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Un paio d’anni dopo la rivoluzione di ottobre del 1917, il pittore e scultore Vladimir Tatlin presentò una proposta per la realizzazione del quartier generale dell’Internazionale Comunista nell'ambito di un concorso pubblico di scultura. Situato sulle rive della Neva, la sua slanciata e pendente struttura era progettata per ospitare il Comintern all'interno di volumi di vetro la cui rotazione avrebbe simboleggiato la rivoluzione e la dialettica.

Il più famoso edificio dei 74 anni di storia dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche non venne mai costruito; in effetti, è improbabile che ciò possa essere mai avvenuto, sebbene le tecnologie del giorno d’oggi lo rendano molto più plausibile rispetto a quando venne proposto per la prima volta agli inizi del secolo scorso. Questo edificio può essere considerato come una metafora che sintetizza in modo piuttosto calzante il socialismo di stato sovietico. Anche ciò che venne effettivamente costruito ci dice molto a riguardo: uno stato la cui storia è tutt'altro che monolitica, caratterizzata da un continuo alternarsi di apertura e terrore, con un’architettura che va dall'edificazione di massa sino alle opere uniche nel loro genere, dalla russificazione sino all'aspro scontro con le tradizioni locali.

1. Campo di Marte, San Pietroburgo – Lev Rudnev, 1917

La costruzione di questo memoriale dedicato ai caduti rivoluzionari, situato al centro di una piazza d’armi di epoca zarista, ebbe in realtà inizio tra la rivoluzione di febbraio che rovesciò lo zar e la rivoluzione di ottobre che fece salire al potere i bolscevichi. La piazza è circondata da pesanti lastre di granito rosso, sormontata da bandiere rosse, con slogan coniati dal Commissario del Popolo all’Istruzione Anatoly Lunacharsky: nel suo insieme l’effetto è spazioso, originale e imponente. Rudnev, il suo giovane architetto, divenne famoso 30 anni dopo per i grattacieli stalinisti di Mosca e Varsavia.

2. Zona residenziale di Traktornaya, Leningrado – Gegello, Nikolsky e Simonov, 1925

Un’eccezione significativa nell'architettura sovietica, nonché il primo importante piano residenziale nell’URSS, Traktornaya prende spunto dalla classica tradizione di San Pietroburgo, col suo attraente schema cromatico, la sua disposizione placida e ordinata gli strani archi di trionfo destrutturati. Paragonabile più al classicismo nordico contemporaneo di Svezia e Finlandia che al costruttivismo sovietico, questa zona residenziale ospitava i lavoratori delle officine Putilov che furono la spina dorsale delle truppe bolsceviche nel 1917. Oggi è parte integrante del distretto di Narvskaya Zastava, una vetrina dell’architettura avanguardistica degli anni ’20.

3. Casa comune di Narkomfin, Mosca – Moisei Ginzburg, 1928

Questo progetto di edilizia popolare, molto più ambizioso, era un’attestazione della cosiddetta “nuova vita di tutti i giorni” degli anni ’20 – un piano residenziale comune di stampo costruttivista. Una snella fila di appartamenti bifamiliari, molti dei quali privi di cucina, sono collegati da passerelle a una struttura in vetro con mense comuni, biblioteca, palestra e giardini sul terrazzo, e fanno parte di un programma per riformare (o meglio eliminare) la vita familiare. Le idee sociali che ispirarono questo edificio vennero abbandonate nel giro di un paio d’anni dal suo completamento, ma le sue idee architettoniche vennero saccheggiate da architetti dell’Europa occidentale come Le Corbusier, Wells Coates e Denys Lasdun. L’edificio stesso, ubicato in una zona di elevato valore immobiliare, sta cadendo a pezzi. Ironia della sorte, molti dei suoi concetti relativi agli spazi sociali negli appartamenti sono oggi ampiamente accettati nelle abitazioni di lusso.

4. Stazione della metropolitana di Mayakovskaya, Mosca – Alexey Dushkin, 1938

La metropolitana di Mosca – insieme alle successive “cugine” di San Pietroburgo, Kiev, Baku, Tashkent, Kharkiv, Erevan e altre città – ha la fama di essere il progetto più grandioso dell’architettura sovietica. Mayakovskaya potrebbe anche essere la stazione della metropolitana più strabiliante mai costruita. L’atrio, con i suoi meravigliosi marmi e cromature, fu il risultato di uno dei più brutali progetti costruttivi degli anni ’30, caratterizzato da raccapriccianti standard di sicurezza, un elevato tasso di mortalità tra i lavoratori e il diffuso ricorso alla manodopera coatta. I soffitti a cupola di questa stazione sotterranea incredibilmente profonda – costruita per fungere da rifugio in caso di bombardamenti, cosa che poi fece – sono un luccicante e vortiginoso susseguirsi di mosaici, opera del grande pittore realista Alexander Deineka, che raffigurò un “cielo sovietico 24 ore”.

