Borse europee deboli, apprensione per l’escalation tra Usa e Corea del Nord

Le notizie più importanti del giorno

Le borse europee registrano il terzo giorno consecutivo in territorio negativo e sono vicine a registrare la peggiore settimana in nove mesi, con le società dell’industria estrattiva a guidare le perdite. I mercati globali risentono delle tensioni tra Usa e Corea del Nord.

Alle 12:33 italiane l’indice paneuropeo STOXX 600 (INDEX: STOXX600) cede l’1,81% a 372,27 punti, mentre l’oro (COMEX: GC) ha toccato i massimi in 2 mesi.

Ieri il CEO di Google (NASDAQ: GOOGL), Sundar Pichai, doveva tenere una riunione per discutere riguardo al tema delle controversie di genere, dopo che la società ha licenziato l’ingegnere James Damore per aver condiviso un documento in cui si affermava che uomini e donne hanno inclinazioni diverse a causa di fattori biologici.

Pichai ha cancellato il meeting perché alcuni dipendendenti hanno detto di essere stati molestati online dopo che le loro identità sono state diffuse su pagine vicine all’alt-right.

Nel secondo trimestre 2017 le perdite Snap (NYSE: SNAP), la società che possiede l’applicazione Snapchat, sono aumentate di 3,8 volte rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, fino a raggiungere i 443,09 milioni di dollari. Raddoppia anche il fatturato, da 71,8 milioni a 181,76, ma comunque sotto le previsioni degli analisti. Il titolo ha perso quasi il 17% nell’afterhours ed è sceso fino a 11,46 dollari per azioni.

Nelle ultime due settimane le quotazioni della criptomoneta sono cresciute del 50%, fino a toccare quota 314 dollari, il livello più alto in un mese, prima di stabilirsi intorno ai 300 dollari. Secondo alcuni osservatori questo rialzo è dovuto alla Corea del Sud: infatti il won sudcoreano conta per il 60% degli acquisti e Seul sta preparando un pacchetto di misure per regolare l’utilizzo delle criptovalute.

La società di recente ha licenziato il 40% del suo staff e se entro 24 ore non riuscirà a raccogliere quasi 170 milioni di dollari dagli investitori, rischia la chiusura.

Benchmark Capital, che possiede circa il 13% della società, ha accusato l’ex CEO di frode, cattiva gestione e altro. La società di venture capitale sta chiedendo a un tribunale di cacciare Kalanick dal board di Uber e di impedirgli di scegliere altri direttori.

A cura di Corrado Nizza