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Quali conclusioni possiamo trarre dal voto francese?

Emmanuel Macron, ex banchiere d’affari con Rothschild & Cie Banque che ha servito brevemente come ministro dell’Economia sotto il governo di Francois Hollande, è stato eletto presidente della Francia per i prossimi cinque anni.

Secondo le prime proiezioni, il candidato di En Marche! ha sconfitto la leader del Front National, Marine Le Pen, con un margine consistente: 65,8% contro il 34,2%. Forte di questa vittoria, Macron si appresta a diventare il presidente più giovane che la Francia abbia mai avuto in più di 140 anni.

Dopo queste elezioni la Francia ha riaffermato il suo impegno nei confronti dell’Unione europea, nonostante il gran numero di atrocità figlie del terrorismo islamico che si sono abbattute sul suolo francese negli ultimi anni e nonostante il fallimento dei partiti tradizionali rispetto a problemi cronici come la disoccupazione e il deficit pubblico.

Qui di seguito abbiamo riassunto in quattro punti le cose più importanti da sapere sull’esito delle elezioni presidenziali francesi.

1. Il populismo è stato rimandato, non cancellato

Si tratta di un’importante vittoria per l’area europeista del Vecchio Continente, ma di certo non è una vittoria definitiva. Anche se una delle chiavi di lettura più gettonate è stata la battaglia tra due personalità opposte, resta un fatto che in Francia la disoccupazione è scesa per oltre un anno, mentre la crescita ha finalmente piantato le radici.

Secondo gli ultimi studi di settore, il tasso di crescita dell’economia non è mai stato così veloce in sei anni.

Tutto ciò ha prosciugato la riserva di voti protesta da cui attingeva la Le Pen. Il 21,3% che aveva ricevuto al primo turno turno di due settimane fa era già il 3,5% di meno del 24,8% raccolto dal suo partito nel 2014.

Col senno di poi il risultato del 2014 passerà alla storia come un picco ciclico post-crisi per il FN. Ma la crescita è ciclica e molti dei fattori che stanno alla base del supporto per l’estrema destra e l’estrema sinistra (il risentimento nei confronti della globalizzazione, la paura dell’Islamismo e gran parte del problema della disoccupazione) sono strutturali.

Marine Le Pen, che comunque ha raddoppiato il 17,8% ottenuto dal padre Jean-Marie nella corsa del 2002, può comunque dichiarare che il FN si trova su una traiettoria di crescita nel lungo termine.

2. L’eccezione francese

I due grandi successi populisti del 2016, l’elezione di Donald Trump e il referendum sulla Brexit, hanno dovuto agli elettori più anziani molto del loro successo. Gli over 65 hanno votato per Trump di un margine di 8 punti percentuali (54%-46%) e hanno votato a favore della Brexit con un margine schiacciante di 20 punti (60%-40%).

Invece nel caso delle presidenziali francesi i giovani si sono dimostrati più inclini a votare Le Pen più di qualsiasi altro gruppo demografico (44%). Gli elettori anziani hanno concesso l’80% delle loro preferenze a favore di Macron.

3. Il supporto per l’euro

Senza ombra di dubbio i pensionati temevano la promessa della Le Pen di abbandonare l’euro e reintrodurre il franco. Lo split 80%-20% dei voti degli over 65 contro la Le Pen è lo stesso risultato che hanno ottenuto i sondaggisti di Opinion-Way.fr, quando hanno chiesto al pubblico se le sue promesse di ritiro dall’eurozona fossero realistiche.

L’economia della Francia in 5 grafici

Alla fine gli elettori francesi non hanno ritenuto che una valuta di minor valore avrebbe risolto i loro problemi, men che meno una “Frexit”. Il che è anche comprensibile, quando il 48% delle tue importazioni proviene dall’eurozona.

4. Macron impara in fretta

Dopo il primo turno, Macron venne criticato aspramente per aver tenuto un grande party in un ristorante nel centro di Parigi. Secondo molti il candidato di En Marche! pensava di avere già la vittoria in pugno.

E certamente avrebbe avuto le sue buone ragioni a pensarla a quel modo, dato che ogni sondaggio lo dava vincente contro la Le Pen e con un chiaro margine di vantaggio. Ma a nessuno piace essere dato per scontato e il discorso di vittoria tenuto questa domenica è stato molto più umile.

I cinici diranno che questo cambiamento di approccio è dovuto al fatto che Macron dovrà iniziare a trattare bene i suoi avversari, perché il suo movimento, En Marche!, non ha alcuna garanzia di fare così bene durante le elezioni per l’Assemblée nationale che si terranno a giugno. E senza poter contare su una maggioranza affidabile in parlamento, Macron faticherà a mettere in atto le riforme necessarie per sconfiggere la minaccia estremista una volta per tutte.

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