5. Ministero degli Affari Esteri, Mosca – Gelfreikh e Minkus, 1948

Dopo la guerra, il devastato stato sovietico dirottò preziose risorse in quello che sembrava un progetto capriccioso per la costruzione di sette grattacieli trionfalisti. Sei di essi erano collocati lungo l’Anello dei Giardini di Mosca – grandi e mostruosi edifici che occupavano interi quartieri cittadini e si innalzavano in spirali ricalcanti quelle del Cremlino, che si narra furono fortemente volute dallo stesso Josef Stalin. Altri tre vennero costruiti in città recentemente acquisite, o “sorelle”: Riga, Varsavia e Praga. Il migliore dei sette edifici di Mosca è il Ministero degli Affari Esteri, in cui lo svettante ritmo gotico conferisce alla torre un senso di minacciosità, orrore e malignità consono al suo scopo all’apice della guerra fredda.

6. Stazione ferroviaria di Dubulti, Jūrmala – Igors Javeins, 1977

Quando Nikita Kruscev condannò gli “eccessi” della monumentalità stalinista nel 1956, l’architettura sovietica abbracciò il terzo dei suoi molti improvvisi cambi di rotta stilistici, stavolta tornando al modernismo. Alcuni dei risultati furono banali, ma molti di essi presero invece la forma di un’architettura libera e ottimistica. Questa stazione ferroviaria lituana in riva al mare ne è un eccellente esempio, che mostra un certo entusiasmo nei confronti delle opere scultoree in calcestruzzo che i sovietici presero a prestito dall'architettura californiana anni Cinquanta. Essenziale, luminosa e priva di tensioni nonostante la sua forma con arcate a sbalzo che sembra sfidare la forza di gravità, questa stazione si trova tra il Mar Baltico e un fiume e oggi ospita una galleria d’arte oltre alle biglietterie. Le date, tuttavia, raccontano una storia molto meno incoraggiante: l’edificio è caratterizzato da un classico stile anni ’50, eppure venne completato solamente nel 1977, quando le mode erano ormai ovunque cambiate da tempo.

7. Crematorio, Kiev – Avram Miletsky, 1968-1981

Questo sobrio e originale edificio spesso figura nei libri contemporanei dedicati alla “straordinaria architettura futuristica sovietica”. Creature strane e dall'aspetto vagamente materno sembrano rannicchiate ai piedi di una collina nei pressi del cimitero principale della capitale ucraina. Visti da vicino, i cancelli per accedere a queste strutture (che altro non sono che forni crematori) sono contorte porte di metallo che ricordano le opere di H.R. Giger; fiamme di calcestruzzo fanno loro da cornice. Il lungo periodo di gestazione dell’edificio riflette il fatto che il crematorio era in origine contiguo a un muro di sculture consolatorie sulle sofferenze del XX secolo, qualcosa che Kiev visse più di molti altri luoghi. Controverso sin dai suoi esordi, l’edificio venne intonacato prima della sua apertura.

8 Ministero delle Autostrade, Tbilisi – George Chakhava, 1974

Questo fotogenico palazzo adibito a uffici è formato da diverse piccole torri che si intersecano l’una con l’altra lungo il pendio di una ripida collina di fronte al fiume Kura. Ispirato dalla sovrapposizione e dall'interconnessione delle abitazioni in stile persiano del centro storico di Tbilisi – secondo quanto dichiarato dal suo architetto – si staglia come un monumento solitario lungo strada principale al di fuori della capitale georgiana, e le difficoltà di accesso pedonale sembrano in qualche modo testimoniare il successo dell’operato del Ministero delle Autostrade.

9. Centro residenziale "Porte della Città", Chișinău – Skvotsova, Markovich e Spasov, 1980

Spesso la tarda architettura sovietica era un compromesso tra la pesante e decorativa monumentalità dell’era di Stalin e la produzione di massa e la modernità degli anni ’20 e ’60. La pomposità e la magnificenza quasi deliranti delle Porte della Città di Chișinău sono la combinazione di un senso barocco di simmetria assiale, dell’approccio alla tecnologia del calcestruzzo prefabbricato e di molti espedienti architettonici. Sono in effetti i primi edifici che si vedono avvicinandosi alla capitale moldava dall'aeroporto ma, più ci si addentra verso il centro città, più gli stabili diventano piccoli e fatiscenti – l’esatto opposto del modo in cui sono state progettate le più importanti capitali.

10. Palazzo dei Pionieri, Dnipropetrovsk – Amosov, Solodovnik, Garsia Ortega e Klever, 1991

La data di ultimazione di questo edificio situato nella metropoli industriale dell’Ucraina orientale lo rende uno dei pochi candidati al titolo di “ultimo edificio sovietico”. Mostra un altro cambiamento stilistico: stavolta vi è l’adozione di un tocco leggero, persino di una sottile dose di umorismo, che manca alla maggior parte delle architetture post-sovietiche esattamente come mancava a quelle dell’URSS di Leonid Breznev. Questo “palazzo” per i giovani è dimensionato in base alle esigenze dei suoi utilizzatori e riempito per il loro diletto di stravaganti dettagli futuristici, con oblò, labirinti, passerelle sospese e bizzarre sculture multicolore, in un luogo tranquillo e verdeggiante nei pressi del fiume Dnepr. L’idea alla base dei Pionieri era di far crescere i bambini come buoni comunisti – improbabile per le generazioni di ragazzi che hanno utilizzato questo edificio dal 1990.

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