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Le agenzie di intelligence statunitensi accusano la Russia e WikiLeaks di interferenza nelle elezioni di novembre. Ma Donald Trump non sta a guardare.

Dopo le elezioni presidenziali di Novembre le agenzie di intelligence statunitensi sostengono di aver ottenuto prove definitive che la Russia ha fornito a WikiLeaks materiale riguardante il Partito Democratico, frutto di hacking attraverso un terzo soggetto.

I funzionari statunitensi dicono di essere giunti a queste conclusioni mesi fa, ma che erano meno sicuri di poter provare che la Russia avesse anche controllato la pubblicazione di documenti dannosi per la candidata democratica Hillary Clinton.

Lunedì potrebbe essere pubblicato un report circa l’inchiesta portata avanti dalle agenzie di intelligence su questo tema e contenente parte delle prove dell’interferenza russa nelle elezioni.

Secondo James Clapper, direttore dell'Intelligence nazionale degli USA, la Russia è un soggetto che pone attivamente 'una grande minaccia' nei confronti del governo statunitense, del suo esercito, della sua diplomazia e della sua infrastruttura critica e commerciale.

Il 29 dicembre il presidente uscente Barack Obama ha espulso 35 diplomatici russi e applicato sanzioni a due agenzie.

Tuttavia, il 18 ottobre lo stesso Obama negava qualsiasi possibilità di interferenza nelle elezioni, passate o presenti, in risposta a Donald Trump che nel corso della campagna elettorale parlava di voto truccato.

Da parte sua, il governo russo ha negato ogni coinvolgimento.

La strana coppia

Al tempo stesso il presidente eletto Donald Trump si è detto scettico circa le conclusioni della comunità dell’intelligence secondo cui la Russia ha provato ad aiutare la candidatura del tycoon e danneggiare quella della Clinton.

Trump in tutto questo ha mostrato di stare dalla parte del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange. Il whistleblower australiano, nel corso di un’intervista a Fox News, ha detto di non aver ricevuto le e-mail rubate al Comitato nazionale democratico e al manager della campagna di Hillary Clinton, John Podesta, né da un ente governativo né dalla Russia.

Secondo il fondatore di WikiLeaks “i democratici americani accusano la Russia, per screditare Trump”.

Assange non ha rivelato la fonte delle e-mail sottratte al Partito Democratico, ma gli esperti della sicurezza statunitense hanno sostenuto che gli hacker del governo russo potrebbero essere coinvolti.

Dopo la pubblicazione delle mail avvenuto a luglio, Guccifer 2.0 ha dichiarato di essere la fonte dei documenti.

Almeno due società indipendenti di cybersicurezza hanno confermato che gruppi di hacker russi sono penetrati nella rete del DNC. E si ritiene che un gruppo abbia concretamente rubato e distribuito le e-mail.

Alcuni analisti hanno sospettato che Guccifer 2.0 sia legato agli hacker russi o parte di un’operazione sotto l’influenza del governo russo, ma non hanno potuto fornire prove concrete dato che i documenti sono stati pubblicati in forma anonima.

L’FBI sta ancora indagando in merito ai legami tra hacker russi ed e-mail pubblicate da WikiLeaks.

E poi ci sono le e-mail di John Podesta, con alcuni investigatori privati hanno confermato che l'intelligence russa sarebbero dietro al caso di phishing che ha colpito il braccio destro della Clinton.

Commetando l'intervista di Fox News, Trump ha twittato:

“Perché il Comitato nazionale democratico è stato così incauto? Julian Assange ha detto che anche un quattordicenne poteva hackerare Podesta… E ha spiegato che non sono stati i russi a dargli le informazioni!”

Queste dichiarazioni a favore di Assange mostrano un deciso voltafaccia da parte del presidente eletto sull’attività di WikiLeaks, anni fa considerata criminale e degna della pena di morte per il suo creatore, sempre in alcuni tweet.

Secondo il Wall Street Journal, Trump ha intenzione di operare tagli e riforme in merito alle maggiori agenzie di spionaggio degli Stati Uniti, CIA inclusa. Inoltre Trump parteciperà a un briefing sull'hackeraggio russo, rimandato a venerdì, scelta che non ha mancato di commentare in maniera maliziosa.

Intanto monta la polemica all’interno dell’intelligence, del Partito Democratico e del Partito Repubblicano contro la posizione di Trump.

Il senatore repubblicano del South Carolina Lindsey Graham ha detto:

“Abbiamo due scelte - qualcuno che vive in un’ambasciata che fugge dalla legge… che è solito mettere a rischio la democrazia americana e rilasciare informazioni classificate per mettere a rischio e le nostre truppe, o 17 agenzie di intelligence che hanno giurato di difenderci. Io scelgo loro”.

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