Le statistiche revisionate forniscono una spinta ai recenti dati sulla crescita e sostegno alle scelte economiche del presidente Erdogan.
La strategia economica del presidente turco Recep Tayyip Erdogan sembra che sia appena stata discolpata, con un piccolo aiuto da parte di una delle più grandi revisioni statistiche nella storia moderna del paese.
Dopo la pubblicazione di una serie di dati questa settimana sul prodotto interno lordo rielaborati dall'agenzia statistica del paese, la TurkStat, la più grande economia del Medio Oriente ora sembra essere cresciuta molto più velocemente di quanto inizialmente si era calcolato per gli anni dopo la crisi finanziaria.
Dato che in quegli anni il dibattito sulla politica in Turchia è stato dominato dall'approccio sempre più non convenzionale di Erdogan all'economia, questi ultimi dati sono stati interpretati come una spinta in più per il presidente e i suoi alleati.
La loro presa di posizione contro-intuitiva sosteneva che solo i tassi di interesse più elevati avrebbero potuto aiutare ad accelerare il problema dell'inflazione cronica della Turchia e che gli squilibri esterni non fossero una ragione per evitare la riduzione dei costi di finanziamento. E l'inflazione si è attestata al 7% il mese scorso.
Queste idee sono state a lungo pensate essere controproducenti durante i primi cinque anni di Erdogan al potere, quando le riforme orientate al mercato erano difese dai precedenti uomini di stato e i legami migliori con gli alleati europei hanno permesso alla Turchia di raggiungere una crescita in tempi rapidissimi. Secondo lo stesso report, il ritmo di espansione è andato incontro ad un forte calo dopo il picco della crisi finanziaria, a causa della reazione politica guidata dal presidente stesso.
Questa teoria, largamente diffusa tra alcuni dei più rispettati economisti della Turchia, non è sostenuta dalla nuova serie di figure del TurkStat. Il PIL è aumentato in media del 5,7% dal 2009, rispetto al 7,1% ai primi cinque anni di governo Erdogan. Prima delle revisioni di lunedì, il divario era molto più grande, con stime per gli stessi periodi rispettivamente al 3,8% e al 6,8%. Cem Baslevent, professore di economia presso l'Università Bilgi di Istanbul, ha detto:
"Essi naturalmente utilizzeranno questi dati revisionati nei futuri dibattiti economici, per sostenere la loro tesi che stanno facendo la cosa giusta. Ma la formazione di una nuova politica non può essere basata sul presupposto che non vi sia alcuna necessità di ulteriori riforme".