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L’Economist ha intrapreso un’esame dettagliato dei primi sei episodi della saga, in cerca di lezioni di economia.

L’ultimo capitolo della saga di Guerre Stellari, “Il risveglio della Forza”, si doveva aprire nei cinema di tutto il mondo il 16 dicembre, dopo la stampa dell’Economist.

La maggior parte dei fan si metterà in coda per guardare i duelli ad alta tensione con spade laser e rimettersi al passo con le vite degli amati protagonisti.

Gli economisti, che riescono a rendere noioso anche il più eccitante degli argomenti, saranno più interessati allo stato dell’economia galattica. La distruzione della Morte Nera alla fine del sesto film della serie, ha forse generato un’enorme crisi finanziaria, come speculato in un articolo recentemente scritto da Zachary Feinstein, professore di ingegneria finanziaria della Washington University di St Louis? Che tipo di riforme strutturali potrebbe aver adottato il nuovo governo galattico?

Mentre aspettiamo le risposte a queste ed altre domande importanti, l’Economist ha intrapreso un’esame dettagliato, alimentato da popcorn, dei primi sei episodi della saga, in cerca di lezioni di economia in generale.

La galassia di “Guerre Stellari” è sia avanzata tecnologicamente che paralizzata economicamente, tormentata da disuguaglianza e istituzioni politiche fossilizzate. Non interamente aliena, in altre parole. Malgrado sia una galassia lontanta lontana, offre tre lezioni importanti per i residenti della Via Lattea.

Commercio

La prima è il valore degli scambi: tanto migliore quanto più libero. I fan si sono lamentati con sgomento quando lo slogan di apertura del primo prequel (Episodio I, uscito nel 1999) rimuginava sui dettagli di una disputa commerciale. Eppure, nella galassia lontana, come nella nostra, i conflitti commerciali sono una sorgente ricca di tensioni drammatiche.

Tra le tecnologie più importanti nell’universo di “Guerre Stellari” c’è la propulsione iperguida, che permette ai viaggiatori di eludere i limiti della relatività e percorrere enormi distanze in un battibaleno. Senza l’iperguida, perfino muoversi attraverso il sistema solare più vicino avrebbe richiesto anni o decenni, anche usando spostamenti a velocità quasi luminale, rendendo il commercio difficile e costoso.

Il commercio iperguidato, quindi, permette un più alto livello di profitto per persona che non sarebbe possibile in una galassia di autarchia planetaria. Alcuni pianeti, quelli con diverse specie e risorse, avrebbero successo anche in una galassia non commerciale. Ma quelli come il pianeta Tatooine, o il pianeta di ghiaccio Hoth, sarebbero spogli senza la possibilità di importare merci da altri mondi.

Il commercio permette ai pianeti desolati di specializzarsi nella produzione di merci di valore – minerali nel caso di Tatooine. Altri possono dedicare la loro intera superficie all’agricoltura, o all’urbanizzazione (la capitale imperiale, Coruscant, copre l’intera superficie del pianeta).

I pianeti riccamente dotati guadagnano dallo specializzarsi in industrie nelle quali beneficiano del vantaggio comparato più grande, usando parte dei ricavati per ottenere beni e servizi che non sono capaci di produrre loro stessi. Inoltre, il commercio permette ai pianeti più squallidi di esportare qualunque tipo di risorsa abbiano in cambio di importazioni necessarie a renderli abitabili – cibo, per la maggior parte.

I profitti di un commercio galattico sono ridotti, tuttavia, dai monopoli concessi a gruppi industriali potenti, come la Federazione dei Mercanti, che invade il pacifico pianeta Naboo nell’Episodio I. Le franchising commerciali preoccupano per una serie di motivi.

Permettono ai monopolisti di addebitare un premio, ottenendo profitti che altrimenti fluirebbero verso i produttori o i consumatori. Incoraggiano criminalità da parte di coloro che cercano di aggirare il monopolio (come il contrabbando di spezia, una droga, da parte di Ian Solo, sotto controllo del gangster Jabba the Hutt). E incoraggiano i monopolisti a dedicare risorse di valore per la ricerca di rendita. I burocrati della repubblica, veniamo a sapere dall’allora senatore di Naboo, Sheev Palpatine, sono “sul libro paga della Federazione dei Mercanti”.

Politica

Sebbene la globalizzazione, o piuttosto la galattizzazione, sia una manna economica, presenta tutti i tipi di sfide politiche che non sono facili da gestire. Questa è la seconda lezione. Dani Rodrik, un economista dell’Università di Harvard, sostiene che la globalizzazione impedisca alle nazioni di raggiungere più di due o tre obiettivi desiderabili: l’integrazione economica, la sovranità nazionale e la democrazia.

Gli abitanti dell’universo di “Guerre Stellari” devono affrontare problemi simili: il prezzo di partecipazione all’economia galattica è l’accettazione di regole che irritano i governi planetari.

Nell’Episodio II, una “Confederazione dei Sistemi Indipendenti” cerca di separarsi dalla Repubblica in risposta alle regolamentazioni viste come eccessivo onere economico per i pianeti più poveri.

L’Alleanza Ribelle che combatte l’Impero negli Episodi IV e VI cerca di ristabilire la democrazia e la sovranità planetaria, anche se ciò potrebbe largamente indebolire l’integrazione economica abilitata dal governo unitario.

Dove sono i droidi?

La terza lezione è per coloro che stanno considerando le loro opzioni di carriera, in un’era di intelligenza artificiale. Gli umani nella saga sono ancora impegnati in mansioni pericolose e sgradevoli: pilotare gli equivalenti galattici dei caccia, per esempio, e faticare nelle miniere pericolose di spezia, malgrado la moltitudine di robot intelligenti che popolano la galassia.

Anzi, i robot di “Guerre Stellari”, con tutta la loro abilità tecnologica, non sembrano capaci di fare niente di quel che possono fare gli umani. Quando a Obi-Wan Kenobi, un cavaliere Jedi, viene mostrata un’armata di cloni umani che a breve diventeranno gli assaltatori imperiali, ordinata da un collega, gli viene detto che sono “immensamente superiori ai droidi, capaci di pensieri e azioni indipendenti”. Fin qui rassicurante.

Eppure gli umani lavorano anche a causa delle ingiustizie del sistema politico galattico. Anakin Skywalker, il Jedi psicologicamente traumatizzato che poi diventa Dart Fener, appare nella serie per la prima volta come schiavo su Tatooine.

Il figlio di Anakin, Luke, anche se non schiavo, coltiva umidità in povertà relativa mentre chi si trova nel cuore della galassia vive nel lusso. Gli umani lavorano per una miseria, se necessario, per riuscire a campare. Questo li può attirare verso il lato oscuro. Peggio ancora, può stimolare gli animi curiosi a chiedersi quali forze spingano una distribuzione di ricchezza così impari, facendoli diventare una delle creature tra le più temute: gli economisti.

Fonte: The Economist

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