i problemi della banca. Si tratta di un consorzio di banche guidato da JP Morgan, e dal suo CEO Jamie Dimon, e in un ruolo secondario, dalla banca di investimenti italiana Mediobanca. Monte dei Paschi si propone di raccogliere 5 miliardi di € di nuovo capitale e vendere 9.2 miliardi di euro in prestiti con uno sconto tale da farli uscire subito dai suoi registri. E le commissioni di sottoscrizione si prevedono essere straordinariamente convenienti.

Tre fonti coinvolte nella trattativa hanno detto a Reuters che le banche estrarranno 250 milioni di € in commissioni di sottoscrizione dalla quota azionaria della transazione (aumentandola di 5 miliardi di euro).

E c'è di più. L'operazione creerà anche una società di progetto (SPV, dall'inglese Special Purpose Vehicle), che avrà il compito di acquistare i crediti inesigibili di Monte dei Paschi. Il finanziamento della SPV richiederebbe un prestito ponte (dall'inglese bridge loan) sindacato a 6 miliardi di euro. JP Morgan sta cercando di organizzare tale prestito ponte, per il quale le banche di investimento potrebbero essere pagate fino a 300 milioni di euro in tasse.

I partecipanti al prestito rimarrebbero vincolati dai nonperfoarming loan (ovvero i prestiti non performanti, meglio noti in italiano come crediti deteriorati) del Monte dei Paschi nel caso in cui non riuscissero a trovare degli investitori per la SPV. Ma Dimon, da sempre focalizzato e attento al benessere delle altre persone, ha detto a CNBC che la sua banca è disposta a correre questo rischio: "Se riuscissimo a qualcosa del genere, sarebbe una grande cosa per l'Italia", ha detto Dimon.

Inoltre ci sarebbero i 550 milioni di € in spese di investment banking per il salvataggio corrente.

Ma sarebbe solo l'ultima puntata. Nel 2015 Monte dei Paschi ha pagato 130 milioni di euro in tasse a un gruppo di banche di investimento per la raccolta di 3 miliardi di € di capitale fresco, secondo i dati di Thomson Reuters. E nel 2014 ha pagato 304 milioni di € in tasse per la sua infusione di capitale da 5 miliardi di €. Quindi, 434 milioni di euro in totale. Questi accordi sono stati gestiti da UBS.

Con le tariffe in vigore, il totale sale a 984.000.000 € (1.09 miliardi di dollari al cambio odierno). Con un piccolo sforzo in più avrebbero potuto colpire nel segno 1 miliardo di euro.

Fabrizio Viola, CEO di Banca Monte Paschi di Siena, durante una conferenza del 2013. Ph. REUTERS/Alessandro Garofalo

Le fonti hanno riferito a Reuters che il governo italiano ha già dato il suo sostegno al contratto con JP Morgan a luglio, dopo che Dimon ha incontrato il primo ministro italiano Matteo Renzi a Roma:

Di conseguenza, la banca statunitense, che peraltro ha l'ex ministro delle Finanze italiano Vittorio Grilli in qualità di presidente della sua corporate bank e del settore investimenti in Europa, Medio Oriente e Africa, sarà uno dei redditi più alti per la revisione di Monte dei Paschi, sempre se il piano andrà avanti, riferiscono le fonti.

Ma non sarà facile. Ha detto Reuters:

"Il grande disegno di legge riflette il rischio che l'accordo non si concluderà perché gli investitori sono riluttanti a sottoscrivere l'aumento di capitale a causa della storia di Monte dei Paschi, con i suoi piani di turnaround falliti, con le condizioni di mercato incerte, e la paura di una maggiore esposizione nella terza più grande economia della zona euro".

"E' un affare molto più costoso rispetto a qualsiasi altro mercato dei capitali azionari (ECM) in Europa a causa del profilo di rischio della transazione", ha detto un analista con sede a Londra che ha sottolineato come il "Paese a rischio" aggiunga ulteriore complessità operativa alla transazione.

Finora nessuna delle decine di banche contattate nelle ultime settimane per formare un consorzio di garanzia hanno assunto impegni per garantire la sua proposta di 5 miliardi di euro”, riferiscono le fonti.

L’Europa non è un continente per investitori

"Questo è un accordo di pre-underwriting che per definizione non è una né sottoscrizione vincolante, né un impegno," ha spiegato l'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel. Nessun impegno, nessun accordo. Inoltre le fonti hanno riferito che:

"Qualsiasi tipo di fallimento di una delle banche più antiche del mondo danneggerebbe l'intero sistema bancario italiano e potrebbe innescare il contagio in tutta Europa, per questo il governo del primo ministro Matteo Renzi sta facendo pressione alle banche d'investimento italiane e internazionali affinché effettuino al più presto questa operazione di soccorso”

Un portavoce del governo italiano, tuttavia, ha detto a Reuters che non era a conoscenza di alcuna pressione del genere sulle banche.

Alla già grande dimensione delle tasse si aggiunge l'incertezza che circonda l'affare e la mancanza di sostegno finanziario da parte del governo italiano, il tutto condito dal rischio di ulteriori turbolenze politiche e di mercato se il referendum sulla riforma costituzionale dovesse fare flop (nel cui caso Renzi ha promesso lui di dimettersi). Il referendum è previsto per il mese di ottobre, appena prima della chiamata di cassa fissata nel mese di novembre. Tempismo impeccabile.

Ma se funzionasse .... Ci sono molti più accordi di questo tipo che possono essere raggiunti per risolvere la crisi bancaria in Italia, tra cui l'impegno da parte di UniCredit (BIT: UCG), la più grande banca d'Italia e il 6° peggior performer nello stress test bancario dell'Ue, di aumentare il capitale e versare i suoi prestiti non performanti.

E ci possono essere molte più di tali offerte in tutta Europa al fine di ottenere una punto di sostegno all'interno della crisi bancaria europea, che è ancora più ampia.

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