Le quattro peggiori economie del mondo
Pagina principale Economia, Russia

La maggior parte delle economie mondiali continuano a rallentare. Questo è importante perché la forza o la debolezza economica in una certa area geografica hanno un impatto sul mercato del lavoro, sulla disponibilità di credito, sul prezzo dei beni di consumo e dei servizi, sugli stipendi e su molte altre cose.

Quando un’economia si indebolisce, la sofferenza tende ad aumentare. Questa sofferenza è maggiore nelle economie peggiori del mondo e fa parte dei motivi del rallentamento.

L’Economia: non si tratta solo di numeri

L’espansione o la contrazione economica sono misurate dal PIL o Prodotto Interno Lordo. Quando un’economia è in crescita c’è molto lavoro e il livello di vita della gente tende a migliorare. Al contrario, quando un’economia si contrae, molte compagnie riducono il personale per ridurre le spese, alzando il livello di disoccupazione. Al momento l’economia globale sta rallentando, con la Cina davanti a tutti.

La tabella qui di seguito contiene i dati delle quattro economie peggiori del mondo sulla base dell’anno precedente. Per paragonare meglio ho aggiunto anche le tre migliori economie. La colonna “Posizione” mostra la dimensione dell’economia di ogni nazione (ad es. il PIL totale) rispetto a tutte le altre. “PIL Anno/Anno” misura la crescita o la contrazione dell’economia rispetto all’anno precedente. “Tasso di interesse” è il tasso fissato dalla banca centrale di ogni nazione (l’equivalente del Federal Reserve Board). Infine, “Debito/PIL” mostra il debito pubblico di ogni nazione in percentuale al suo PIL. Quest’ultimo dato è specialmente importante perché fornisce un’indicazione sull’abilità di una nazione di ripagare il proprio debito.

Il cambio percentuale del PIL delle quattro nazioni peggiori va da -2,40% a -4,60%. Per considerare la faccenda nella giusta prospettiva, il PIL degli Stati Uniti durante la Grande Recessione del 2008 era -4,1% (adeguato all’inflazione). Malgrado le cifre del PIL siano simili, altri dati suggeriscono che queste economie poggiano su una base instabile. Una differenza è che gli Stati Uniti non dipendevano così tanto sul prezzo del petrolio nel 2008. È importante notare i tassi di interesse eccezionalmente bassi e il livello di inflazione negli Stati Uniti e in Giappone. Con i tassi di interesse vicinissimi o già a zero, la Fed e la Banca del Giappone non avrebbero dove andare se le condizioni dell’economia peggiorassero. Inoltre, con l’inflazione a 0,20% (A/A) e in più un’economia rallentata, c’è un rischio considerevole di deflazione negli Stati Uniti e in Giappone. Questo è qualcosa con cui il Giappone ha dovuto lottare fin dai primi anni ’90. È significativo perché gli Stati Uniti e il Giappone coprono il 20% del PIL globale. Vediamo ora le economie peggiori e analizziamo brevemente la situazione di ogni nazione.

4. Iraq

  • Rango per popolazione: 27°
  • Rango per economia: 48°

Secondo la Banca Centrale dell’Iraq, il PIL della nazione era 2,40% nel 2014 rispetto all’anno precedente. Molto meno della sua media a lungo termine del 7,71% dal 1991 al 2014. Il settore più importante nell’economia dell’Iraq è l’estrazione del petrolio, che rappresenta il 55% del PIL della nazione. Quindi i prezzi del petrolio bassi sono stati negativi per questo paese straziato dalla guerra. Malgrado ciò, mentre il prezzo del grezzo è diminuito, la produzione di petrolio dell’Iraq tende al rialzo. Il costo della vita per gli iracheni, dalla crisi del 2008, è stato abbastanza stabile, a meno del 10%. Però, abbastanza recentemente, a metà del 2006, l’inflazione ha oltrepassato il 76%. La disoccupazione ha rappresentato un problema per l’Iraq per anni. Dal 2003 al 2013, la media è stata più del 18%, con un massimo del 28% nel 2003 e un minimo del 15% nel 2012.

