Oggi negli Stati Uniti i servizi di streaming rappresentano il 47% dei ricavi totali dell’industria musicale. Cosa significa tutto ciò?
La scorsa domenica Chance the Rapper ha vinto il Grammy Award per miglior nuovo artista. È stato il primo a vincere il titolo senza dover vendere alcun prodotto fisico, un segno dei tempi e in particolare dell’importanza assunta dal comparto digitale. Inoltre il suo mixtape, “Coloring Book”, premiato come miglior album rap, è disponibile solo sul servizio streaming di Apple, Apple Music, e ancora non possibile scaricarlo su iTunes.
Lo scorso anno, i servizi di streaming audio on demand hanno sorpassato le vendite digitali complessive per la prima volta. Adesso lo streaming rappresenta il 47% dei ricavi dell’industria musicale, secondo la Recording Industry Association of America (RIAA).
“Coloring Book” è diventato il primo album unicamente disponibile in streaming a sorpassare i 500.000 play e, dal suo debutto avvenuto lo scorso maggio, è rimasto fino a oggi nella classifica di Billboard 200.
La crescita dello streaming on-demand, +60%, ha riportato l’industria a crescere, secondo David Bakula, vice presidente del dipartimento dedicato all’industria musicale per la società di ricerche Nielsen:
“Il panorama si sta evolvendo ancora più velocemente di quanto abbiamo visto nel caso degli altri passaggi ai nuovi formati”, ha detto in un comunicato.
Nel 2015 le vendite di musica registrata contavano per 7 miliardi di dollari, ben poca cosa rispetto ai 20,7 miliardi del 1999, il picco del mercato negli USA. La spesa pro capite per la musica (concerti dal vivo compresi) era in media di 152 dollari nel 2015 (e le persone tra i 18 e i 34 anni arrivavano 163 dollari all’anno), secondo quanto riferito da Nielsen SoundScan.
Nielsen non in possesso di dati con cui fare un raffronto per il 1999, ma tenuto conto del declino vendite complessive registrato dalla RIAA, la maggior parte dei cittadini statunitensi spendeva circa il 77% in più nel 1999 solo su album e singoli.
Nel 2017 molti appassionati di musica scelgono semplicemente di iscriversi a Spotify or Apple Music pagando 10 dollari al mese (o 100 dollari all’anno), mentre i concerti dal vivo sono diventati molto più redditizi per le grandi star.
Gli americani hanno speso 18,2 miliardi di dollari in album su cd nel 1999, 316 milioni di dollari in cd singoli e 1,5 miliardi di dollari in cassette, secondo i dati della RIAA, che rappresenta diverse etichette discografiche tra cui Atlantic, Capital, RCA, Warner Bros., Columbia e Motown.
Nel 2015 le vendite di album su CD sono crollate a 1,52 miliardi di dollari, i cd singoli a 1,5 milioni e le cassette a zero. La voce che più di altre si è avvicinata ai 18 miliardi di dollari spesi in CD nel 1999? I download di singoli, 1,2 miliardi di dollari. I download di album hanno raccolto appena un miliardo di dollari e gli abbonamenti ai servizi di streaming musicale, che hanno raggiunto pure loro quota 1,2 miliardi di dollari.
L’abbonamento ai servizi di streaming è arrivato nel 2005, con vendite annuali intorno ai 181 milioni di dollari, e ci sono voluti solo dieci anni per arrivare al traguardo del miliardo di dollari. Perché mai? La gente può ascoltare tutta la musica che vuole in un mese, pagando il prezzo di un solo album. Invece di pagare 20 dollari per un album con 10 canzoni, i fan pagano 10 dollari al mese per ottenere l’accesso a milioni di canzoni.
Spotify offre uno streaming gratuito con inserzioni pubblicitarie e richiede 10 dollari al mese per togliere gli ads. Apple Music costa 9,99 dollari al mese oppure 14,99 dollari al mese per l’abbonamento per famiglie, fino a 6 persone, che richiede iCloud Family Sharing. Entrambi i servizi hanno un catalogo di oltre 30 milioni di canzoni.
Altri nomi nel settore sono Pandora (streaming gratuito con ads; 4,99 dollari al mese senza pubblicità oppure 54,89 dollari all’anno) e Amazon Music (che, per 11 dollari al mese o 99 dollari all’anno, include Amazon Prime, con streaming di film e tv show).
Tidal, servizio di streaming musicale nel 2015, costa 10 dollari al mese oppure 20 dollari al mesi per suoni hi-fi. Sprint (NYSE: S) ne ha acquistato il 33% per 200 milioni di dollari, a rimarcare l’interesse per il settore da parte delle società tech e di telecomunicazioni.
L’esplosione dello streaming è stata veloce, ma non inattesa. Nel 2014 Apple (NASDAQ: AAPL) ha acquistato Beat Electronics, società di streaming che produce cuffie e casse audio, per 3 miliardi di dollari. Molti già prevedevano un futuro senza download di file musicali.
Scaricare mp3 e simili era diventato scomodo, ingombrante, limitative e costoso rispetto a quanto offerto dai servizi di streaming. A un certo punto, nel 2013, i download erano calati per la prima volta e la tendenza è continuata fino agli ultimi dati di Nielsen. Per alcuni quello fu il giorno in cui il download è morto.