Le previsioni economiche per il 2017
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30 dicembre 2016

Dopo un anno pieno di sorprese, gli analisti fanno le loro previsioni su cosa aspettarsi dal primo anno della presidenza Trump, dalla situazione politica nell’Unione europea post-Brexit e dai prezzi dei petrolio nell’anno che verrà.

Il 2016 è stato un anno colmo di alti e bassi inattesi, come la vittoria del Leave nel referendum Brexit o la vittoria a sorpresa di Donald Trump contro Hillary Clinton, due eventi troveranno spazio nei libri di storia delle prossime generazioni. Buone o cattive che siano, il 2016 è stato sicuramente ricco di sorprese. E ora cosa bisogna aspettarsi dal 2017?

Lo yuan si manterrà stabile

La Cina ha continuato a svalutare lo yuan durante il 2016, così tanto che nel mese di ottobre, Albert Edwards, stratega di Société Générale, ha detto che era “la storia internazionale su cui bisogna concentrarsi”. Secondo le previsioni di Adam Slater di Oxford Economics, questa situazione finirà nel 2017.

“Crediamo che lo yuan sarà stabile e che si deprezzerà contro il dollaro solo in maniera modesta il prossimo anno, dopo che le autorità cinesi restringeranno le fuoriuscite di capitale”.

Una nuova crescita dei salari

Le economie avanzate hanno sperimentato una crescita debole dei salari dei lavoratori negli ultimi anni, ma il prossimo anno sarà diverso, dato che le condizioni che hanno indebolito la crescita stanno diminuendo.

Alcuni dei fattori che hanno rallentato la crescita dei salari, come i cambiamenti nella composizione della forza lavoro (causati particolarmente dall’ingresso nel mondo del lavoro di parecchi lavoratori a bassa retribuzione) stanno cominciando a scomparire in paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Germania (ma meno in Giappone).

Petrolio: tendenza rialzista

Secondo gli esperti IHS Markit, per il 2017 il prezzo del Brent sarà di circa 55 dollari al barile, dopo l'ultimo accordo dell'Opec per tagliare la produzione. Inoltre, il mercato del petrolio è stato guidato dalla previsione di forte crescita e, in particolare, dalla maggiore spesa per le infrastrutture negli Stati Uniti attesa dopo l’insediamento di Trump.

L'Opec ha trovato un modo di far fronte alle numerose richieste degli Stati membri e controllare l'offerta di altri paesi come la Russia, mentre continua la guerra dei prezzi tra il blocco e i produttori alternativi.

Se l'OPEC limiterà la produzione, con un conseguente dei prezzi del petrolio, questo incoraggerà i fornitori di Stati non membri a produrre di più, dando così luogo un circolo vizioso.

Inoltre, anche se l'accordo è stato sostenuto in gran parte dal mercato, ci sono possibilità ancora che alcuni membri dell'OPEC scelgano di non seguire le linee guida stabilite.

Un altro impatto sui prezzi potrebbe essere la crescita della produzione di scisto statunitense. Per il 2017 i produttori di petrolio di scisto programmano di aumentare gli investimenti nella ricerca e nella produzione.

Una nuova crescita dei salari

Le economie avanzate hanno sperimentato una crescita debole dei salari dei lavoratori negli ultimi anni, ma il prossimo anno sarà diverso, dato che le condizioni che hanno indebolito la crescita stanno diminuendo.

Alcuni dei fattori che hanno rallentato la crescita dei salari, come i cambiamenti nella composizione della forza lavoro (causati particolarmente dall’ingresso nel mondo del lavoro da parte di lavoratori a bassa retribuzione) stanno cominciando a scomparire in paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Germania (ma meno in Giappone).

Le azioni supereranno il mercato a reddito fisso

I tre principali indici statunitensi sono a livelli record, al FTSE 100 è mancato molto poco per raggiungere il livello più alto a metà ottobre. I mercato azionario continuerà a mostrare una buona performance il prossimo anno.

Come conseguenza del forte aumento dei rendimenti dopo le elezioni americane, i bond decennali del Tesoro USA hanno avuto una performance complessiva debole nel 2016, mentre le azioni hanno registrato un rendimento totale di due cifre.

Ci aspettiamo che questo continui nel 2017. I rendimenti totali di capitale degli Stati Uniti saranno più modesti, intorno al 5% durante l'anno, ma con un incremento di 30 punti base dei titoli a 10 anni; il rendimento dei bond in generale sarà molto basso.

L'euro e il dollaro raggiungeranno la parità entro la fine dell'anno

Parità tra euro e dollaro sarà guidata da due catalizzatori: la politica europea e il rafforzamento del dollaro dopo l'aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. Adam Slater dice:

“Lo spread tra i tassi di interesse negli Stati Uniti e nella zona euro farà sì che il tasso di cambio euro/dollaro si riduca alla fine del 2017, fino a trovare la parità, per la prima volta dal 2002”.

Solidità nell’eurozona

L’instancabile politica monetaria della BCE, sotto forma di quantitative easing e tassi di interesse negativi contribuiranno a rafforzare l'inflazione e la crescita in tutta l'area dell'euro.

“Ci aspettiamo che la crescita della zona euro superi le stime di consenso dell’1,5% l'anno prossimo, accompagnata da una maggiore inflazione e da rendimenti obbligazionari più elevati”, dice Adam Slater di Oxford Economics.