3. Brasile

  • Rango per popolazione: 5°
  • Rango per economia: 7°

Il PIL del Brasile era del -2,60% lo scorso anno. È anche il paese con la più grande economia e popolazione tra i quattro famigerati. Per questo motivo copre un ruolo significativo sulla scena mondiale. Il Brasile è apparso nella classifica delle 10 maggiori nazioni produttrici di petrolio tre volte dal 2009. Al momento è all’ottavo posto della classifica dei consumatori di energia nel mondo. Oltre alla sua economia in difficoltà, il Brasile deve affrontare uno scandalo di corruzione appena emerso, che coinvolge Petrobras, la compagnia petrolifera nazionale controllata dallo stato, e i suoi massimi funzionari. In particolare, la minaccia di impeachment incombe sul presidente del Brasile Dilma Rousseff, che guida la nazione dal 2010. Un sondaggio recente rivela che il suo indice di gradimento è solo dell’8%. Considerando l’economia povera del Brasile, la corruzione e il basso gradimento del suo funzionario eletto più importante, la situazione potrebbe facilmente deteriorare. In pratica, ci vorrà probabilmente un po’ di tempo prima che il Brasile riconquisti la fiducia del resto del mondo.

2. Venezuela

  • Rango per popolazione: 30°
  • Rango per economia: 26°

Sebbene più piccolo della Russia, il Venezuela dipende molto di più sul petrolio. In effetti, gli introiti del petrolio rappresentano il 96% dei guadagni da esportazione, il 40% degli introiti governativi e l’11% del PIL. A rendere le cose ancora peggiori, le esportazioni venezuelane sono precipitate velocemente a causa del rallentamento dell’economia globale. Sebbene ciò sia grave, un altro problema ancora più critico sta emergendo. Mi riferisco al crescente tasso di inflazione del Venezuela, che al momento supera il 68%. Comunque il picco dell’inflazione venezuelana non affligge tutto in modo uguale. In un articolo del CNBC.com del 6 febbraio 2015, Everett Rosenfeld riporta che un paio di jeans Levi’s costano 392 dollari a Caracas in Venezuela, rispetto ai 59 dollari di New York. Ha anche scritto che un televisore a schermo piatto da 40 pollici costava 5,889 dollari in Venezuela rispetto ai 426 dollari della Grande Mela. Al corrente tasso di inflazione del Brasile, i prezzi raddoppierebbero ogni 1,33 anni. Questo livello di inflazione è indicativo di una valuta in crisi. Finora la disoccupazione non ha raggiunto livelli molto alti. È comunque salita dal 5,5% dell’ultimo dicembre (2014) al 7,9% del mese successivo. Il tasso di interesse benchmark del Venezuela è salito costantemente dall’inizio del 2014. Al momento con il 19,68% è al di sotto della sua media del 23,71% e molto più basso del suo record massimo di 83,73% del 2002. Il Venezuela potrebbe essere sull’orlo di una crisi più seria.

1. Russia

  • Rango per popolazione: 8°
  • Rango per economia: 10°

La Russia ha l’infame primato di avere l’economia peggiore al mondo. La causa principale è la caduta precipitosa del prezzo del greggio. Secondo l’Agenzia di Informazione sull’Energia statunitense, nel 2013 le vendite del petrolio e del metano hanno contribuito al 68% del totale dei proventi da esportazione della Russia. Inoltre, durante un periodo di vent’anni, dal 1995 fino al 2014, ogni anno la Russia è entrata nella classifica delle prime tre nazioni produttrici di petrolio. Quindi, il calo nei prezzi del petrolio e del metano ha creato una situazione abbastanza insostenibile per il governo russo e la sua gente. Questo ha indotto la Banca Centrale della Russia a iniziare una serie di tagli del tasso di interesse all’inizio del 2014. Da quel momento la BCR ha ridotto drasticamente il suo benchmark, il tasso PcT a una settimana dal 17% al corrente livello dell’11%. La BCR ha anche esteso la disponibilità monetaria durante questo periodo. Sebbene l’azione fosse notevole, i risultati sono stati marginali perché i prestiti al settore privato sono diminuiti all’inizio del 2014 e sono rimasti relativamente statici da quel momento. Un rallentamento dell’economia globale causato parzialmente dal ribasso dei prezzi del petrolio ha aggiunto al danno la beffa. La produzione del petrolio della Russia ha oscillato, ma più recentemente si è impennata. Malgrado ciò, le esportazioni totali sono precipitate. Le condizioni negative in Russia probabilmente continueranno per un po’.

Sebbene queste quattro nazioni contribuiscano solo per il 4,6% del PIL globale totale, il problema maggiore è il rallentamento dell’economia globale. Malgrado l’economia degli Stati Uniti stia riprendendo quota, il resto del mondo sembra che riesca appena a sopravvivere e i prezzi bassi del petrolio sono stati un fattore significativo. Fintanto che questa tendenza persiste, la domanda continuerà a restare debole e lo stoccaggio dei greggi aumenterà, facendo calare la produzione. In questo caso ci sarà un aumento della disoccupazione e un ulteriore rallentamento dell’attività economica.

Leggi anche:
Perfavore descrivi l'errore
Chiudere