Come una rivoluzione socialista può rovinare un paese
Carlos Garcia Rawlins/Reuters
Pagina principale Economia, Venezuela

Il recente fallimento del Venezuela riporta a galla un vecchio interrogativo.

L’economia del Venezuela è in declino da molto tempo ormai, ma una serie di notizie recente sottolinea quanto è diventata grave la situazione.

The Atlantic ha una lista di aneddoti coloriti che mostrano come il collasso economico ha portato al collasso sociale. Una delle storie migliori era quella di un’azienda presa tra un sindacato che richiedeva la carta igienica e un governo determinato a punire chiunque avesse più di un paio di rotoli. È una situazione da Comma 22 direttamente da un romanzo distopico.

Nel frattempo, il New York Times ha scritto del deterioramento dello stato della sanità del Venezuela. La situazione ha spinto il governo a dichiarare uno stato d’emergenza che, dati i precedente del presidente venezuelano del presidente Nicolas Maduro, probabilmente farà peggiorare le cose.

Il Venezuela è la peggiore economia del mondo

Perché sta accadendo tutto questo? Gli economisti non hanno alcun modello generale di economia politica, governi che non funzionano o collasso sociale. E anche se in principio si potrebbero trovare alcuni indizi su quali politiche hanno causato i danni maggiori, tutto questo richiederebbe il tipo di dati amministrativi raramente disponibili in un paese disfunzionale come il Venezuela.

Con nessuna teoria omnicomprensiva e pochi dati concreti, non è possibile concludere semplicemente - come vorrebbero molti a destra - che i disastri come il Venezuela sono inevitabili e il risultato ovvio degli sforzi per rendere la società migliore per i poveri. Restano per lo più analogie storiche, osservazioni casuali e teorie vaghe su cosa determina il successo o il fallimento dei paesi.

Normalmente questo crea un dibattito vivace ma inconcludente. Ma in una situazione così grave come quella del Venezuela, è abbastanza facile identificare i colpevoli politici più importanti. Come hanno scritto Moises Naim e Francisco Toro scrivono su The Atlantic, la maggior parte della colpa qui deve ricadere sulle politiche di Hugo Chavez, che ha governato il Venezuela dal 1999 fino alla sua morte nel 2013, e dei suoi successori:

"È vero che i prezzi del petrolio sono… crollati… ma quello può difficilmente spiegare quello che è accaduto: l’impressionante implosione del Venezuela è iniziata ben prima del prima che il prezzo del petrolio precipitasse. Nel 2014, quando il petrolio veniva ancora scambiato sopra i 100$ al barile, i venezuelani stavano già affrontando una mancanza acuta di beni di prima necessità come il pane o gli articoli per l’igiene personale.

Il vero colpevole è il chavismo, la filosofia dominante che ha preso il suo nome di Chavez e portata avanti da Maduro, e la sua incredibile propensione alla malagestione."

Il calmiere - un tentativo di affrontare l’iperinflazione fuori controllo del Venezuela - sembra essere stata una misura particolarmente dannosa.

Fissare i prezzi dei beni di prima necessità di ogni giorni a livelli bassi ha portato a carenza di scorte: tutti quanti si sono affrettati a comprare gli articoli a prezzi bassi, lasciando vuoti gli scaffali dei negozi. Il governo dopo ha risposto con la strategia tipica ma malaccorta di punire quelle che definiva persone disturbo da accumulo, facendo sì che la polizia dovesse andare in giro ad arrestare chiunque sembrasse avere quantità eccessive di un prodotto particolare.

Sfortunatamente, dato che nessuno sa quanto sia troppo, men che meno la polizia, questo ha portato la gente ad essere arrestata generalmente per essere in possesso delle quantità necessarie di beni come cibo e carta igienica.

Questo si è rivelato un duro colpo specialmente per le aziende, che erano prese in mezzo tra due fuochi. Tutti iniziano a vivere con la paura della polizia, gli affari non possono continuare e l’economia va in rovina.

I problemi del Venezuela potrebbero essere stati causati dalle azioni di governi stranieri o dalle multinazionali? I pochi difensori di Chavez rimasti (tra cui Maduro) tendono a sostenere questa tesi, ma non ha molto senso.

Il tempismo è del tutto sbagliato - i tentativi stranieri di screditare o rimuovere Chavez erano probabilmente al massimo della loro intensità quando era ancora vivo. Il crollo al picco del petrolio nel 2015 è stato certamente un colpo durissimo per l’economia già malandata del Venezuela.

Eppure stati che si basano sul petrolio come Russia e Iran hanno semplicemente barcollato, non sono stati messi k.o., dalla crisi del petrolio.

Appare molto più probabile che il Venezuela abbia sofferto una variante del destino di altri paesi che hanno scelto le rivoluzioni socialiste. L’economia pianificata di Cuba non è collassatta, ma è andata in stagnazione per decenni. Gli esperimenti dell’India con il socialismo hanno anche portato a decenni di crescita lenta, fino a quando le riforme degli anni ‘90 non hanno cancellato gran parte dei danni.

Eppure Cuba e l’India pre-anni ‘90 sono degli esempi fantastici rispetto alla Corea del Nord, che continua ad essere uno stato impoverito da incubo, o alla Cina di Mao Tse-tung. Anche le economie dell’Europa dell’est hanno avuto delle brutte performance sotto i loro regimi comunisti imposti.

Questo significa che il socialismo è un fallimento? No di certo. Le economie di Germania, Francia, Danimarca, Svezia e del Regno Unito hanno i loro problemi, ma provvedimenti come la sanità pubblica non gli hanno impedito di diventare società ricche e agiate. Allo stesso tempo, molte delle nostre norme economiche più apprezzate, come i weekend liberi dal lavoro, le regole sugli straordinari e la previdenza sociale, devono la loro esistenza ai movimenti socialisti del 19simo e 20esimo secolo.

Quindi, quando fallisce il socialismo, e quando invece ha successo? È una bella domanda e ogni risposta sarà per forza di cose troppo raffazzonata, ma sembra esserci uno schema generale ricorrente nella storia. I paesi che hanno implementato gradualmente il socialismo, modificando le istituzioni economiche e realizzando riforme economiche una alla volta, sono rimasti generalmente in salute. Quando il socialismo sembrava danneggiare l’economia, i paesi potevano mettere da parte le redistribuzioni e le nazionalizzazioni prima che le cose peggiorassero sul serio. Ma quando i paesi provano una transizione verso un socialismo estremo tutto in una volta, quasi sempre combinano pasticci. E dato che le norme tendono ad essere persistenti - “appiccicose” nel gergo economico - gli errori di questi big bang socialisti, una volta commessi, in genere sono difficili da cancellare.

L’approccio che storicamente ha avuto maggiore successo nel campo delle riforme economiche è quello di “attraversare il fiume calpestando le pietre” - una frase coniata dal leader cinese Deng Xiaoping, che cancellò gran parte dei danni economici fatti dai suoi predecessori. La riforma graduale, non la rivoluzione, è un metodo di sicura efficacia quando si tratta di migliorare le vite delle persone meno fortunata della società.

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