Regno Unito: la calma prima della tempesta

L'economia britannica rimane in buone condizioni. I dati pubblicati di recente hanno confermato che la crescita del PIL è rallentata leggermente nel terzo trimestre, ma la crescita rimane forte rispetto agli anni precedenti. L'economia è stata guidata dalla crescita delle esportazioni, mentre la domanda interna non ha soddisfatto le aspettative. L'attività economica è in buona salute: la transizione politica dopo le dimissioni dell'ex primo ministro David Cameron e la politica monetaria di stimolo della banca centrale sono riusciti a mantenere la fiducia dei consumatori e delle imprese a livelli ragionevoli.

Tuttavia, il deprezzamento della sterlina, l'aumento dell'inflazione e gli aumenti salariali insufficienti potrebbe infine incidere sul consumo delle famiglie. Il mese scorso, Philip Hammond, ministro delle Finanze britannico, ha consegnato la prima dichiarazione di bilancio dopo il referendum.

Per i prossimi cinque anni, il governo si aspetta un debito superiore e un consolidamento fiscale più lento.L'incertezza politica che deriva il referendum continuerà a influenzare gli investimenti nel paese. Un rallentamento della crescita è previsto nel corso 2017, in parte dovuto al rallentamento della crescita reale del reddito delle famiglie. Tuttavia, le misure politiche accomodanti adottate dalla Banca d'Inghilterra dovrebbero riuscire ad attutire l'impatto.

Ci si aspetta inoltre una dimostrazione di resilienza da parte della sterlina, nonostante l’aumento del differenziale dei tassi di interesse tra USA e Regno Unito.

I mercati emergenti continueranno a essere volatili

La performance dei mercati emergenti sarà contrastata. In breve, la Russia e il Brasile se la passeranno molto bene, ma la Cina non potrà dire lo stesso.

Durante il 2017 la crescita complessiva nei mercati emergenti salirà dal 3,4% al 4,1%, ma non tutti i paesi avranno le stesse prestazioni. Molto probabilmente si dovrà fare i conti con un rallentamento ulteriore della crescita dell'economia cinese.

La crescita del commercio mondiale rimarrà "stagnante"

La crescita del commercio mondiale di beni migliorerà anche nel corso del 2017, raggiungendo il 2,7%, trainata da un aumento della domanda di importazioni negli Stati Uniti, Russia, Brasile e India.

Anche se questo è un passo in avanti importante rispetto al 1,3% stimato per il 2016, questa cifra è ancora ben al di sotto della media a lungo termine del 5% annuo.

I fattori strutturali, quali la maturazione delle catene di approvvigionamento internazionali e la mancanza di una maggiore liberalizzazione del commercio, segnalano che vi è stato un calo significativo del tasso di crescita del commercio mondiale, da oltre il 2% nel 1990-2007 a circa il 1,3% circa ne 2016.

La crescita del PIL mondiale migliorerà leggermente

Sebbene un certo numero di fattori potrebbe frenare l'economia globale, questa inizierà a mostrare segni di ripresa nel 2017. Ci aspettiamo che la crescita globale del PIL migliori modestamente nel 2017 al 2,6% rispetto al 2,2 % registrato nel 2016. Questo tasso è inferiore alla media annuale del 2,8% negli ultimi 30 anni.

L’inflazione negli Stati Uniti si sentirà nel resto del mondo

Tutto ciò che accade nell'economia mondiale per il prossimo anno dipenderà da ciò che accade negli Stati Uniti, dove si prevede che lo stimolo fiscale promesso da Trump possa dare impulso alla crescita del Paese.

È improbabile che le misure adottate dall'amministrazione Trump per affrontare l'inflazione si facciano sentire nell'economia mondiale prima del 2018. Tuttavia, ci aspettiamo che la crescita degli Stati Uniti prenda piede nel 2017 e l'evoluzione dei mercati finanziari USA eserciterà un grande impatto sull'economia mondiale.

Italia: crescita lenta e modesta

Le stime di crescita per l’Italia nel 2017 mostrano un paese che prova lentamente a trascinarsi fuori dalle sabbie mobili della crisi.

Istat, Bankitalia e Abi si attendono una crescita compresa tra lo 0,9% e lo 0,8% per l’Italia nel 2017. Più pessimista BNP Paribas, che parla di un rallentamento allo 0,4% e giustifica con la sua posizione adducendo i bassi consumi interni, i problemi delle banche, il rallentamento della crescita dei salari e della creazione di nuovi posti di lavoro.

Per dare una prospettiva: appena un anno fa, in sede di redazione del Documento di economia e finanza per il triennio 2016-2018, il governo stimava una crescita dell’economia italiana dell’1,6%.

Secondo le stime Istat la crescita nel 2017 sarà trainata dalla domanda interna (+1,2%). Sul fronte occupazionale, i posti di lavoro dovrebbero crescere dello 0,6% e la disoccupazione diminuire all’11,3%.

Aumentano la fiducia dei consumatori e i segnali positivi da parte dell’industria:

“Mentre nell’area euro l’incremento dei ritmi produttivi prosegue su toni moderati, in Italia si consolidano i segnali positivi: all’aumento degli ordinativi del settore manifatturiero si associa il diffuso miglioramento dei giudizi dei consumatori. L’indicatore anticipatore torna positivo delineando il proseguimento dell’attuale fase espansiva”.

Atteso un aumento modesto anche per l’inflazione, 0,6%, secondo Centro Studi Confindustria.

Infine la vittoria del No al Referendum Costituzionale, con relative dimissioni del premier Renzi e l'instaurazione del governo Gentiloni, peseranno sulla percezione di instabilità politica del paese e in particolare su quella del suo tormentato sistema bancario, tra i 10 più deboli del mondo secondo l’agenzia di rating Moody’s.

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