Una nuova stagione di turbolenze attende il mercato azionario italiano.
Anche se la maggior parte dei mercati in Europa occidentale si sono ripresi dallo shock del Brexit, l’Italia ha ancora una lunga strada da percorrere. Con un referendum all’orizzonte e una crisi bancaria in corso, i trader stanno scommettendo sull’arrivo di nuove turbolenze sul mercato azionario.
Gli investitori nella nazione mediterranea, che sta già soffrendo le perdite maggiori tra i mercati di tutto il mondo quest’anno, si stanno preparando a un voto su una riforma politica che dovrebbe tenersi entro il mese di novembre e decidere il destino del primo ministro Matteo Renzi. I trader hanno spinto il prezzo delle opzioni per i prossimi mesi, che proteggono i titoli italiani dalla volatilità, ai prossimi mesi ai livelli più alti dal 2013 contro i contratti a più breve termine, secondo dei dati compilati da Bloomberg.
Citigroup ha definito il referendum come il più grande rischio nella politica europea quest’anno al di fuori del Regno Unito. Le banche italiane stanno inoltre incontrando difficoltà a raccogliere capitale davanti 360 miliardi di euro di crediti deteriorati. Per Kevin Lilley, gestore di azioni dell’eurozona a Old Mutual Global Investors a Londra, il pericolo è così alto che tagliato tutte le sue posizioni in società italiane tranne una, Leonardo-Finmeccanica che opera nel settore della sicurezza e della difesa, dopo aver venduto titoli di Banca Popolare di Milano Scarl e Mediobanca SpA.
“Nell’ultimo anno i titoli italiani sono stati venduti ben oltre la loro disponibilità a causa dell’incertezza politica” ha detto Lilley, la cui società gestisce 34 miliardi di dollari. “Il referendum è un evento che può risultare in due esiti completamente diversi, ed è una cosa buona per l’Italia se passa perché semplifica il processo decisionale. Ma sfortunatamente il primo ministro ha legato il suo futuro al risultato del voto e i problemi del sistema bancario sono ancora sullo sfondo.”
L’anno scorso quando un selloff dalla Cina ha mandato in fumo almeno 8,3 bilioni di dollari di azioni in tutto il mondo, l’Italia è andata in controtendenza. L’indice di riferimento FTSE MIB ha raggiunto livelli vicini ai massimi in sei anni durante il luglio 2015 ed è cresciuto del 13% su base annua, grazie a una serie di leggi sull’occupazione e alle aspettative di una ripresa economica che hanno rinvigorito la fiducia degli investitori. Quest’anno l’indice è sceso di diverse posizioni, con uno dei maggiori ETF del mercato che si appresta a registrare il settimo mese di fuoriuscite di capitale.
Le banche italiane guidano le perdite tra i titoli europei a causa delle preoccupazioni riguardanti i livelli di debito cattivo. Monte dei Paschi di Siena, la peggiore tra le 51 banche soggette ai recenti stress test dell’Eba, è crollata arrivando a cedere l’80% del suo valore nel 2016 e il suo piano per liberarsi dei miliardi in prestiti poco sicuri e aumentare il capitale non è riuscito a convincere gli investitori.
UBI Banca, che ha perso il 62% del suo valore quest’anno, all’inizio di questo mese ha registrato una perdita sul secondo trimestre a causa dei costi di ristrutturazione e della quantità più alta di crediti deteriorati.
Il quadro economico offre poco di cui consolarsi: all’improvviso la crescita italiana si è bloccata nel secondo trimestre, non riuscendo a rispettare le attese che parlavano di un’espansione dello 0,2%. La Banca d'Italia e il Fondo monetario internazionale hanno entrambe tagliato le loro stime per l’anno in corso, per cui prevedono una crescita sotto l’1%.
Ma dopo un calo del 22% durante quest’anno per il FTSE MIB, Jasper Lawler, analista con sede a Londra per CMC Markets Plc, ha detto che alcuni investitori potrebbero vedere una possibilità di crescita: le valutazioni dei titoli italiani sono crollate a un livello pari a 13 volte gli utili previsti, avvicinandosi ai minimi in quattro anni contro l’indice Stoxx Europe 600.
“Il referendum non merita il tipo di preoccupazioni che ha generato. L’Italia è probabilmente indietro per quanto riguarda le riforme, ma questo referendum è parte del tentativo di Renzi di rimettersi in pari con la tabella di marcia e realizzare un po’ di cose. Dipende se scegli il value investing o il momentum investing.”
Eppure l’opzione value potrebbe non essere abbastanza per attrarre gli investitori che si concentrano sulle debolezze delle banche e sulle ramificazioni potenziali del referendum. L’agenzia di rating DBRS, che viene utilizzata dalla Banca centrale europea per valutare i rischi collaterali per le sue operazioni di liquidità, ha detto il 5 agosto che stava valutando l’affidabilità creditizia dell’Italia e ha citato i rischi politici la “ripresa fragile”.
Thomas Haerter, responsabile capo del settore investimenti per la società di consulenza Wellershoff & Partners Ltd con base a Zurigo, ha commentato così la situazione italiana:
“C’è la questione bancaria e la questione referendum. È difficile vedere il motivo per cui i titoli dovrebbero avere una [buona] prestazione senza la normalizzazione degli utili: abbiamo una crescita lenta e tassi d’interesse bassi, quindi anche se hai un bailout credibile delle banche, rimane un problema di redditività. È un casino ed è difficile riuscire a vederne la via d’uscita.”