L’idea di creare una criptovaluta nazionale è sembrata un modo per risolvere la difficile situazione economica del paese. In Venezuela, l’inflazione è arrivata a livelli estremi e il presidente Nicolás Maduro ha ordinato una criptovaluta che fosse basata sulle riserve di petrolio del paese.
Tuttavia, è davvero così che dovrebbe apparire il “piano speciale” di una criptovaluta? Affermando che gli utenti avranno un’opportunità unica di convertire la criptovaluta in un’altra moneta (crypto o fiat) e che saranno in grado di usare quel denaro per acquistare qualcosa su internet, come ha dichiarato il presidente? Probabilmente questa strategia non mira ad attirare maggiormente l’attenzione degli investitori stranieri nei confronti della criptovaluta, ma esorta i venezuelani ad acquistare più petro.
Dalle parole del presidente, non è del tutto chiaro cosa succederà con il petro dopo il 31 gennaio. Non sarà più negoziabile? Ci saranno delle imposte o commissioni per potere scambiare il petro per un’altra valuta? Qual è il beneficio imminente per l’utente che provvede ad acquistare alcuni petro? O il petro è soltanto un mezzo per pagare le tasse e non è stato creato per essere scambiato e usato per altri acquisti?
Il petro
Dando un primo sguardo alla strana criptovaluta del Venezuela, chi è abituato al mondo delle crypto potrebbe restarne sconvolto e cominciare a porsi delle domande in merito alla sua reale appartenenza al settore. Il problema è che il petro non sembra essere affatto una valuta decentralizzata. E le cose non migliorano se lo si esamina più da vicino.
Per prima cosa, non c’è (ancora) un portafoglio ufficiale in cui conservare la criptovaluta acquistata. Per breve tempo è stato disponibile un portafoglio Android, prima che Google lo rimuovesse dal suo store. Agli acquirenti che forniscono prova di avere comprato una somma di petro viene rilasciato un certificato di acquisto.
In secondo luogo, non vi è un archivio dei codici disponibile al pubblico, di conseguenza è impossibile controllare se qualcuno possieda i petro che dichiara di avere o meno e quanto sia attendibile il codice scritto. Inoltre, non vengono pubblicate nemmeno statistiche di base, quindi gli utenti vengono lasciati all’oscuro in merito ad elementi come l’hashrate, i tempi di conferma e l’attività generale della piattaforma.
Infine, l’acquisto deve essere effettuato entro una tempistica prefissata, con il necessario rilevamento delle impronte prima dell’emissione del certificato di acquisto.
L’intera situazione del petro appare oscura, dato che, al momento, assomiglia a stento ad una criptovaluta decentralizzata e, considerando che tutta la condizione dell’ancoraggio alle riserve di petrolio è piuttosto opaca, solo il tempo potrà dirci cosa accadrà con la criptovaluta nazionale del Venezuela.
Le banche venezuelane hanno iniziato a mostrare i conti degli utenti in petro e il vice presidente del Venezuela, Delcy Rodriguez, ha dichiarato che i cittadini sono adesso obbligati ad acquistare i loro passaporti in petro. Di recente, inoltre, è stato riportato che il Venezuela presenterà il petro all’OPEC.