Il risultato finale della riunione non sarà annunciato prima di alcune ore, quindi siamo ancora in tempo per analizzare le possibili conseguenze.
Cosa sta succedendo?
I ministri Opec del petrolio dal gruppo di 14 membri di produttori iniziano il loro meeting ufficiale mercoledì a Vienna e proveranno a raggiungere la prima intesa sulla produzione in otto anni.
Tradizionalmente le riunioni durano tra le due e le otto ore, ma provare a prevederne la durata è quasi impossibile. I trader interessati al mercato petrolifero saranno con gli occhi attacchi agli schermi, con movimenti di miliardi di dollari.
I ministri dell’Opec stanno tenendo una pre-riunione all’inizio di mercoledì per provare ad appianare alcune differenze e stabilire il tono per il resto del colloquio.
Una conferenza stampa, famosa per la sua natura imprevedibile, darà ai ministri una possibile di dar voce alle loro posizioni in maniera pubblica a orde di giornalisti, per poi proseguire con i colloqui.
Dopo l’incontro, il risultato viene annunciato formalmente - con una dichiarazione che riassumerà l’esito delle discussioni della giornata - e c’è una conferenza stampa finale. Ma di solito il risultato fuoriescono prima della conferenza, attesa in genere per le 15:00 italiane.
Quale obiettivo deve raggiungere l’Opec?
Il cartello sta provando a finalizzare un accordo per tagliare la sua produzione di petrolio da un quasi livello record di 33,8 mln barili al giorno a 32,5-33 milioni bpd.
Una riduzione è necessario per tentare di evitare un terzo anno di mercati petroliferi con eccesso di scorte, che hanno visto i prezzi calare di oltre il 50% da metà 2014 a meno di 50 dollari al barile.
I prezzi in picchiata hanno pesato sui bilanci dei membri, tra cui l’Arabia Saudita, il maggiore esportatore di petrolio del mondo, che due anni fa ha spinto il gruppo verso una politica dell’immissione incontrollata. Quella strategia era un tentativo di prevenire la minaccia dello scisto USA in veloce aumento e dei produttori dagli alti costi.
Il piano si è rivelato un successo parziale ad ogni modo e due anni di prezzi bassi hanno lasciato il bilancio di Riad in uno stato pericolante, mentre membri come Venezuela e Nigeria stanno sul precipizio di una crisi economica.
Ci sono punti di scontro?
Il modo in cui l’Opec distribuisce i tagli tra i suoi membri è stato fonte di discussione per il gruppo da quando un’intesa provvisoria per tagliare le scorte era stato raggiunta ad Algeri due mesi fa.
Iran, che è rientrata nel mercato dopo anni di sanzioni dall’Occidente, inizialmente aveva detto che ci sarebbero dovuto essere esenzioni per paesi dilaniati dalla guerra come Nigeria e Libia. Teheran da allora ha ammorbidito la sua posizione e ha detto che congelerà la sua produzione ma il livello è stato problematico.
Mentre l’Arabia Saudita ha detto che il suo arci rivale dovrebbe congelare la sua produzione ai livelli di ottobre attorno a 3,7 milioni di barili al giorno, lontano dai riflettori ha anche fatto intuire che potrebbe essere disposta a permettere una quota di 3,8 milioni di barili al giorno.
L’Iran ha detto che metterà un limite alla sua produzione una volta raggiunti i livelli pre-sanzioni vicini a 4 milioni di barili al giorno, sostenendo inoltre che i paesi come Arabia Saudita e gli alleati nel Golfo, che hanno rafforzato la produzione negli ultimi due anni, dovrebbero sopportare il peso maggiore dei tagli.
L’Iraq nel frattempo ha messo in questione i dati delle cosiddette “fondi secondarie” che l’Opec utilizza per stabilire la produzione dei membri. Sebbene adesso il loro utilizzo ne sia accettato, Baghdad ha detto che metterà un limite alla sua produzione a questo livello, mentre l’Arabia Saudita crede che dovrebbe prendere parte a qualsiasi taglio per rendere l’accordo credibile.
Per raggiungere un accordo questi punti dovrnno essere superati. Ma sebbene suonino complicati in realtà riguardano qualche centinaia di migliaia di barili al giorno al massimo - una piccola frazione rispetto all’obiettivo generale dell’accordo.
Cosa succede se non c’è alcun accordo?
Nessun accordo potrebbe scatenare un altro calo nei prezzi del petrolio e lasciarli deprezzati per il 2017.
Le compagnie petrolifere major come BP e ExxonMobil quanto gli specialisti più piccoli come Continental Resources (scisto statunitense) dovranno sopportare un periodo più lungo di petrolio sotto i 50 dollari, mentre i membri Opec rischiano di andare ulteriormente in recessione o peggio.
Cosa significa tutto questo per l’Opec?
La reputazione del gruppo sarebbe colpita duramente. Ha lavorato duramente per raggiungere un accordo per nove e un fallimento ne metterebbe in discussione e abilità di influenzare i mercati.